Ghemon – ORCHIdee
“ORCHIdee” è il quarto album solista di Ghemon, numero che lieviterebbe del doppio esatto se contassimo anche raccolte e uscite in free download (“Ufficio immaginazione”, “Qualcosa cambierà”, “Embrionale” e il recentissimo “#A1M“ – e poi i featuring? E “Per la mia gente”?), una discografia oggettivamente fitta, la cui caratteristica persistente risiede nella qualità: a prescindere dai gusti, dato inargomentabile per sua stessa natura, riconoscere a Gianluca un percorso artistico ambizioso e in costante crescita, scandito da capitoli che non sbiadiscono dopo tre mesi di ascolti, è il minimo. Mi tocca cominciare da questa rapida premessa perché, rispetto alla quasi totalità delle recensioni che ho letto nelle scorse settimane, preferisco fare un piccolo passo indietro e ridimensionare le valide considerazioni di chi ha localizzato nel binomio arrangiamenti originali/canto un elemento di assoluta innovazione per l’Hip-Hop italiano e, ne consegue, per l’mc medesimo.
Non sono pienamente d’accordo e in genere rifiuto gli assoluti, tanto più quando trascurano evidenze macroscopiche, da un lato la lunga manovra di avvicinamento compiuta da Ghemon verso un utilizzo più dinamico della voce (l’annuncio che “440/Scritto nelle stelle” sarebbe stato il suo addio al Rap risale oramai a tre anni fa e, fin da “E poi, all’improvviso, impazzire”, la centralità di alcuni refrain andava vista come un segnale inequivocabile), dall’altro un legame musicale che proviene da lontano e perciò non dovrebbe stupire, se ne ravvisavano le tracce in “Rapadopa” (novantatré!) e Kento ha appena pubblicato “Radici”, la cui logica compositiva ha evidenti punti di contatto con “ORCHIdee”. Tutto ciò per dire che, a opinione personale, non abbiamo di fronte un progetto rivoluzionario né un capolavoro, non il miglior disco di Ghemon e neppure quello che lo battezza come cantante, ma soprattutto non si tratta di un episodio irreversibile; molto più semplicemente, “ORCHIdee” è un lavoro onesto e a tratti davvero godibile, con lievi e legittime sbavature compensate bene da un sound accattivante, fresco e alla portata di un pubblico eterogeneo. Inoltre è un tassello coerente se posto in sequenza ai titoli che l’hanno preceduto.
Tentando un paragone, Ghemon ha individuato un baricentro meno brusco di quello scelto da Coez, esente da una rottura netta col proprio passato e caratterizzato da un incremento di parti cantate speculare al decremento di tecnicismi e <<Rap che parla di Rap>>, parafrasandolo; tutto ciò, però, senza svilire una scrittura che si è sempre distinta per la fragranza della metrica e la strabordanza del lessico, così come la gamma tematica ribadisce una particolare sensibilità nel raccontare un quotidiano di relazioni, nevrosi e introspezioni. La partenza, con “Adesso sono qui” e “Quando imparerò”, è delle migliori, due brani leggeri e gustosi che al terzo play già canticchi ticchettando le dita sullo sterzo; bello anche l’Hip-Hop più rotondo di “Da lei” e il bridge molto melodico, con quel dadadadà conclusivo che va a segno.
Non che le idee interessanti terminino qui, tuttavia è proprio in questi spunti iniziali che ho riconosciuto il valore aggiunto di “ORCHIdee”, mentre mi hanno convinto un po’ meno, ad esempio, l’abbinamento strofa/ritornello di “Nessuno vale quanto te” o il vibrato rivedibile di “Veleno”, imperfezioni che, ripeto, non tolgono granché a un prodotto che, banalmente, ai fan di Ghemon sono certo piacerà e ai suoi detrattori fornirà invece ulteriori indicazioni negative. Io ne ho apprezzato il coraggio e la modesta invasività dei contributi firmati Patrick Benifei, Rodrigo D’Erasmo, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Paolo Raineri e via dicendo, al contempo mi sembra che un titolo così invitante poteva tradursi in un concept, ovvero il parallelo tra orchi e dee, forse meno allusivo, fermo restando che il livello è tale da surclassare con scioltezza le ovvietà partorite a cadenza giornaliera dall’Hip-Hop italiano.
Non fermatevi alla prima impressione, in un senso o nell’altro, “ORCHIdee” ha bisogno di farsi spazio con calma, una rima per volta, sotto un cielo estivo e nell’arancio dell’autunno; concedeteglielo.
Tracklist
Ghemon – ORCHIdee (Macro Beats Records 2014)
- Adesso sono qui
- Quando imparerò
- Da lei (con lo scudo e la spada)
- Fuoriluogo ovunque
- Il mostro
- Smetti di parlare
- Tutto sbagliato
- Nessuno vale quanto te
- Ogni benedetto giorno
- Crimine
- Pomeriggi svogliati
- Veleno
- L’ultima linea
Beatz
- Marco Olivi e Ghemon: 1, 2, 3, 4, 6, 7, 9, 10, 11
- Marco Olivi, Ghemon e Fid Mella: 5, 8, 12, 13
Scratch
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