Caneda – La farfalla dalle ali bagnate

Caneda appartiene a quella schiera di rapper che, sull’onda di una non meglio precisata volontà anticonformista, ha deciso di abbandonare rime da battaglia, spocchia da strada e autocelebrazioni strettamente Hop-Hop, per darsi all’introspezione e alla messa in rima dei propri sentimenti. Volontà legittima, non c’è nulla da dire, ma tutto dipende da come queste buone intenzioni vengono portate avanti.

Se si valutasse “La farfalla dalle ali bagnate”, o uno qualunque dei suoi due dischi precedenti (assieme formano un’ideale trilogia), senza dare peso ai testi e concentrandosi soltanto su aspetti esteriori, dovremmo quasi gridare al capolavoro. La grafica è buona; le strumentali belle spesse e varie, arrangiate superbamente (Marco Zangirolami ha il potere di tramutare in una bomba ogni produzione che tocca) e arricchite da strumenti suonati; la tracklist lascia presagire, con i titoli citazionisti e malinconici, una ventata di originale introspezione; la voce ruggente, imperiosa e sofferente di Caneda è una delle più calde ed emozionanti passate sopra un beat italiano. Tutto ciò, purtroppo, non è altro che la cornice estetica per quello che sarebbe potuto essere un lavoro egregio ma che, a causa della povertà – per non dire ridicolaggine – delle liriche, sfiora il comico.

Perché è oramai chiaro che sta proprio lì, nei testi, il problema. Sembra il caso di ricordare che non esiste arte in cui basti essere sensibili per riuscire con buoni risultati: il sentimento può esserci – e quando c’è, si rischiano sì i capolavori – ma senza una capacità artigianale, senza padroneggiare gli strumenti tecnici, non ci si muove. Quello che la gran parte dei rapper in Italia sembra fare una gran fatica a capire è che, oltre alla doverosa volontà di staccarsi dai cliché imperanti e dalle tipizzazioni proprie del mondo del Rap, si dovrebbe prima di tutto avvertire la necessità di darsi una solida base tecnica – in altre parole, di imparare a scrivere. Non mi riferisco solo alla tecnica fonetica, alla varietà metrica, alla ricerca delle rime, ma anche all’originalità tematica e alla capacità immaginativa. Caneda è – ahilui – radicalmente privo di tutto questo.

I buoni propositi che emergevano dalla tracklist, presenti al livello delle idee che ispirano certi brani (il cortocircuito tra presente e passato del pezzo su Jesse James, la malinconia di “Titoli di coda”), sono letteralmente assassinati da una povertà lessicale imbarazzante e da un flow tragicamente sterile, incapace di infilare una coppia di rime nuove, una figura di suono in mezzo a un verso, una metrica diversa dalle precedenti. La scena italiana – ovviamente si parla dell’underground – è stracolma di rapper che hanno abdicato all’idea di diventare degli mc’s di cartapesta e sanno percorrere strade, sia stilistiche che tematiche, nuove. Tentare di essere innovatori o anticonformisti a tutti i costi, senza avere le competenze per farlo, porta, puntualmente, a conseguenze tragiche; e questo disco non fa che (ri)confermarlo.

Tracklist

Caneda – La farfalla dalle ali bagnate (No label 2009)

  1. Il ritorno dell’Angelo
  2. Icaro
  3. Che fine ha fatto Jessie James
  4. C’era una volta
  5. Lasciami dormire
  6. Le città rmx
  7. Sawo [Feat. Entics]
  8. Posso volare
  9. Gotham city
  10. Non volo più
  11. Icaro rmx [Feat. Guè Pequeno e Vincenzo Da Via Anfossi]
  12. Titoli di coda (dimenticare Milano)

Beatz

  • Marco Zangirolami: 1, 11
  • Luca Bronx: 2, 4
  • Nick Sarno: 3
  • Peter: 5, 7
  • Caneda: 6, 10
  • Fabrizio Conte: 8, 12
  • Theone: 9
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Riccardo Orlandi

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