Brother Ali – Satisfied Soul
Anziché partire con la consueta porzione introduttiva della recensione, normalmente adatta a presentare il curriculum vitae dell’artista, preferiamo volgere la concentrazione alle particolari sensazioni lasciate dall’ascolto di “Satisfied Soul“, secondo lavoro pubblicato da Brother Ali nell’arco degli ultimi dodici mesi, a testimonianza di uno spazio temporale per lui insolitamente vivace. Vi sono infatti dischi il cui maggior spessore è riconoscibile con immediatezza grazie al loro saper emanare vibrazioni astratte ma perfettamente captabili, pervase da quell’aria del tutto singolare che profuma di profondo rinnovamento e celebrazione della chiusura di un capitolo, preparando l’approdo al successivo e circostanziando un punto fermo nel passaggio evolutivo, sia della persona che dell’artista.
Accade quando la crescita interiore innesca una miglior cognizione delle proprie possibilità, aprendo scenari del tutto inediti e fornendo manovre di più ampio respiro, lontane dai riflessi del giudizio, del dubbio, della categorizzazione e del condizionamento: se, infatti, la trascorsa discografia di Ali ha dato ampia evidenza di capacità tecniche su cui è completamente inutile disquisire, asseverandone i cambiamenti che hanno distinto la sua esperienza di vita, è proprio quest’ultimo passaggio a mostrare uno strato molto più profondo della semplice necessità di fare musica, assecondando quel bisogno viscerale di vivere in sintonia con gli ideali personali, in particolare accordo a scelte individuali come la spiritualità, mostrando orgoglio, devozione e attenzione nell’ordinare le priorità secondo una rigorosa catalogazione.
Un momento così intimamente prezioso non poteva che essere condiviso con l’amico di sempre, trovando quindi nelle capacità intuitive di Anthony Davis l’appagamento di quella ciclica necessità connettiva alla quale Ali fa sistematicamente ritorno, quasi fosse un luogo più sicuro di altri dove potersi esprimere, dove quel tipo di agio diviene non replicabile e la sezione strumentale dell’opera riesce a cogliere ogni emozione che gronda da testi che esprimono la lotta per le proprie idee, pur mostrando evidente stanchezza per una battaglia interiore che vede insicurezza, biasimo, tormento e sofferenza quali antagonisti principali previsti da un copione che il protagonista conosce sin troppo da vicino. Ant accoglie tali esigenze plasmando un sound fortemente ispirato dalla tradizione black, riunisce dunque elementi Soul, Jazz e Blues smontando e ricomponendo sample, campionando strumenti suonati in studio, aggiungendo pezzi vocali, scratch e piccoli elementi in grado di fornire un’armoniosa organicità al suo lavoro, che va molto oltre al compito assegnatogli, rimanendo l’unico produttore (possibile) di un disco che ha così tanto da comunicare da non permettere aggiunte e featuring.
Ognuno dei diciassette pezzi è infatti contraddistinto da un particolare umore, relazionato al racconto di un’esperienza, al riesame di uno stato d’animo, a considerazioni sparse su lunghe sessioni meditative, alla forza della fede, alla ricerca della propria centratura personale. Ciascun estratto vocale, ogni minuscolo pezzetto di strumento, ogni atmosfera, trovano una collocazione mai casuale e creano un’ambientazione consona alle emozioni rilasciate, enfatizzando moduli intrecciati con la brillante stoffa del grande poeta, circoscrivendo quella soddisfazione che il titolo suggerisce e che va letta in più e più modi, per quanto si possa o meno essere avvezzi a quella spiritualità che da dentro tesse i fili delle strofe con un intensità che, nel suo girare al massimo, offre al contempo tatto e delicatezza. L’animo più libero e così significativamente rinnovato si riflette anche su una metrica micidiale per efficienza complessiva, che al sopraffino tecnicismo aggiunge un’efficace capacità recitativa (utile all’interpretazione del significato dei brani), nonché un’esibizione maiuscola per un flow che si muove all’unisono con gli eterogenei battiti dei beat, seguendo alla perfezione i cambi di struttura e donando melodia ai ritornelli di tanto in tanto canticchiati con ottimi effetti sul risultato finale.
