Felt (Slug & Murs) – Felt 4 U

Voto: 4 – –

Il progetto Felt non nasce alla scrivania di un abile discografico, né dopo intense trattative tra le parti e progressivi assestamenti di formazione; semplicemente, Sean Daley (Slug, Atmosphere) e Nick Carter (Murs, Living Legends), entrambi già abbastanza quotati in ambito underground, diciotto anni fa decidono di tributare un insolito omaggio all’attrice Christina Ricci, avviando una collaborazione che nelle intenzioni – e nelle ambizioni – non differiva molto da una chiacchierata un po’ alticcia tra due amici. Nulla che potesse far pensare a una serie giunta appunto alla maggiore età, scandita da un secondo capitolo che mantiene intatta la leggerezza del precedente (“Felt 2: A Tribute To Lisa Bonet”), un deciso salto di categoria in concomitanza di “Felt 3: A Tribute To Rosie Perez” e, venendo al presente, un ritorno – magari inatteso – che da un lato conferma l’assetto base dell’intera operazione (il duo affiancato da un beatmaker per volta) e dall’altro ne corregge quanto basta il clima in partenza scanzonato.

Anagrafica a parte, che Slug e Murs siano due artisti diversi da quelli del “Felt” primigenio è ovvio; ne consegue che “Felt 4 U” – sparisce il richiamo alla sfera femminile, sebbene in origine fosse in calendario un “Felt 4: A Tribute To Heidi Fleiss” – sia un’uscita indirizzata a un pubblico a sua volta divenuto adulto, aggettivo che mai avremmo immaginato di poter spendere in riferimento al gruppo. Ma, attenzione, l’album non ha un timbro paternalistico e di certo non intende eccedere in stucchevoli seriosità; diciamo che il trascorrere del tempo ha levigato le fragilità emotive e le idiosincrasie altrove preminenti nell’immaginario dei Felt, lasciando emergere una concretezza, un voler stare coi piedi per terra, che caratterizza subito l’efficace uno/due di “Never’s Enough” (Murs: <<a lot of rappers be talkin’ with they hatin’/’til they run until some real ones and gotta walk the plank/…/hard to change, what it is, what it is/I only do it for my city and my kids>>) e “Find My Way” (Slug: <<if it was right for my family, I’d fight against gravity/born with that do whatever’s required mentality/and I accept any challenge that’s ahead of us/I’m tryna dismantle all the replicas/there’s no silver spoons, just a couple of tools/and a long list of what would I do?>>).

In parallelo, viene forse in mente il tono asciutto del recente “Whenever”, col quale “Felt 4 U” condivide altresì il produttore. Ovvero un infaticabile Ant, che per l’occasione sposta sensibilmente il registro melodico da cui attingere, mettendo un po’ da parte il Blues in favore di sonorità che richiamino gli anni ottanta e il Synth Funk – il volume dello snare, invece, è ancora alto un quid in più del necessario. Si tratta di una scelta stilistica molto precisa, che nel corso degli ascolti si rivela adatta a una performance lirica piuttosto sobria e non eccedente in tecnicismi o in atteggiamenti fuori dalle righe; al netto di un risultato che riteniamo positivo (seppur privo di picchi che ci fanno cascare dalla sedia), il tocco di Anthony – cinquant’anni compiuti ieri! – è riconoscibile in ogni sua composizione (col gentile contributo di G Koop agli strumenti): melodico senza precipitare nel Pop, Hip-Hop anche in assenza di particolari ruvidezze. A Slug e Murs non resta che spartirsi in pari misura le strofe e dare il via al racconto.

Che può sbocciare dai ricordi dell’adolescenza come in “Sticks & Stones” o descrivere una tipica situazione di tensione tra moglie e marito come in “Don’t Do Me Like That” (<<rushed in, like fools threw away the rules/now the whole house is feeling cooler than cool/ice cold love life on hold/but you’ve got no proof if the truth be told>>); bandire un tema cardine e porre al centro la solida complementarità tra i due mc’s come in “Trees” (lo scambio di microfono è costante) e un’irresistibile “Freeze Tag” (due interventi a testa di otto barre); fornire dettagli riguardanti l’approccio con l’altro sesso come in “Through The Night” e “Underwater” (bollentissima l’ultima: <<I used to kiss you up and down your back/while we listened to the “Love Jones” soundtrack/crack open your legs and bury my face/carmel skin tone, but cherry is the taste>>); riunire tutti i fili dell’esperienza Felt come nell’ottima “Hologram”, che ospita il produttore del primo e del terzo disco – rispettivamente The Grouch ed Aesop Rock.

I quaranta minuti di “Felt 4 U” non possono che chiudersi con i bilanci, i propositi e le domande sul futuro di “Crimson Skies” (<<I’ve lost too many friends and I think I depend/on the belief that someday I’ll get to see them again>>) e “Borboleta”, riconducendo l’insieme in un dialogo che i Felt intendono instaurare anzitutto con la propria cerchia di appassionati. Abituata a conoscerne i vizi, gli eccessi, i segreti inconfessabili e – perché no? – le riflessioni più intime.

Tracklist

Felt (Slug & Murs) – Felt 4 U (Rhymesayers Entertainment 2020)

  1. Never’s Enough
  2. Find My Way
  3. Don’t Do Me Like That
  4. Trees
  5. Through The Night
  6. Freeze Tag
  7. Sticks & Stones
  8. Underwater [Feat. Blimes]
  9. Alexander F’real
  10. Hologram [Feat. The Grouch and Aesop Rock]
  11. Crimson Skies [Feat. Shepard Albertson]
  12. Borboleta

Beatz

All tracks produced by Ant

Scratch

All scratches by Plain Ole Bill