billy woods – Aethiopes

Voto: 4

Tra il tragitto solista e quello in duo (Super Chron Flight Brothers prima, Armand Hammer poi), la discografia di billy woods è arrivata a contare una ventina di titoli ufficiali, tutti sotto il vessillo Backwoodz Studioz e accomunati da un approccio eccentrico, cerebrale, denso tanto per le peculiarità del taglio tematico quanto per l’abbinamento tra versi e suoni che non temono mai di risultare ostici. Commentando “Haram”, sintetizzavamo il concetto col sostantivo complessità; termine spendibile altresì per “Aethiopes”, progetto realizzato con Preservation e – presumiamo – sbocciato a margine delle rispettive partecipazioni su “Brass” (del primo e Moor Mother) ed “Eastern Medicine, Western Illness” (del secondo), entrambi datati 2020. Qui, il rapper senza le maiuscole e dal volto pixellato prosegue nella definizione di un percorso artistico squisitamente personale, trascinando l’ascoltatore in un dedalo lirico che attinge da panafricanismo, questione razziale, storia, religione e così via; un po’ come, operate tutte le necessarie differenze, il Bigg Jus post Company Flow.

Fatta questa premessa, non stupisce che “Asylum” ci accolga con uno scorcio di pura autobiografia, descrivendo per immagini l’infanzia del rapper in Zimbabwe e accennando in maniera subliminale alla storia del dittatore etiope Mènghistu Hailé Mariàm – va da sé che ho googlato. Tutto ciò sopra a una strumentale obliqua, che rimanda a un Jazz etnico, dalle chiare sfumature orientali; quasi una passeggiata rispetto alla successiva “No Hard Feelings”: il produttore di New York pesca qualcosa che fatichiamo a definire, senza però intimorire billy, il cui flusso di coscienza (intuibile un riferimento alla dipendenza da crack) sta in equilibrio a prescindere dalla battuta musicale – è la sua voce a fare da metronomo. Allusioni, citazioni, collegamenti che disorientano; è la cifra stilistica dell’mc, dominante in “Wharves” (imponente l’abilità nello storytelling: <<drums in the hills like sunset/the gun turret swing right to left/african queen on the ships deck/shipwrecked europeans swimmin’ with the virus>>) come nell’ottima “Haarlem”, per la quale Preservation smaltisce forse un altro dei vinili messi in valigia a Hong Kong.

Se di canonico non c’è molto, il vistoso blocco centrale di “Aethiopes” ha delle coordinate meno arcane: si respira aria di Def Jux! Sarà pure una suggestione, ma già “NYNEX”, con quel synth di basso e la cassa che picchia tre volte di seguito, si rivela una posse dai tratti visionari, distopici, accostando al protagonista l’immancabile ELUCID, Denmark Vessey e Quelle Chris (in coppia sono i Crown Nation). Seguono “Christine”, cupa e spruzzata di Blues, con Mike Ladd posizionato in coda a un racconto che unisce gotico e voodoo, e la tesa “Heavy Water”, nella quale Breeze Brewin (<<time to be bold, screamin’ in a demon creole/knowin’ that the native is the way to see our people/as if through a peephole at the evils they try to keep close/shit is hard but regardless, the Gods is given cheat codes>>) e l’altro Indelible El-P (<<steadily aimed, couldn’t be tamed, too reckless/you entertain, we bring the game, true bedlam>>) si calano con l’irruenza che gli è consona. I tre brani, non a caso uniti nel mixaggio, aggiungono un quid di energia a un’andatura che si tiene su giri per lo più bassi.

Un incedere grave, sinistro; come quello di “Sauvage”, con Boldy James alla prima strofa, i cui diversi aneddoti non compongono un plot rettilineo, rigoroso, suggeriscono invece un mood che durante i quaranta minuti di durata non si dirada mai, lasciando magari filtrare un ipotetico raggio di sole. E dunque il freddo pessimismo di “Remorseless” (<<I’m not concerned with generational wealth, that’s its own curse/anything you want on this cursed Earth/probably better off gettin’ it yourself, see what it’s worth>>) e le parole di “Smith + Cross” che fanno pensare allo schiavismo (<<sugar, molasses, rum/sun blasted bastard’s son/some laughed, some slumped aghast at what we’d done>>) chiudono un disco che di semplice, di agevole, di precotto, non ha nulla.

Riassumerlo è un compito altrettanto arduo. Per farlo compiutamente dovremmo dare una collocazione esatta anche al Rembrandt in copertina, agli estratti da film nigeriani, a quelli da un documentario sul turismo in Papua Nuova Guinea; contraddicendo, tuttavia, il modus dello stesso billy woods. Il quale si muove tra una scrittura profondamente libera e una soundtrack che ha toni parecchio astratti – affascinandoci appunto per questo. Con la giusta predisposizione mentale, “Aethiopes” può essere una vera e propria sorpresa.

Tracklist

billy woods – Aethiopes (Backwoodz Studioz 2022)

  1. Asylum
  2. No Hard Feelings
  3. Wharves
  4. Sauvage [Feat. Boldy James and Gabe Nandez]
  5. The Doldrums
  6. NYNEX [Feat. ELUCID, Denmark Vessey and Quelle Chris]
  7. Christine [Feat. Mike Ladd]
  8. Heavy Water [Feat. Breeze Brewin and El-P]
  9. Haarlem [Feat. Fatboi Sharif]
  10. Versailles [Feat. Despot]
  11. Protoevangelium [Feat. Shinehead]
  12. Remorseless
  13. Smith + Cross

Beatz

All tracks produced by Preservation except tracks #6 co-produced by Glow In The Dark Flowers and #9 co-produced by billy woods

Scratch

All scratches by Preservation