Caparezza – Il sogno eretico
Caparezza è uno dei migliori rapper italiani. L’affermazione fa storcere il naso a molti, specie ai puristi dell’Hip-Hop (o a chi si professa tale); per risolvere il problema, basterebbe tenere separati i campi: da una parte c’è l’Hip-Hop come movimento sociale (prima) e culturale (poi), con tutto quello di meravigliosamente unico che ha comportato; dall’altra, invece, c’è il Rap, inteso come tecnica artistica, come nuova – e incredibilmente efficace, sebbene le sue potenzialità siano state esplorate solo in minima parte – forma di espressione letteraria. Non c’è nemmeno bisogno di dirlo: il Rap è soltanto un aspetto del movimento, benché forse sia quello predominante, se non altro per la capacità della parola di esprimere concetti e messaggi in maniera più diretta di quanto non possano fare le altre modalità artistiche dell’Hip-Hop.
Detto ciò, Caparezza non fa Hip-Hop – non in senso stretto. Sarebbe superfluo elencare le inclinazioni e le attitudini personali che lo allontanano e lo differenziano dalle consuetudini caratterizzanti della scena: stiamo parlando di un rapper che, un paio di dischi fa, scriveva <<più Stratocaster e meno dj>>. In ogni caso, Caparezza, dall’Hip-Hop, prende in prestito, se così si può dire, il Rap e lo amministra con una maestria rarissima. Basti prendere in considerazione una qualunque traccia di un suo qualunque album (va da sé: senza considerare il prodroma MikiMix e l’improvvido “?!”) per rendersi conto di quanto la scrittura sia governata in maniera pressoché unica, con una naturalezza incredibile nella ricerca fonetica e un’intelligenza sempre più acuta nell’uso dell’ironia.
Un breve commento alla discografia del nostro, appunto: “Verità supposte” suona oggi un po’ acerbo, ma la qualità lirica era già ben sopra la media; “Habemus Capa” è un vero e proprio capolavoro di tecnica e rappresenta, forse, l’apice della sua produzione; “Le dimensioni del mio caos”, sebbene sfoderi sempre una scrittura raffinatissima, è rimasto un po’ troppo fossilizzato su temi politici – data la situazione in cui versa il Rap sociale in Italia, la cosa potrebbe far piacere, ma il rischio di incappare nel fastidiosissimo circolo monocorde delle tracce che parlano sempre e solo dello stesso argomento è alto. “Il sogno eretico” non riesce a sottrarsi dalla tentazione di essere un disco militante: metà dei brani rientrano nella categoria della critica politica, l’altra metà in quella della critica anticlericale, con rare digressioni (la genialata esilarante di “Kevin Spacey”). Non è in discussione se queste due tendenze siano legittime, il fatto è che il rischio dell’uniformazione del tono tematico è sempre in agguato.
Sottolineare queste leggere pecche è doveroso, ma è inutile dire che chi pensa che un rapper debba essere considerato come uno scrittore e giudicato secondo gli stessi parametri, non può ignorare Caparezza soltanto perché è distante da dj e rigide basi in quattro quarti. Il comparto musicale, d’altronde, è molto vario e in continua evoluzione: dalla Dancehall di “Legalize the Premier” al Crossover di “Messa in moto”, passando dal tono epico di “Non siete Stato voi” alla parodica ripresa di toni disneyani in “La marchetta di Popolino”, ancora da “Goodbye Malinconia”, spaventosamente anni ottanta, all’Elettronica di “House credibility” (peraltro, non si può non vedere in questo titolo uno sberleffo alla street credibility degli mc’s che si prendono più sul serio). Le metriche e l’interpretazione di Caparezza, poi, sono sempre diverse ma ugualmente coinvolgenti (e senza una sbavatura, ma non c’è bisogno di dirlo).
Insomma, potrà non piacere, potrà non essere Hip-Hop nel senso stretto del termine, ma – tecnicamente parlando – Caparezza resta una delle voci più competenti della scena, arricchita da un’intelligenza e un’ironia di raro pregio. E per questo, parlando di Rap italiano, non si può certo far finta che non esista.
Tracklist
Caparezza – Il sogno eretico (Universal Music 2011)
- Nessun dorma
- Tutti dormano
- Chi se ne frega della musica
- Il dito medio di Galileo
- Sono il tuo sogno eretico
- Cose che non capisco
- Goodbye Malinconia [Feat. Tony Hadley]
- La marchetta di Popolino
- La fine di Gaia
- House credibility
- Kevin Spacey
- Legalize the Premier [Feat. Alborosie]
- Messa in moto
- Non siete Stato voi
- La ghigliottina
- Ti sorrido mentre affogo
Beatz
Tutte le produzioni di Caparezza
Riccardo Orlandi
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