Creep – Creep e’ morto

Creep pare farsi vanto della propria attitudine esplicita e diretta, capace di raccontare tutto ciò che ha vissuto e che pensa senza la minima esitazione né contraffazione. Ma quello che potrebbe sembrare un pregio – e forse una decina di anni fa lo era – si rivela subito essere un limite, nella scena attuale. Il problema è che quest’attitudine, spaccona e senza censure, non fa più notizia, se così si può dire. Ciò che intendo è che, perlomeno all’interno della scena Rap (non sto parlando di altri generi, in cui i testi sono evidentemente meno espliciti), un mc emergente che sputa ciò che pensa su società, amore, musica e, in generale, la propria vita, non fa nulla di nuovo.

Insomma, il vecchio principio per cui un rapper degno di questo nome dovrebbe mettere in rima i propri pensieri senza peli sulla lingua, senza mezzi termini e senza il minimo filtro, è stato talmente tanto utilizzato da aver perso pressoché ogni valore; a maggior ragione perché praticamente ogni emergente si è appellato a questo principio. Il risultato è che di dischi in cui il ventenne di turno si racconta con orgoglio – legittimo, per carità – non si contano più e, per giunta, si somigliano tutti. Il filtro, invece, dovrebbe esserci, perché è evidente a tutti che non esiste arte senza intento artistico: il punto di partenza può essere la propria quotidianità e le proprie riflessioni, ma deve esserci un di più, qualcosa che porti il tutto a non essere troppo diretto, ma mediato dalla volontà di rendere questi pensieri artistici.

Ciò non significa che Creep sia un brocco senza speranze: sembra abbastanza comune incorrere in questo equivoco della presunta assenza di filtri nei primi dischi, ma il nostro ha l’età e le potenzialità per correggere i difetti e maturare. La scuola di ispirazione è quella milanese: l’influenza dei Dogo si fa sentire, ma forse in misura maggiore quella di Jack The Smoker, non a caso presente in “Quello che voglio”. La tendenza a chiudere spesso i versi in punchline e l’interpretazione aggressiva sono evidentemente debitrici di quel modo di fare Rap. La capacità tecnica è dunque buona, ma spesso i testi si fermano lì: una serie di chiusure a effetto che non vanno oltre la ricerca di un impatto diretto con l’ascoltatore. I brani in cui si va oltre l’intrattenimento, comunque, non mancano e sono i punti forti di “Creep è morto”: “Do i numeri”, per quanto non sfugga dalla tendenza a esasperare i toni che governa tutto il lavoro, è costruito sulla base di una buona idea; “Cattiva notte”, l’episodio più cupo dell’album, e l’autobiografia di “La verità” rappresentano i momenti più riusciti dell’album, per quanto soffrano sempre della volontà di scrivere senza eccessiva rielaborazione e di un certo legame con i cliché del genere.

Stop. Speriamo dunque i prossimi lavori dell’mc sappiano superare questi limiti e portarlo ad assumere uno stile personale e più, diciamo così, ponderato.

Tracklist

Creep – Creep è morto (TRB Rec 2012)

  1. Creeptonite
  2. Ne abuso e consumo
  3. La mia generazione [Feat. Mc Boss]
  4. Come
  5. RockNRolla
  6. Ho problemi [Feat. Zio Tom]
  7. Cattiva notte
  8. Creep è morto
  9. Do i numeri
  10. La verità
  11. Non so perché lo faccio
  12. Ce l’ho alta
  13. Quello che voglio [Feat. Killa Cali e Jack The Smoker]
  14. Lui e lei [Feat. Regina]

Beatz

Tutte le produzioni di J. Silver

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Riccardo Orlandi

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