Laddove Ant scava tra gli oldies con cori Soul e porzioni di chitarre vintage, Ali elenca le sue preminenze dissociandosi dal facile consumismo di beni e persone, trasmettendo una sensazione di educata rivalsa man mano che scopre di poter apprezzare se stesso, commentando “The Counts” con il pizzicore di chi si è sentito tagliato fuori troppo a lungo; la stessa prospettiva trova ampliamento in mezzo ai moderni quattro quarti della meravigliosa “Cast Aside”, il testo è associativo nel cogliere quella stessa sensazione di esclusione spesso fornita dalla terra natia statunitense, stavolta meno soggetta a polemica ma non certo del tutto assente. “Mysterious Things” e “Handwriting”, oltre che rappresentare composizioni magistralmente orchestrate, sono brani di livello concettuale superiore per l’attenzione che prestano alla consueta dissezione dei rapporti umani e alla dolce sensibilità nella gratitudine continuamente espressa (<<every time the unseen become seen/I wanna drop tears on until it becomes clean>>), grazie alla guida di quella luce sempre presente nell’oscurità così ben simboleggiata da “Head Heart Hands”, che sa tanto di futura hit di carriera, deliziosamente edificata su accordi di chitarra acustica, basso e viola, dove ogni suono propone una densità differente che si spinge sempre più in profondità, funzionando in pacifica armonia accompagnando per mano al traguardo dell’equilibrio personale.
“Personal” stringe a sé l’accettazione della propria, limitante umanità (<<I got a platinum soul, a solid gold heart/a steel trap mind and that’s a damn good start>>), mentre perdura la ricerca nei margini di progresso interiore, evocando un ideale abbraccio che in troppe occasioni è mancato, come si evince dal dolore espresso da “Under The Stars”, delicata nelle sue note alte di pianoforte ma forte nelle immagini proposte, che punteggiano un male condiviso e nuove memorie di quel passato doloroso, eppure necessario per giungere alla realtà odierna. Una realtà gioiosa, celebrativa nei confronti della musica stessa, che in sé è motivo di vita, come invocato dalle metafore e similitudini di “D.R.U.M.”, così incisiva nella sinergia tra produzione e bridge ed emblematica nel suo rilasciare positività, affascinante nei cambi di flow come nella musicalità di un ritornello sorretto da complesse assonanze.
L’ampio spettro tematico lascia spazio a considerazioni valutative della propria arte, riprendendo la classica timbrica tremula su un grazioso Blues impolverato (“Name Of The One”); rivendica la verità tra i suoni orientali della misteriosa “Ocean Of Rage”; offre metodologie stilistiche differenti nello storytelling attraverso i divertenti resoconti riportati in “Two Dudes”, per la quale Ant tagliuzza astutamente un piano in bianco e nero, e le vicende narrate in “Better But Us”; fino a liberare l’estro tra le rigogliose allitterazioni della titletrack, un fiume di rime multisillabiche e strofe che raccolgono numerose idee, parlando con lodevole lucidità di famiglia, libertà, uscita dall’oscurità, mentre chitarra e batteria fanno scuotere l’energia e il vecchio vinile aggiunge il suo sapore in sottofondo. “Sing Myself Whole” cala il sipario simboleggiando uno struggente lascito, tracciando un confine che per un’ultima volta dà risalto ai patimenti personali mentre le malinconiche corde si prodigano in un mesto assolo, individuando la propria musica quale celebrazione dell’esistenza stessa e le parole quale icona per quel difficoltoso ma liberatorio lasciar andare tutto ciò che è stato.
Per trasversalità, ricchezza, innovazione, composizione, contenuti, magia, la definizione più pertinente per “Satisfied Soul” è la sua rappresentazione di pinnacolo di una discografia già di per sé eccellente: saranno anche motivazioni del tutto differenti rispetto a quelle espresse in liriche da Brother Ali, ma pure la nostra anima esce da quest’esperienza completamente soddisfatta.
Tracklist
Brother Ali – Satisfied Soul (Mello Music Group 2025)
- Satisfied Soul
- Deep Cuts
- Higher Learning
- D.R.U.M.
- The Counts
- Cast Aside
- Ocean Of Rage
- Under The Stars
- Personal
- Two Dudes
- Better But Us
- Name Of The One
- Immortalized
- Head Heart Hands
- Mysterious Things
- Handwriting
- Sing Myself Whole
Beatz
All tracks produced by Ant
Mistadave
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