Drimer e Ares Adami – Antigravity

Che lo si voglia far nascere l’11 agosto del 1973 o il 16 settembre del 1979, piuttosto che in una qualsiasi tra le numerose date significative presenti in quest’intervallo, ad oggi l’Hip-Hop ha visto succedersi almeno cinque generazioni artistiche di un albero genealogico i cui diversi rami neppure si contano più. Di per sé si tratta di un fatto sorprendente, che suffraga l’enormità di un movimento culturale affiorato dall’asfalto in maniera sì spontanea, ma con una dirompenza unica; al tempo stesso, tuttavia, ciascuna transizione tra un ciclo e quello successivo innesca ovvie discordanze che contribuiscono a frazionare la scena (già scomponibile per geografia e sottogeneri) in base al dato anagrafico, annacquando quel legame che dovrebbe sempre tenere uniti maestri e discepoli. Ecco perché un disco come “Antigravity” incuriosisce fin dalle sue premesse, ovvero la collaborazione tra due rapper in teoria riconducibili a scuole differenti.

Entrambi trentini, Ares Adami (classe ‘83) e Drimer (classe ‘95) hanno un bagaglio umano e musicale che differisce di dodici anni, ragione sufficiente per attendersi un approccio al Rap divergente, se non del tutto incompatibile; “More drama”, il primo singolo estratto, dimostra l’esatto contrario: sul sample infallibile tagliato con cura da Zesta, la coppia di mc’s si scambia il microfono con disinvoltura su lunghezze di otto e quattro barre, chiudendo poi l’uno le rime in assetto da guerra dell’altro. Questo, lettrici e lettori, è l’Hip-Hop, formula che nella sua semplicità (e oggettiva riconoscibilità) viene qui comunque sgrezzata quel tanto che basta per dare all’insieme un’impronta attuale, una freschezza ottenuta senza il ricorso a forzature o compromessi che avrebbero rischiato di snaturare l’apprezzabile impianto identitario emergente durante l’ascolto.

“Antigravity” è infatti un progetto ben caratterizzato e solido nella totalità degli interventi proposti: Nost Nolli, Apoc e Zesta tracciano il perimetro di un’operazione che fornisce le giuste vibrazioni agli appassionati di boom-bap, Freshbeat aggiunge un tocco d’imprevedibilità e smorza il mood irruento che nelle tredici tracce più intro spesso prevale, Egreen e Kiave onorano la rispettiva convocazione come da loro abitudine; Drimer e Ares Adami, infine, confermano in pieno le skill guadagnate sui tanti palchi calcati imponendosi in una prova (doppia) molto convincente sul versante della tecnica e lineare – pur nei limiti di un canovaccio abbastanza tradizionale – su quello dei contenuti. Ne consegue un album equilibrato, sintonico, col quale si familiarizza in pochi ascolti poiché non tergiversa sulla posizione che intende occupare nello scacchiere dell’Hip-Hop italiano (la titletrack: <<non è il ritorno del vero, non è il ritorno di un cazzo/il vero qui non v’ha mai lasciato alcuno spazio/vi prendete ciò che non ci riguarda e fa niente/ma occhio a fare dietro front davanti a ‘sto sergente>>) e non ha timore di aggiungere al quadro un pizzico di colore quando si presenta l’occasione per farlo (“Sapore di Salem”: <<‘sta merda fa pensare perché è scritta con la testa/quella del tuo rapper preferito appesa alla mia finestra/fa emozionare perché è scritta con il cuore/del tuo manager a pezzi nel refrigeratore>>).

Come detto, però, alla dose voluminosa di fotta e autocelebrazione (“We serious!”: <<giù con Ares Adami ritorno a fare origami/per orientare i miei piani, sì so menarle le mani/ma stringendo la penna col foglio davanti/e inventandomi un flow diverso per ogni set di rullanti>>) il duo alterna episodi dal registro meno aggressivo, allargando la riflessione alla dimensione personale e all’attualità. Mi riferisco alla disillusione di “Working class Rap”, che tra le righe racconta di carriere costruite in parallelo a lavori di puro sostentamento, a “Dacci aria”, che ha nel mirino disinformazione e qualunquismo, e alla serenità interiore reclamata in “Gocce d’acqua”. Elenco completato dalle atmosfere nostalgiche di “Casa mia”, su una strumentale che addirittura occhieggia alla west coast, e le strofe hot di “Get loose”, conclusione inattesa per un’uscita che spende i suoi oltre cinquanta minuti nel segno del buon intrattenimento.

Non sarà nouvelle cuisine, ma riempie gli stomaci affamati di Rap, citazioni, incastri e un po’ di (sana) spocchia. Se vi è venuto un certo languorino, sapete come rimediare.

Tracklist

Drimer e Ares Adami – Antigravity (Pluggers 2018)

  1. Il varco è aperto
  2. Giovanna D’Arco
  3. Antigravity [Feat. Egreen]
  4. Casa mia
  5. Working class Rap
  6. Dacci aria
  7. Qui non c’è
  8. Rappin’ with Nino D’Angerous & Ill Bocia (interlude)
  9. More drama
  10. Sapore di Salem
  11. We serious!
  12. F.U.K.M.
  13. Gocce d’acqua [Feat. Kiave]
  14. Get loose

Beatz

  • Nost Nolli: 1, 7, 10, 11
  • Apoc: 2, 13
  • Apoc con la co-produzione di Nost Nolli: 3
  • Freshbeat: 4, 12, 14
  • Zesta: 5, 6, 9

Scratch

  • Dj MS: 5, 6
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