Fat Joe – Jealous One’s Envy

Voto: 4 –

Cominciamo da una domanda che forse suonerà provocatoria (e in certo qual modo lo è): cosa fare con la discografia solista di Fat Joe successiva a “Don Cartagena”? Rispondo da me: potremmo cestinarla quasi per intero, senza avvertire alcun senso di colpa. E non esagero: a partire da “Jealous Ones Still Envy (J.O.S.E.)”, il nostro Joseph Antonio ha sistematicamente smentito quanto di buono fatto in precedenza – da sé, sotto il vessillo della D.I.T.C. e con la sua Terror Squad. Una sequela di uscite (diradatasi solo nell’ultimo decennio) dalle quali neppure con molta generosità sarebbe possibile selezionare un mix all’altezza delle prime tre prove dell’mc di origini centroamericane, a loro volta comunque distanti dai classici di quegli anni. Di queste, “Jealous One’s Envy” era il titolo di mezzo: ottobre 1995, un parterre di beatmaker comprendente Diamond D, L.E.S., Domingo e Dj Premier, featuring con KRS-One, Raekwon e la nascente crew del terrore; i presupposti per dare un degno seguito a “Represent” non mancavano e infatti l’occasione non venne sprecata.

Data la doppietta iniziale, d’altronde, l’album ha uno slancio di tutto rispetto: in “Bronx Tale”, con un Diamond che la cucina grassa e oleosa, il duetto tra Joe e KRS è tanto più gustoso perché ignorantello (<<will I fail? I doubt it/I’m the nigga catching bodies, while other niggas fantasize about it>>), in “Success”, che magari argomenta su temi battuti un’infinità di volte (<<one’s for the cash, two’s for every blunt’s ash/three’s for all the 40 brews corner crews devour/four’s for the drugs, sex and power/I be the top dolla scala, rocking gold collars>>), liriche e strumentale hanno il medesimo timbro asciutto, schema che tratteggia un’ampia percentuale della tracklist, distribuita lungo poco meno di cinquanta minuti complessivi.

Due le impressioni subito ricavabili. La prima è che “J.O.E.” rispecchi in pieno i modelli dell’Hip-Hop newyorkese di metà anni novanta, ricorrendo a sonorità spesso robuste e sample di indiscutibile efficacia – in breve: se è il vostro genere, non ne rimarrete delusi. La seconda riguarda più da vicino Fat Joe Da Gangsta (la spuntatina al nome è definitiva), la cui performance al microfono evidenzia una chiara maturazione tecnica: sorvolando sulle voci (mai confermate, se non erro) circa l’utilizzo di ghostwriting proveniente da Big Pun, lo scarto dall’esordio è lampante – in positivo. Non che abbia mai avuto il talento di O.C. o Big L (volendo rimanere nel perimetro della Diggin’ In The Crates), né si può dire che il taglio tematico del disco riveli particolari sorprese, il rapper gioca tuttavia la partita su incisività e personalità, qualità delle quali non difetta, tratteggiando i contorni di un’operazione che si ascolta con uguale piacere anche a distanza di oltre un quarto di secolo dalla sua pubblicazione.

Brani come “Fat Joe’s In Town”, ruvido (<<here comes the nigga from the east/who just been crowned for most hated by Police/the public enemy, rapper at large/who’s known throughout the industry for pullin niggas cards>>) e spigoloso anche grazie a un L.E.S. che vira con decisione verso l’hardcore più duro, o “Part Deux”, battagliera (<<how many mc’s must get dissed?/How many motherfuckin’ mics I got to rip?/…/there’s many mc’s in this world of Rap/but not too many mc’s can fuck with Joey Crack>>) e deliziosamente adagiata sulle note di “Love Serenade” di Barry White, sono di pura sostanza e figurerebbero bene in qualsiasi raccolta del periodo. Ma non sono da meno le collaborazioni con Rae in “Respect Mine” (suo solo il refrain, gioiellino di Joe Fatal sul campione di “Holy Are You” dei The Electric Prunes) e quella che, in “Watch Out”, segna il battesimo ufficiale del Punisher (non avremmo invece sentito la mancanza della strofa di Keith Nut), così come la conclusiva “Bronx Keeps Creating It”.

Indicati i non pochi pregi di “Jealous One’s Envy”, tocca però ricordarne anche i difetti: in primis, l’oscena “Envy”, schifezza in chiave R’n’B sull’ovvia “Sexual Healing” di Marvin Gaye; poi la presenza in scaletta di ben due remix (entrambi a firma Premier), andando a pescare addirittura da “Represent” per “The Shit Is Real”; infine, spuntando ulteriori tre skit, ecco che l’insieme cede ancora qualcosina, lasciandoci con un progetto valido per lunghi tratti ancorché imperfetto se preso nella sua totalità. E se ciò era già evidente all’epoca, oggi possiamo ribadirlo senza timore di essere smentiti.

Tracklist

Fat Joe – Jealous One’s Envy (Relativity Records 1995)

  1. Bronx Tale [Feat. KRS-One]
  2. Success
  3. Envy
  4. Gangbanging Interlude
  5. Fat Joe’s In Town [Feat. Doo Wop]
  6. Part Deux
  7. King NY
  8. The Shit Is Real (Dj Premier Remix)
  9. Fat Joe’s Way
  10. Respect Mine [Feat. Raekwon]
  11. Watch Out [Feat. Armageddon, Big Punisher and Keith Nut]
  12. Say Word
  13. Success (Dj Premier Remix)
  14. Dedication
  15. Bronx Keeps Creating It

Beatz

  • Diamond D: 1, 11
  • Domingo: 2, 6, 12
  • L.E.S.: 3, 5
  • Dj Premier: 8, 13
  • Joe Fatal: 10, 15
  • Domingo and Fat Joe: 14

Scratch

  • Mista Sinista: 15