Cannibal Hulk (Ill Bill and Stu Bangas) – Cannibal Hulk

Voto: 3 + + +

<<I said ‘by the way, baby, what’s your name?’/Said ‘I go by the name of Lois Lane/and you could be my boyfriend, you surely can/just let me quit my boyfriend called Superman’>>. Nell’ormai lontano 1979 Big Bank Hank rappava così in una strofa di “Rapper’s Delight”, inaugurando ufficialmente la presenza dei comics nell’immaginario Hip-Hop, permeabile per sua natura; impossibile elencare tutte le volte che l’uno ha chiamato in causa l’altro nel corso dei successivi quarant’anni (rimanendo nel recente passato, si vedano le cover celebrative Marvel con protagonisti i Run The Jewels e la nascita dell’antihero Czarface), fatto sta che è nel medesimo terreno fertile che Ill Bill e Stu Bangas hanno modellato le fattezze del loro “Cannibal Hulk”.

Il mostro ha una stazza poderosa e il derma verdognolo d’ordinanza, come da prototipo firmato Lee/Kirby, ma presenta altresì un’affilata dentatura da squalo e un insano appetito per la carne del nemico; variazioni che prendono spunto dall’universo Ultimate, a loro volta combinate con diversi riferimenti a saghe e personaggi di facile individuazione – laddove curiosi, vi basterà googlare la tracklist. Fa eccezione solo il brano numero due, “Antron Singleton”, che alludendo al cannibalismo cita nell’introduzione la storia (vera) del rapper texano Big Lurch, condannato all’ergastolo per l’omicidio della coinquilina, della quale ha poi mangiato – sotto effetto di PCP – porzioni del corpo.

Intendiamoci però: il taglio dell’EP non ha nulla di cronachistico. Al contrario, il gioco è palese fin da principio nella sua voluta pretestuosità, fornendo all’ex Non Phixion l’ennesima occasione per denunciare assurde trame cospirazioniste condite da uno spiccato gusto per l’orrido e il grottesco (“World War Hulk”: <<is Jay-Z Illuminati, bohemian hov, alien roves/elohemian probes realer than reptilian skulls/trade crafts so nobody know who really evolved/so much angel dust in my blood, I’m nearly embalmed>>); ambiente tematico nel quale il buon Bill non può che trovarsi a proprio agio, tanto più perché assistito da un beatmaker che – lo diciamo da sempre – è solito badare più al risultato finale che allo sfoggio di un’originalità di fatto non posseduta.

In assenza di un plot in senso stretto e di quell’attenzione per il dettaglio che, in teoria, dovrebbe dare al progetto un’identità meglio definita (mi viene in mente il primo MF Doom, che pescava spesso effettistica e sample da serie animate o soundtrack), le sette tracce preparate dalla coppia palesano una sostanziale mancanza di collante proprio sul versante del concept, carenza tutto sommato colmata grazie alla durata contenuta (siamo sotto i ventitré minuti complessivi) e alla presenza massiva di Goretex (a mia opinione tra i rapper più ingiustamente sottovalutati in ambito underground). Elementi, questi ultimi, che uniti alle indiscusse abilità liriche del maggiore dei fratelli Braunstein conducono l’insieme a una valida raccolta di singoli episodi, non troppo distanti tuttavia da una qualsiasi delle uscite firmate in tempi recenti dai due né da quanto proposto nella combo Heavy Metal Kings.

Chiarito ciò, rileviamo l’ottima partenza della titletrack, nella quale Bill – qui nell’unica prova sprovvista di featuring – libera subito tutta l’energia della Creatura (<<I personify rage, use to turn green before I learned to monetize pain/mangles of coke, Ill Bill, Cannibal Hulk>>), potendo anche contare sul beat più tirato del lotto. Autocelebrazioni e deliri assortiti abbondano nella zona centrale dell’album, dove danno il loro supporto gl’immancabili Slaine e Vinnie Paz (il primo confessa: <<Jesus hanging from my neck hoping I don’t go to hell>>; il secondo conferma invece un approccio di segno opposto: <<it’s the church of Satan, it’s the final invitation/everybody dyin’, this is “Final Destination”>>); in ogni caso, meglio “World War Hulk” di “Russo’s On The Bay”, se non altro perché quest’ultima ha una strumentale abbastanza fiacca.

Di “Joe Fixit”, che promuoviamo anche per l’alternanza tra archi e piano, apprezziamo in particolare il flow serrato e la ricca dotazione di rime interne (<<children of God, planet of apes, rachets and blades/hatches attached to AK’s like bayonets spray pain, listen/kookier than nuclear terrorist in Times Square/angle of death, my mind’s there/prophets of rage, creep on me, you’re locked in a cage/like Leo or Ozzy live at L’Amours rocking the stage>>); dulcis in fundo, l’aria minacciosa di “Hulk Meat” (<<I spit that floating pentagram, my beard resemble Baphomet/black hoodie with a black robe and the staff of death>>) mette i sigilli a un’operazione che non deluderà i fan inossidabili del Rap hardcore, confermando Ill Bill tra le sue voci più rappresentative. Quel che latita, ripeto, è la sorpresa; un po’ come se, ancora blisterato, prevedessimo già tutti i colpi di scena dell’ultimo numero del nostro fumetto preferito.

Tornando all’introduzione: giacché 7L, Esoteric e Inspectah Deck sono alle prese con diversi meets (Doom prima, Ghostface poi), sarebbe interessante organizzare un incontro al vertice tra Czarface e (anzi: vs) Cannibal Hulk. Altro che le scaramucce patinate degli Avengers…

Tracklist

Cannibal Hulk (Ill Bill and Stu Bangas) – Cannibal Hulk (Uncle Howie Records 2019)

  1. Cannibal Hulk
  2. Antron Singleton [Feat. Goretex]
  3. Yo Gamma Gamma
  4. World War Hulk [Feat. Goretex and Slaine]
  5. Green Sabbath
  6. Russo’s On The Bay [Feat. Vinnie Paz]
  7. Scumbags
  8. Joe Fixit [Feat. Snak The Ripper]
  9. Shiva Call [Feat. Goretex]
  10. Hulk Meat [Feat. Goretex]

Beatz

All tracks produced by Stu Bangas

Scratch

All scratches by Dj Eclipse