Digable Planets – Reachin’ (A New Refutation Of Space And Time)
Ogni uomo è un pianeta, all’interno del quale è possibile scavare. Da questo singolare concetto nasce il nome Digable Planets, un gruppo Hip-Hop indubbiamente alternativo il cui modo di vestire colorato e hippie, quasi a ricordare la crew delle Native Tongues, sembrò stonare in quella che fu la bolgia gangsta dei primi anni ’90. Il trio si propose attraverso dei concetti lirici alti, spesso spirituali, lontani dalle guerriglie di strada, mirati a identificare il medesimo ambiente descritto più violentemente dai colleghi sotto un punto di vista però completamente diverso, più delicato, sensibile e rilassato, sorreggendo i testi con un vasto campionario di atmosfere e suoni sintetizzati in una combo Jazz/Funk di squisito sapore retró.
Non ci sono armi né violenze scontate, c’è solo tanto affetto e rispetto per la musica degli antenati del genere Hip-Hop, che emerge in particolare nella veritiera “Jimmy Diggin’ Cats” e si manifesta nell’intera durata di “Reachin’ (A New Refutation Of Space And Time)” attraverso le varie dichiarazioni d’amore, più o meno esplicite, che questi tre ragazzi dedicano al Jazz suonato nei club, ai suoni tradizionali della black music, agli architetti di quelle composizioni che hanno reso possibile tutto ciò che ascoltiamo oggi. Ne deriva una splendida e indimenticabile interpretazione del concetto portante del disco, che abbina costantemente il campionamento di classe al basso potente, rappresentato al meglio dal singolo “Rebirth Of Slick”, baciata in fronte da un sample di trombe che fa da ritornello.
E su quella falsariga è bene considerare anche “Nickel Bags”, che riadatta una base precedentemente utilizzata da Ice-T per la famosa “High Rollers” rendendola più zuccherata, “Pacifics”, caratterizzata da una base tanto pesa quanto tranquilla e “Where I’m From”, la quale mischia un loop di chitarra a un coro di fiati. Liricamente, Butterfly (il leader, tra l’altro bravissimo a produrre tutto il disco da sé), Ladybug Mecca e Doodlebug tendono a mantenere sempre il medesimo tono senza mai annoiare, non sono mc’s provvisti di chissà quale tecnica ma risultano comunque molto originali, il flow è sempre calmo e pacato, mai gridato, e Ladybug dimostra di non essere nemmeno una lontana parente di qualsiasi rapper donna che si era sentita fino ad allora, distinguendosi soprattutto per via del timbro vocale quasi sussurrato.
E’ proprio il punto di vista differente menzionato in apertura che cambia le carte in tavola: il disco passa con disinvoltura da concetti astratti a tematiche molto più concrete, che trattano della semplice osservazione dell’ambiente circostante (è sempre il ghetto, ma è descritto con distensione e serenità) e di argomenti che talvolta sfiorano il politico, come quando ad esempio Butterfly offre la sua personale visione sull’aborto in “La Femme Fétal”, trattando il tutto con una sensibilità inusuale per un genere notoriamente macho. Un piccolo fiore colorato cresciuto nel grigiore dei project di New York e purtroppo appassito dopo soli due album – ma a maggior ragione vi invitiamo a saggiarne il profumo.
Tracklist
Digable Planets – Reachin’ (A New Refutation Of Space And Time) (Pendulum/Elektra 1993)
- It’s Good To Be Here
- Pacifics
- Where I’m From
- What Cool Breezes Do
- Time & Space (A New Refutation Of)
- Rebirth Of Slick (Cool Like Dat)
- Last Of The Spiddyocks
- Jimmi Diggin Cats
- La Femme Fétal
- Escapism (Gettin’ Free)
- Appointment At The Fat Clinic
- Nickel Bags
- Swoon Units
- Examination Of What
Beatz
All tracks produced by Butterfly
Mistadave
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