Daniel Mendoza – Boomerang
Con cinque uscite assieme a Gli Inquilini e un mixtape distribuito da Self (“Un pugno nello stomaco”), Daniel Mendoza può legittimamente essere annoverato tra i veterani dell’Hip-Hop italiano del dopo duemila. Il passaggio ufficiale alla carriera solista, dopo il recente scioglimento del gruppo capitolino, avviene grazie a “Boomerang”, il cui taglio tematico è abbastanza programmatico (politica, società, sogni, sfoghi, riflessioni varie), quasi a voler porre delle spesse fondamenta sulle quali provare a ripartire. Anzitutto, però, è con piacere che segnalo il ritorno a un sound più classico rispetto all’inconcludente “4”, che si era rivelato un progetto troppo titubante sulla direzione da prendere, un ibrido privo di una chiara visione artistica.
Da questo punto di vista, “Boomerang” è all’esatto opposto: lineare, diretto, magari a tratti perfino prevedibile, ma di certo schietto e onesto nei pensieri come nella scelta delle atmosfere. I brani sono quindici (comprensivi di un interludio e una sorta di remix realizzato con basso, chitarra, tromba e batteria), poco meno di cinquanta minuti per chiarire che Daniel ha obiettivi nuovi, in un certo senso più maturi, ovvero raccontare se stesso e la propria dimensione di uomo senza la necessità di aderire fedelmente ai vari cliché del genere. Dall’attualità (“L’Italia non è“) all’orgoglio più nostalgico (“Dal secolo scorso”: <<nella golden age non ero uno spettatore/volevate il suono classico? Riesumerò Beethoven>>), dalla passione viscerale per l’Hip-Hop (“Un nuovo patto d’amore”: <<contesta l’artista, contesta pure la persona/contesta le mie scelte ed ogni singola parola/e puoi contestare la mia storia, contesta tutto/tranne l’amore per questa roba>>) alle difficoltà di tutti i giorni (“Un altro domani”), passando per l’immancabile esercizio di stile (“Indie revolution”) e un pizzico d’introspezione (“Yellow rose”).
Come detto, “Boomerang” premia la varietà dei contenuti e nel farlo si mantiene sempre su registri di facile assimilazione, scansando sia la malinconia più tediosa che la trivialità fine a se stessa. A ciò si aggiunga la prova energica e sicura dell’mc, che sfoggia una scrittura solida, equilibrata (figure di suono e punchline non mancano) e incisiva. Si tratta, nell’insieme, di un disco perfettibile e non sempre ugualmente efficace, vuoi per qualche featuring mediocre (Profeta Matto e l’italo-tedesco Biggie Mic) o un manciata di beat trascurabili (“L’arte di adattarsi” e “Yellow rose”), vuoi per l’inattesa carenza d’ironia, il giudizio è tuttavia positivo, perché il protagonista, oltre ad avere la schiena dritta e le idee chiare, ha acquisito una quadratura lirica che è impossibile negare. Per ora ci accontentiamo di “Boomerang”, augurandoci (e augurandolo a Daniel Mendoza) che sia solo il primo capitolo di un percorso, lo dice il titolo stesso, virtualmente tornato al punto di partenza.
Tracklist
Daniel Mendoza – Boomerang (Street Label Records 2012)
- Boomerang
- L’Italia non è
- Quando sognavamo [Feat. Tony Mancino]
- Dal secolo scorso
- Non ti perdi granché [Feat. Flake]
- Dall’altra parte del ponte (interlude)
- L’arte di adattarsi
- La porta dell’inferno [Feat. King Stewee e Profeta Matto]
- Yellow rose
- Indie revolution [Feat. Keco e Frammento]
- Trentadue perché [Feat. Kenzie Kenzei]
- Un nuovo patto d’amore
- Un altro domani [Feat. Biggie Mic]
- Il mio alfabeto
- Il mio alfabeto live (bonus track)
Beatz
- Unknown e Lewis One: 1
- Cookin’ Soul: 2
- Cutlery: 3
- Tenky: 4
- Daniel Mendoza: 5
- Mister You: 7
- Daniel Mendoza e Flake: 8
- Skalp: 9
- Flip: 10
- Monroe: 11
- Klimt: 12
- Proybeatz: 13
- Awon e Kamaleon: 14
- Daniele Gordiani: 15