Co’ Sang – Vita bona
Il primo album dei Co’ Sang si intitolava “Chi more pe’ mme” ed era poesia cruda, proprio come un loro brano e la piccola etichetta condivisa assieme ai Fuossera. Nto’ e Luchè hanno provato a raccontare, senza filtro, la realtà che li circonda, quella dei quartieri partenopei, quella che, di lì a breve, Roberto Saviano avrebbe portato con tanta lucidità all’attenzione dell’Italia intera. Non a caso, uno dei pezzi più diretti di “Vita bona” è “Mumento d’onestà”, nel quale i Co’ Sang, distinguendo tra vita e fiction, tra situazioni concrete e mode del momento, chiariscono la loro posizione sulle numerose speculazioni che hanno seguito la pubblicazione di “Gomorra” e, spesso, li hanno visti coinvolti in equivoci dettati dalla troppa superficialità: noi non rappresentiamo le strade, ma la gente che c’è dentro, la stessa gente che ci ascolta e ci vuole bene, può avere tre lauree o essere piena di precedenti, può essere di Napoli come di qualsiasi altra parte d’Italia, cerchiamo di fare musica motivata da una sofferenza che non è causata solo da un fenomeno criminale, non siamo in antitesi a niente, siamo a favore delle emozioni.
Anticipata dall’ottima “Nun saje nient ‘e me”, questa seconda uscita dei Co’ Sang, pur senza alterare particolarmente la formula che li ha resi famosi, presenta una crescita non trascurabile da parte del duo. Testi e musica sono infatti tra loro in perfetto equilibrio e, nonostante sul retro della confezione spicchi il logo della Universal, il gruppo non ha seguito il cattivo esempio dei vari Dogo e Fibra; “Vita bona”, al contrario, è un disco che non si concede a soluzioni stilistiche di facile appiglio, specie per quel che riguarda l’aspetto musicale, ricco di synth (“Mumento d’onestà”, “Nun saje nient ‘e me”, “Rispettiva ammirazione”), eppure spesso caldo e melodico (“Riconoscenza”, “Che me dice”, “Chello ca si”).
I toni, diversamente da quanto si potrebbe immaginare, sono molto misurati, piacciano o meno, Nto’ e Luchè risultano credibili perché le loro storie hanno un’elevata carica descrittiva, sono intense, verosimili, ma contestualmente schivano i luoghi comuni più convenzionali. I Co’ Sang non inneggiano all’illegalità, né si candidano a essere i rappresentanti di un certo stile di vita o pongono un accento positivo su tematiche delicatissime quali, ad esempio, spaccio e microcriminalità; sono, piuttosto, degli osservatori. Ecco allora i ricordi di “80-90”, la necessità di dire la propria (ancora “Mumento d’onestà” e “Nun saje nient ‘e me”), l’amore istintivo per i luoghi in cui si è cresciuti (“Riconoscenza”), lo storytelling così vivido di “Amic nemic” e “Quanno me ne so juto” (la traccia più bella del disco, forse), le note biografiche di “Casa mia” e le buone intenzioni di “Vita bona” (<<so di non essere sempre quello che dico, ma ti assicuro che almeno mi sacrifico per una vita buona>>).
Qualche traccia un po’ meno riuscita, nella seconda metà del disco, c’è (“Rispettiva ammirazione”, “Nun me parla ‘e strada”), così come un paio di collaborazioni non brillano per incisività (le strofe di Monsi Du 6 e Marracash lasciano parecchio sul meh); l’insieme, tuttavia, non deluderà le attese e, a mio avviso, rientra tra gli episodi migliori dell’anno in corso. Qui lascio la traduzione dei brani in italiano: suppongo possa tornarvi utile…
Tracklist
Co’ Sang – Vita bona (Poesia Cruda Dischi/Arealive/Universal Records 2009)
- 80-90
- Mumento d’onestà
- Indy-geni
- Riconoscenza
- Amic nemic
- Nun saje nient ‘e me [Feat. Fuossera]
- Che me dice
- Casa mia [Feat Monsi Du 6]
- Chello ca si [Feat Raiz]
- Quanno me ne so juto
- Rispettiva ammirazione [Feat Akhenaton]
- Nun me parla ‘e strada [Feat Marracash e El Koyote]
- Vita bona
Beatz
- Giuseppe D’Aniello: 1
- Luchè: 2, 5, 6, 9, 11, 12, 13
- Guido O’ Nan: 3, 4, 10
- Guido O’ Nan e Vincy Acunto: 7
- Luchè e Monsi Du 6: 8
Bra
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