billy woods – GOLLIWOG

Voto: 4

Non è semplice trovare un aggancio efficace alla recensione quando, di un artista, si è già commentato un discreto numero di titoli, figurarsi se si tratta di billy woods. Nello specifico, prima di oggi il rapper dal volto pixellato compariva cinque volte nei nostri archivi, sempre – è la sua cifra stilistica – con pubblicazioni tendenti a uscire dall’ordinario, talvolta sfuggenti, mai ruffiane; un pugno di riflessioni, opinioni e letture che scalfiscono soltanto la superficie, data l’ampiezza di una discografia che, in ventidue anni, ha racimolato tredici progetti più e meno solisti (tre sono con Moor Mother, Preservation e Messiah Musik, con Blockhead e Kenny Segal ne firma invece un paio), poi uno col collettivo The Reavers, tre ufficiali come Super Chron Flight Brothers con Priviledge e sei a nome Armand Hammer con ELUCID. Il totale, se siete soliti utilizzarle per fare i calcoli, è maggiore della somma delle dita di mani e piedi, dunque potremmo cominciare chiedendoci: come si fa a tenere viva l’ispirazione, dopo una progressione del genere?

Premesso che molti dei temi trattati qui e altrove costituiscono il cardine della sua poetica, le note di stampa raccontano di un intreccio comprendente horror, humor, surrealism and afropessimism, sviluppo di una storia scritta all’età di nove anni e che, secondo la mamma del Nostro, aveva bisogno di essere un po’ rielaborata. “GOLLIWOG” è il personaggio in copertina, bambola di pezza nata a fine ottocento, protagonista di diversi libri per bambini e nota soprattutto tra States e Gran Bretagna. Le fattezze richiamano i minstrel show, chiaro riferimento razzista sebbene il tono delle avventure non presenti elementi sospetti; billy ne prende in prestito l’aura sinistra per dare una sorta di fil rouge ai diversi episodi della lunga tracklist, diciannove brani (nella versione fisica) accomunati da un mood torbido, ambiguo, ansiogeno, che attingono tanto dalla fiaba nera quanto dai creepypasta, conducendoci fin dalle battute iniziali in un susseguirsi di “Jumpscare” (<<ragdoll playing dead/rabid dog in the yard, car won’t start, it’s bees in your head/Daddy Longlegs stride your home like Cecil Rhodes/death poems folded in breast pocket in my bed clothes>>) e immagini cupe, livide. Ed è proprio il clima, l’atmosfera, a tracciare i contorni marcati dell’album.

Una cornice che, tra strumentali più astratte e derive quasi industriali, presenta suggestioni intriganti, sviluppando un rapporto simbiotico, di forte corrispondenza, con la componente lirica. Tutto ciò, nonostante lo studio sia affollato come di rado nei dischi dell’mc: l’elenco conta ben diciassette produttori all’opera, la maggior parte dei quali già gravitanti nella sua orbita, raccogliendo un’articolata combinazione di stili, gusti e inflessioni. Il collante è dato appunto da un taglio costantemente scuro, screziato da un Jazz visionario e rarefatto: dai tetri singhiozzi di “Waterproof Mascara” a cura di Preservation, che aggiungono ulteriore tensione a un episodio di violenza domestica (<<watched my mother cry from the top of the stairs/scared when it came through the walls, I covered my ears/half-hoping you-know-who would die, then he did/careful what you wish for, might just get that shit>>), passando per i suoni ipnotici e rallentati di “Pitchforks & Halos” (una riflessione sul tempo che scorre?) o il più canonico giro di pianoforte che Ant programma per l’onirica “Cold Sweat”, non si avvertono cambi di scenario né di registro.

Per questo motivo preferiamo non entrare nel dettaglio di ciascuno spunto narrativo, i quali conservano quella dose di inafferrabile mistero presente nella totalità dei testi di woods. La sua scrittura molto libera, influenzata da cinema e letteratura, l’intonazione spesso priva di variazioni, poco enfatica, la densità di citazioni non sempre facili da cogliere e riguardanti religione, storia, cultura popolare, psicologia e molto altro, rappresentano un serbatoio con cui il suo fan è solito fare i conti. Un Rap intellettuale, per dirla con un termine che rischia però di essere frainteso, che necessita di chiavi interpretative e ricerche di termini, nomi e fatti. O magari no, è sufficiente godersi l’interazione con Conductor Williams in “STAR87” (ma questa non passa inosservata: <<rigor mortis on the cordless mic/like in memoriam, cite my sources/Anti-Pop Consortium, Co-Flow and every line of “Accordion”>>) e quella con The Alchemist in “Counterclockwise”, rimanere in rispettoso silenzio di fronte a un El-P che scava nel sound Def Jux per “Corinthians” (<<if you never came back from the dead, can’t tell me shit/twelve billion USD hovering over the Gaza Strip/you don’t wanna know what it cost to live/what it cost to hide behind eyelids>>), farsi condurre dalla voce di Yolanda Watson sulle trombe di “A Doll Fulla Pins” e mettersi al riparo prima che i morti viventi di “BLK ZMBY” siano vicini (<<right away, zombies start goin’ all crazy/they whole gait changed like Söze/walking dead, no way, brother/the uninterred hopped in Ranges Rovers>>).

Approssimativamente, “GOLLIWOG” ruota attorno a un meccanismo semplice, restituendo nuova energia all’Hip-Hop di sponda horrorcore. Nei fatti, come accennavamo, c’è molto di più, confermando billy woods tra gli autori underground dotati di maggior coraggio e originalità: nella peggiore delle ipotesi, trovare un adeguato termine di paragone nella scena attuale vi risulterà ostico; nella migliore, laddove si trattasse di una scoperta recente, avrete tanta (buona) musica da recuperare.

Tracklist

billy woods – GOLLIWOG (Backwoodz Studioz/Rhymesayers Entertainment 2025)

  1. Jumpscare
  2. STAR87
  3. Misery
  4. BLK XMAS [Feat. Bruiser Wolf]
  5. Waterproof Mascara
  6. Counterclockwise
  7. Corinthians [Feat. Despot]
  8. Pitchforks & Halos
  9. All These Worlds Are Yours [Feat. ELUCID]
  10. Maquiladoras [Feat. Al.Divino]
  11. A Doll Fulla Pins [Feat. Yolanda Watson]
  12. Golgotha
  13. Cold Sweat
  14. BLK ZMBY
  15. Make No Mistake
  16. Born Alone
  17. Lead Paint Test [Feat. ELUCID, Cavalier and Willie Green]
  18. Dislocated [Feat. ELUCID and Human Error Club]
  19. Shiny Boots (CD Exclusive Bonus Track)

Beatz

  • Steel Tipped Dove: 1, 14
  • Conductor Williams: 2
  • Kenny Segal: 3, 8, 16
  • Sadhugold: 4
  • Preservation: 5
  • The Alchemist: 6
  • El-P: 7
  • Dj Haram and Shabaka: 9
  • Eomac and Saint Abdullah: 10
  • Jeff Markey and Messiah Musik: 11
  • Messiah Musik: 12, 15
  • Ant: 13
  • Willie Green: 17
  • Human Error Club: 18
  • Theravada: 19
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