Il Castello pubblica “Tupac Shakur. La biografia autorizzata”
Dopo la prima pubblicazione negli U.S.A., arriva anche in Italia “Tupac Shakur. La biografia autorizzata”. Il libro, firmato da Staci Robinson, è disponibile da oggi in tutte le librerie e in formato digitale per Il Castello, collana Chinaski. Figura a tutto tondo, dal Rap al cinema, dalla poesia all’impegno sociale, su di lui è stato già detto tutto. La fortunata carriera discografica, i procedimenti giudiziari, fino ai fatti di cronaca che hanno messo fine alla sua vita a soli venticinque anni. Questo libro curato dalla scrittrice, attivista e amica Staci Robinson non solo è stato commissionato dalla famiglia Shakur, ma è l’unico che esplora le radici familiari, culturali e personali del protagonista. E lo fa da una prospettiva esclusiva e inedita, raccogliendo quindi i contributi dei parenti più prossimi e degli amici, tutte figure che hanno contribuito alla formazione di Tupac. Alla base di tutto, la presenza della madre Afeni, faro morale e affettivo nella vita del rapper. Figlio di Pantere Nere e nipote di un collaboratore di Malcolm X, fu profondamente influenzato dalla cultura afroamericana che aveva respirato sin da piccolo. Un’infanzia vissuta tra povertà e discriminazioni razziali, sarà poi il motore del riscatto economico e personale che lo porterà a diventare uno degli artisti più influenti del nostro tempo. Se Tupac crebbe senza sapere chi fosse il suo padre biologico, fu tuttavia cresciuto da tre figure paterne: Mutulu Shakur, Legs Diamond e Tom Cox. Ognuno di questi lo influenzò, trasmettendogli quei retaggi che sarebbero diventati parte integrante del suo carattere complesso. Dalle esperienze teatrali scolastiche al freestyle con gli amici, Pac brillava già da ragazzino di un’innata sensibilità artistica, dote che lo avrebbe consacrato negli anni come rapper multiplatino, ma anche come stella di Hollywood. Se la parte iniziale del libro vuol mettere a fuoco l’artista prima del successo mondiale, la seconda ripercorre carriera discografica e avvenimenti in qualche modo già noti al grande pubblico. Anche in questo caso lo sguardo della Robinson è rivolto all’interno di Tupac, ai motivi e agli stati d’animo che hanno orientato scelte e decisioni in campo artistico, come nella vita privata. Messe da parte inchieste giudiziarie e tutte le congetture da crime story, nelle pagine del libro emerge come la diatriba con The Notorious B.I.G. fosse maturata sulla base di fraintendimenti e sopravvalutazioni. La dicotomica faida ingenerata tra east e west coast, come tra Bloods e Crips, sembra che fosse a un passo dall’essere potenzialmente appianata, poco prima del tragico epilogo. Probabilmente, Tupac considerava Biggie un amico, in cantiere c’era il progetto One Nation che prevedeva la collaborazione tra le due frange rivali, oltre al fatto che con Nas c’era rispetto e i due volevano riconciliarsi. Oltre alle testimonianze di amici, collaboratori e parenti, il libro comprende un’ampia galleria di foto, immagini e disegni, tratti da quaderni privati e lettere autografe, a cui l’autrice ha avuto per la prima volta accesso esclusivo.

Bra

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