Heltah Skeltah – Nocturnal

Voto: 5

Affiliati al Boot Camp Clik ed esordienti su incisione in occasione di un featuring smazzato in “Dah Shinin'” degli Smif ‘N’ Wessun, i due matti chiamati Ruck e Rock – o, se preferite, Sparski & Dutch, oppure ancora Rockness Monsta e Sean Price – furono capaci di piazzare uno degli album più positivamente impressionanti del 1996 nonostante tale prova fosse solo la prima su lunga distanza per entrambi. Data l’appartenenza alla suddetta cricca, era intuibile che il risultato finale sarebbe stato un bel cocktail di oscurità, peraltro già evidente dal titolo, suoni notturni, scarni e massicci con crew di fratelli pronti ad esplodere alla prima nota e rime minacciose, bulle, che colpivano il segno sostanzialmente ad ogni strofa, merito di una perfetta chimica di squadra tra due rapper assai idonei nell’incastrare i rispettivi flow l’uno con l’altro.

In pieno stile Black Moon, a livello produttivo s’intende, dato che nel settore lirico parliamo di approcci completamente diversi, “Nocturnal” contiene una bastonata dietro l’altra, fornita per gran parte dai maestri del più ombroso suono newyorkese conosciuti come Da Beatminerz, qui presenti in dose massiccia con Baby Paul, adeguatamente supportato dalla saltuaria presenza dei fratelli Evil Dee e Mr. Walt (questi ultimi responsabili di tre pezzi in totale) in un cast che vede altresì un minimo di autoproduzione (“Soldiers Gone Psycho”) e qualche apertura verso l’esterno, con E-Swift degli Alkaholiks a fornire il beat per il singolo “Operation Lockdown”. Come detto, le atmosfere sono decisamente cupe, il beatmaking funziona a meraviglia proprio per il fatto che rispecchia il marchio di fabbrica del BCC, in quanto costruito con casse e rullanti di grande efficacia, linee di basso a prova di stereo e campioni assolutamente essenziali, ovvero la quintessenza del sound proveniente dai bassifondi di una qualsiasi cantina nell’area dei 5 Boroughs.

Se poi a tutto questo ben di Dio associamo uno stile metrico indubbiamente efficace, il risultato non può che essere vicino alla soddisfazione completa. Il lavoro in tandem del duo è quindi importante tanto quanto l’impianto sonoro: Rock con la sua voce mostruosa (l’alias Rockness Monsta è azzeccato, quindi…) può raggiungere notevoli picchi di basso, permettendogli di occuparsi di tutti i cori, i ritornelli e gli shout-out senza però togliergli spazio dalle strofe principali, mentre il buon Sean Price è quello che più gioca sulle metafore e sui giochi di parole, da sempre una specialità di casa.

Le posse cut, poi, sono decisamente buone e mettono in risalto tanto le prestazioni di Ruck e Rock quanto quelle dei loro ospiti: in “Leflaur Leflah Eshkoshka”, accreditata a nome Fab 5 (riferimento ai Beatles, d’altro canto lo è anche il nick Heltah Skeltah), Strang e Louisville degli O.G.C. devastano rima dopo rima e bravi risultano pure i Representativz in “The Square”, dove si riesce a creare persino un’atmosfera da accerchiamento grazie alla minacciosità dei suoni. Altre cose che spaccano, da elencare assolutamente: “Letha Brainz Blo” riprende addirittura un sample di Johnny Pate, rappresentante del Chicago Soul di fine anni ’60, minimizzandolo e ponendolo in confronto con la potenza del resto della base, “Sean Price”, probabilmente il miglior episodio, è l’omonimo assolo di Ruck in compagnia del fratellino Illa Noize, “Therapy” dispone di un’eccellente Vinia Mojica nella parte cantata in una traccia dove il tema principale è lo stress derivante dal ghetto di tutti i giorni, infine “Place To Be”, “Grate Unknown” e “Prowl” sono il tris di basi più riuscite del disco, immaginarie, lerce e cattive.

Le tracce sono quindi complessivamente molto soddisfacenti, fatta eccezione solo per la pesantezza ripetitiva di “Da Wiggy”, decisamente troppo lunga, e per il nonsense abbastanza privo di significato di “Clan’s Posse’s Crew’s & Clik’s”. La considerazione finale che emerge è che la bellezza del disco è il suo rimanere sulla stessa linea, i cali di tensione non ci sono o sono impercettibili, impresa non facile quando si mette su un lavoro del genere esteso su quindici brani, considerando “Gettin Ass Gettin Ass” per ciò che è, ovvero uno skit dimenticabile.

Un classico del Boot Camp Clik, da piazzare in bella vista accanto al cugino “Enta Da Stage“.

Tracklist

Heltah Skeltah – Nocturnal (Duck Down Music 1996)

  1. Intro (Here We Come)
  2. Letha Brainz Blo
  3. Undastand
  4. Who Dat?
  5. Sean Price [Feat. Illa Noiz]
  6. Clan’s Posse’s Crew’s & Clik’s
  7. Therapy [Feat. Vinia Mojica]
  8. Place To Be
  9. Soldiers Gone Psycho
  10. The Square (Triple R) [Feat. The Representativz]
  11. Da Wiggy
  12. Gettin Ass Gettin Ass
  13. Leflaur Leflah Eshkoshka (The Fab 5) [Feat. O.G.C.]
  14. Prowl [Feat. Louieville Sluggah]
  15. Grate Unknown
  16. Operation Lock Down

Beatz

  • Bukshot and Lord Jamar: 1
  • Baby Paul: 2, 3, 7, 9, 13
  • Bukshot: 4
  • Shaleek: 5, 15
  • Evil Dee: 6
  • Shawn J Period: 8
  • Rock: 9
  • Supreme: 10
  • Mr. Walt: 11, 14
  • Dr. Kill Patient: 12
  • E-Swift: 16
The following two tabs change content below.

Mistadave

Ultimi post di Mistadave (vedi tutti)