Dargen D’Amico – Nostalgia istantanea

Pensavate che “Musica senza musicisti” fosse un disco bizzarro, vero? Che “Di vizi di forma virtù” lo fosse ancora di più, con la sua malinconia fintamente ironica? Per non parlare del delirio caramelloso di “D'”? E invece no. Questo disco è il più insolito, ardito, cerebrale, immaginifico, incosciente progetto Rap che sia mai apparso sulla penisola.

Si potrebbero dare pareri diversissimi, diametralmente opposti, totalmente contraddittori su questo disco. Potrei dirvi che, con tutta probabilità, bisognerebbe sottoporre il testo a degli studiosi di letteratura piuttosto che a degli appassionati di Rap. Potrei dirvi che soltanto per decifrare i riferimenti e i parallelismi (la Bibbia, l’oca che come Gesù si sacrifica, giusto per dire i primi due che mi vengono in mente) ci vorrebbe un anno di studio e ricerca. Potrei dirvi che mi auguro che questo disco venga considerato, più che il gradino successivo di una scala in ascesa, una sorta di parentesi in una discografia più canonica (del tipo che si dirà, tra qualche altro album: ah sì, Dargen, bei lavori, poi ha fatto anche quel disco con un flusso di coscienza di quaranta minuti…). Potrei dirvi che avverto il timore che Dargen abbia tentato il passo più lungo della gamba e sia finito per cadere rovinosamente. Potrei dirvi che un tale voracità d’ambizione non si era mai vista nella scena Hip-Hop italiana. Potrei dirvi che, con tutta probabilità, oramai la fama di poeta e di genio (se solo si facesse un poco più di attenzione a come vengono usati questi due termini!) permetteranno al Nostro di essere idolatrato anche da chi di questo disco non ci capirà un’acca.

Ecco, potrei dirvi anche – e forse sarebbe il commento più opportuno – che capire questo disco è pressoché impossibile. Capirlo in modo univoco, intendo: il margine d’interpretazione è insondabile (chi potrà mai dire – e con che presunzione? – di aver colto il significato effettivo dell’affermazione per cui Cristo in croce ripreso dai telefonini è la nostalgia istantanea?). Potrei dirvi tutto questo e molto altro, ma nessun commento esaurirebbe l’esperienza. Sì, Dargen ci ha davvero preso con quel dilemma posto in chiusura della prima traccia: esperienza o esperimento? Per qualcuno è un esperimento: un tentativo bizzarro di esplorare nuove tecniche, nuovi modi di intendere il Rap. Questo esperimento può fallire o riuscire, ma non cambia la sua natura di tentativo puramente tecnico di sondare strade innovative. Per altri, invece, si tratta di esperienza, come quella mistica, come quella religiosa, ma in questo caso è artistica, per non dire letteraria. Su questo non si possono spendere molte parole: è un rapporto uno-a-uno tra autore e ascoltatore, o tra scrittore e lettore. Lo scambio di emozioni è viscerale e razionale al contempo, può portare a una comprensione esclusiva e inspiegabile.

E allora forse l’unica cosa da dire sta nell’augurarsi che, per il maggior numero di persone possibili, l’ascolto di quest’ultima fatica di un Dargen sempre più incontrollabile sia un momento di (soggettivo) piacere.

Tracklist

Dargen D’Amico – Nostalgia istantanea (Giada Mesi 2012)

  1. Nostalgia istantanea
  2. Variazioni sul tema nostalgia istantanea

Beatz

  • Dargen D’Amico e Emiliano Pepe: 1
  • Dargen D’Amico: 2
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Riccardo Orlandi

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