Dj Honda – H

Voto: 3,5

Classe ‘65, originario di Tokyo, in una band Rock durante l’adolescenza, Katsuhiro Honda è stato introdotto all’Hip-Hop e al turntablism fin dai primi anni ‘80, ritagliandosi un ruolo di spicco all’interno di una scena – quella giapponese – particolarmente ricettiva proprio verso questa disciplina (assieme alla breaking). Naturale il passaggio alle macchine, firmando le prime produzioni a inizio dei ‘90 e, soprattutto, stringendo subito alleanze oltreoceano, sia con rapper della vecchia che della nuova – al tempo – scuola; tutto ciò confluirà in un disco d’esordio, “H” (spesso indicato anche come “Dj Honda”), che si collocava appunto a metà strada tra le due generazioni, convocando figure quali Melle Mel, Kurtis Blow, Donald D e addirittura Afrika Bambaataa. Pubblicato nell’ormai lontano 1995 per Sony Music Japan, a un anno esatto di distanza il progetto viene distribuito worldwide dalla consociata Relativity Records, apportando però correzioni significative alla tracklist: espunto, con l’eccezione di Biz Markie, il richiamo al decennio precedente, il riferimento principale è all’underground di sponda east coast e al suo sound dalle tinte scure (peccato per l’ottima “Game Of Death” con Erick Sermon, coerente al nuovo assetto e tuttavia finita tra le escluse per ragioni che non sapremmo spiegare).

Trent’anni dopo, diamo una spolverata a quest’ultima versione (col titolo in bianco, mentre nell’altra era in rosso), verificando e nel caso ridiscutendo le impressioni che ricavammo a suo tempo. Per intenderci, in quei dodici mesi venivano rilasciati “The Score”, “Reasonable Doubt”, “Hell On Earth”, “Ironman”, “ATLiens” e “Muddy Waters” (conta parziale, va da sé): al cospetto di questi e di altri giganti, i cinquanta minuti comprensivi di bonus raccolti dal dj nipponico evidenziano un’ovvia carenza di originalità, ponendosi al seguito di uno stile, un gusto, già espresso da molti. Non che la cosa ci turbi più del necessario, se l’esecuzione è appropriata; e certo lo è con un avvio che prevede un breve estratto live zeppo di scratch (“Dj Battle”) e due ospiti d’eccezione quali Guru (sempre gradito nella sua veste più rude: <<I can effortlessly instantly burn mc’s into effigy/it’s treachery/’cause my skills have developed/I envelope situations that I’m facin’>>) e Dj Premier in “What You Expected”, sul bel sample Funk di “Coldblooded” dei Bar-Kays. Adeguatamente robusto anche il beat di “Dat’s My Word”, con un Redman parecchio gigioneggiante (<<Godzilla killa iller illiotic psychogaloptic, runnin’ for office/look at all these little Japan people that are squashin’/with the Funk, helicopters come>>), mentre per “Kill The Noize” al pur bravo Problemz tocca una strumentale ahinoi moscetta.

Tre le posse. La più arrembante è “Out For The Cash”, sfumature latine per The Beatnuts, Al’ Tariq, Fat Joe e Problemz, ricetta ignorantella quanto si conviene; il ritornello è lo stesso di “Out For The Cash (5 Deadly Venoms)”, recuperata in coda alla scaletta e con strofe differenti dei soli Beatnuts e Joe, cui si aggiunge un Common prima maniera (<<I have no limits, no gimmicks, no emmits, no mimic/I’m finished, no minutes to be timid/when shit stick I spit/what I’m done it with, that’s shit I stick with>>) su una composizione che suona un filo più datata. Meno tesa l’atmosfera di “Straight Talk From NY”, che pesca sempre dal repertorio dei Bar-Kays (“Love Don’t Wait”) e ospita due mc’s dei Brand Nubian, ovvero Grand Puba e Sadat X, più tale Wakeem – ammetto di non sapere chi sia, ma se la cava alla grande. Presi uno per volta, si tratta di brani mediamente validi; tuttavia, si cominciano anche a intuire i limiti di un’operazione per ovvie ragioni compilativa, sensazione che ricordavamo dagli ascolti di tanti anni fa e che trova ulteriore conferma nella porzione rimanente di “H”.

La side b si caratterizza infatti per un incedere meno succoso, a cominciare da un solista di Common (“Interlude”) che spreca una buona prova di Dj Honda riciclando le barre di “5 Deadly…”. Si scolla poi dal clima generale “Biz Freestyle”, terreno presto recuperato grazie a “Fuk Dat” con Sean Black (<<your crew is weak and they rhymes sound infected/tryin’ to get a car track, get your whole fam rejected>>) e “International Anthem” con l’intera gang degli Alkaholiks (E-Swift, Tash e J-Ro). Il sipario cala con “The End” dell’ex Beatnuts Al’ Tariq, apprezzabile sigillo apposto al termine di un album che offriva indizi interessanti sul talento del protagonista, a opinione di chi scrive mai sbocciato in lavori pienamente riusciti. In tre decenni, quest’idea si è consolidata: “H” è una fotografia parziale, non esaustiva, del periodo in cui è stato realizzato; conoscerlo è il minimo se si vuol avere un quadro preciso dell’epoca, però dopo aver recuperato un sostanzioso numero di uscite di ben altra rilevanza.

Tracklist

Dj Honda – H (Relativity Records 1996)

  1. Intro
  2. Dj Battle
  3. What You Expected [Feat. Guru and Dj Premier]
  4. Kill The Noize [Feat. Problemz]
  5. Dat’s My Word [Feat. Redman]
  6. Straight Talk From NY [Feat. Grand Puba, Sadat X and Wakeem]
  7. Intro
  8. Out For The Cash [Feat. Al’ Tariq, The Beatnuts, Fat Joe and Problemz]
  9. Interlude [Feat. Common]
  10. Biz Freestyle [Feat. Biz Markie]
  11. Fuk Dat [Feat. Sean Black]
  12. International Anthem [Feat. Tha Alkaholiks]
  13. The End [Feat. Al’ Tariq]
  14. Out For The Cash (5 Deadly Venoms) (European Bonus Track) [Feat. The Beatnuts, Fat Joe and Common]
  15. What You Expected (Instrumental – European Bonus Track)

Beatz

All tracks produced by Dj Honda

Scratch

All scratches by Dj Honda except track #3 by Dj Premier