Evidence – Weather Or Not

Voto: 4 +

A ovest del Nevada, l’ultimo ventennio musicale – giorno più, giorno meno – è stato tutto fuorché lineare. Tra momenti di vuoto assoluto, evanescenti ecosistemi nel sottosuolo (ogni riferimento alla Stones Throw Records è da considerarsi puramente intenzionale), la presenza a macchia di leopardo di alcune vecchie glorie (MC Eiht e Ras Kass in primissima fila) e qualche nuova leva (Vince Staples e Kendrick Lamar) che negli ultimi anni è stata in grado di soffiare ossigeno su quella che dalla vampa di un tempo si era oramai ridotta a un morente fuoco fatuo, le costanti dell’equazione sono state poche.

Tra queste è impossibile non citare Evidence, al secolo Michael Perretta, oramai una sorta di Colonnello Giuliacci ad honorem della Venezia d’oltreoceano con un amore viscerale per il Rap e tutto quanto gli orbiti attorno, che al pari di pochi altri ha saputo ritagliarsi una propria nicchia ecologica in cui il tempo (è doveroso sottolinearlo: quasi sempre piovoso) si è fermato. Una vera ossessione, quella per il clima e la pioggia, che ha fatto da trait d’union a quasi tutta l’opera solista del caucasico dei Dilated Peoples, dai tempi di “The Weatherman LP” fino a questo Weather Or Not”, la quale affonda le proprie radici concettuali in un distico risalente a ben diciotto anni fa (“Guaranteed”, ricordate?).

Copione confermato. Anche in quest’occasione il campionatore resta per buona parte dell’oretta complessiva a collezionare polvere sulla mensola dello studio, lasciando Evidence libero di dedicare le proprie attenzioni al fedele taccuino delle rime, accompagnato da un bel gruppetto di vecchi e nuovi compari. Primo tra tutti l’imprescindibile Alchemist (<<I write to Alchemist ‘cause others don’t inspire me/I got my people and they got my back entirely>>), sarto d’eccellenza quando si tratta di vestire su misura le liriche flemmatiche di Mr. Slow Flow, le quali infatti si incastrano come una cerniera sul boom-bap gocciolante di “Throw It All Away”, per una caratteristica combo meteopatica dei due fratellastri. Ci sono poiSell Me This Pen e Powder Cocaine, la prima ambientata nel classico calderone ribollente e la seconda frutto di un bizzarro esperimento psichedelico dell’Alchimista a base di accordi acidi ed echi vocali imbrigliati in loop, il tutto impiattato su un set di batterie belle rotonde e servito al tavolo di Evidence, Slug e Catero. Infine, Love Is A Funny Thing, senza dubbio la migliore del novero per concept (<<they say love is a funny thing/but what’s funny is the company that money brings>>), strofe e una produzione che affresca il sereno dopo la tempesta.

Per un vecchio asse che non accenna a esaurirsi, tocca purtroppo rilevarne uno la cui vena sembra aver cessato le pulsazioni. Runners, tra le poche autoprodotte in casa, in compagnia di uno spento Defari, è una polaroid sbiadita che rende poca giustizia al tag-team autore di “Don’t Hate Me” e – esattamente 19 anni fa (!) – una buona parte di “Focused Daily”, gemma dell’underground troppo spesso dimenticata. Più riuscita è sicuramente 10,000 Hours, anche se con qualche riserva: se da un lato, infatti, i due veterani mettono in campo giocate di indubbia qualità, è altresì vero che dall’altro, considerati i precedenti eccellenti quali “You” e “The Epilogue”, l’insieme risulta un piccolo passo indietro. Ottimo, invece, Twiz The Beat Pro, che assesta un doppio centro; prima citando artisticamente l’Alchimista di Beverly Hills con The Factory per un intro memorabile, poi riuscendo a ricreare con l’MPC una rilassante tempesta nella riflessiva Rain Drops, con un trucchetto magico che ricorda (al contrario) quello di Preemo nella fognaria “Come Clean”.

Sul fronte dei nuovi complici, il duetto composto da Samiyam e Nottz si conferma subito all’altezza del compito. L’affiliato di casa Stones Throw si porta dietro uno scatolone di vecchi ritagli Jazz, dando vita con To Make A Long Story Longer a un paesaggio che esalta l’incedere del suo ex compagno di scuderia Jonwayne e del padrone di casa, impegnati in una di quelle gite sulla memory lane tanto amate in ambito Hip-Hop. Il secondo, viceversa, campiona senza mezze misure direttamente la nitroglicerina per “Jim Dean”, regalando a Michael l’anthem assoluto del disco.

Quasi del tutto immutato nel corso del tempo, lo stile di Evidence è come una vecchia Jordan d’annata: basta una buona lucidata (e, ovviamente, qualche bella cartella col giusto numero di bpm) e si conferma fresco come quando elargiva le prime mattanze verbali in compagnia di Rakaa e Babu. E “Weather Or Not” non fa eccezione, chiudendo alla grande – dopo undici, lunghi anni – la trilogia dell’oramai ex meteorologo di Venice Beach… Nell’attesa di capire quale sarà il suo prossimo impegno lavorativo.

Tracklist

Evidence – Weather Or Not (Rhymesayers Entertainment 2018)

  1. The Factory
  2. Throw It All Away
  3. Powder Cocaine [Feat. Catero and Slug]
  4. Jim Dean
  5. Weather Or Not
  6. Moving Too Fast [Feat. Catero]
  7. Runners [Feat. Defari]
  8. Bad Publicity [Feat. Krondon]
  9. Rain Drops
  10. Sell Me This Pen [Feat. Mach-Hommy and The Alchemist]
  11. Love Is A Funny Thing [Feat. Khrysis, Rapsody and Styles P]
  12. 10,000 Hours
  13. What I Need
  14. To Make A Long Story Longer [Feat. Jonwayne]
  15. Wonderful World [Feat. Rakaa]
  16. By My Side Too
  17. Old Habbits (Digital Bonus Track)

Beatz

  • Twiz The Beat Pro: 1, 9, 17
  • The Alchemist: 2, 3, 8, 10, 11
  • Nottz: 4
  • Dj Babu: 5
  • Evidence: 6, 7, 13
  • Dj Premier: 12
  • Samiyam: 14
  • Budgie: 15, 16
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