Big Pun – Yeeeah Baby

Voto: 3,5

Meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora. Lo sapeva bene Christopher Lee Rios quando ha lasciato una clinica della North Carolina per tornare a New York e dare libero sfogo al suo appetito compulsivo. Sono decisioni dalle quali non si torna indietro. E’ deceduto il 7 febbraio del 2000 per complicazioni cardiocircolatorie e respiratorie, raggiunto il peso di 317 Kg. Ma questo non è un referto medico. Siamo a New York nel 2000, nella comunità portoricana, dove si parla volentieri spagnolo come inglese. Da un lato la vita delle gang, fatta di eccessi e violenza, dall’altro un cattolicesimo genuino e semplice. Un ambiente del genere cresce personaggi molto forti e dalle identità marcate, come doveva essere Rios. I suoi due dischi rispecchiano bene tutto ciò. “Capital Punishment” è il tipico capolavoro alla newyorkese: beat ipnotici e rime tecnicamente impeccabili; ogni tanto, giustamente, viene inserito qualche ritornello cantato e il beat si addolcisce per dare un po’ di respiro e allargare il pubblico. E che dire di “Yeeeah Baby”? La qualità, a mio avviso, non crolla.

La schiera di produttori viene arricchita con due grossi nomi, Buckwild e il quasi esordiente Just Blaze, il suono si fa più freddo e leggermente più mainstrem; la copertina col nome a caratteri cubitali sopra un tessuto di seta rossa rende bene l’idea. Inutile negarlo: il sound è un po’ diverso, ma si può soprassedere. “Watch Those” chiarisce subito che aria tira: un poco conosciuto Knobody prova a inserire una chitarra campionata sotto la voce chiara ed energica di Chris, il risultato è il tipico pezzo bumpable, la bomba – ditelo un po’ come vi pare. In “Off Wit His Head” il ventiduenne Blaze dà sfogo al suo genio creativo, corde e fiati in una base molto ricca e complessa danno a Pun la possibilità di esprimersi nel migliore dei modi, chiude in bellezza il pezzo l’inserimento di una voce femminile potente e molto classica che casca come il cacio sui maccheroni. “It’s So Hard” si avvale della collaborazione R’n’B di Donnell Jones, che arricchisce l’atmosfera senza far scadere il pezzo nel banale. “We Don’t Care” ricorda i toni tesi e scuri di “Capital Punishment”: il featuring di Cuban Link non aiuta certo ad addolcire il pezzo, la sua voce è ruvida come quella di Freddie Foxxx, i temi trattati e l’atmosfera creata non sono da meno.

“New York Giants”, con gli M.O.P., è un altro bel boccone nutriente: nonostante lo stile degli mc’s – fanno a gara a chi urla di più – il brano risulta leggero e piacevole per via di una base fresca e abbastanza allegra. A dispetto del titolo, “My D**k” è il pezzo più raffinato dell’album: un beat delicato e particolare fa da base al cantato di Tony Sunshine e anche l’mcing di Chris si fa più tranquillo e positivo. “Leather Face” comincia spiegandoci quello che già sapevamo: <<what I gotta do let y’all niggaz know? I am the nicest ever… Hardcore? Commercial? What you wanna do, you wanna wile up, you wanna dance? Don’t matter to me, I got it all locked down baby>>. Il pezzo è all’altezza della situazione e ringraziamo per il chiarimento. Dopo lo skit (meglio ancora durante) si vola nell’isola di Porto Rico e il suono si fa più allegro e spanish, ma niente paura, “100%” non è un pezzo che sa di villaggi turistici e anche le orecchie più hardcore non dovrebbero rigettarlo.

“Wrong Ones”, dove abbiamo la seconda produzione di Just Blaze, ha il difetto di somigliare troppo a “Watch Those”, soprattutto per la struttura metrica dell’inciso; se non fosse per questo, sarebbe impeccabile. “Laughing At You” è forse il pezzo più debole dell’album, ma a dire il vero non è che sia così scarso, anzi… Si ascolta senza problemi fino alla fine, solo che non racconta niente di particolare. In “N***a S**t” troviamo un beat di Buckwild, suoni carini e abbastanza originali, dopo un minuto e quarantacinque secondi si passa però al pezzo successivo: “Ms. Martin”. Brano interessante, che presenta la rapper diciannovenne Remi Martin all’inizio della sua carriera – Chris si accontenta di farsi sentire nel ritornello. “My Turn” avvia il disco alla conclusione, un pianoforte usato in modo non banale combinato coi giusti bassi apre la strada alle strofe rilassanti nonché riflessive. Fat Joe fa la sua comparsa solo alla fine: “You Was Wrong” apre il sipario a un totale di quattro mc’s chiudendo il disco – anche qui la base è discreta.

Difficile giudicare un album così, postumo con annessi e connessi: non c’è un brano noioso o da cestinare e le tracce vere sono ben quattordici. Tuttavia i pezzi che brillano e fanno scuola sono un paio o poco più: “Off Wit His Head”, “100%” e forse “New York Giants”. Tutto sommato, considerato che il cut finale non è di Pun, ci si può accontentare.

Tracklist

Big Pun – Yeeeah Baby (Loud Records 2000)

  1. The Creation (Intro)
  2. Watch Those
  3. Off Wit His Head [Feat. Prospect]
  4. It’s So Hard [Feat. Donell Jones]
  5. We Don’t Care [Feat. Cuban Link]
  6. New York Giants [Feat. M.O.P.]
  7. My D**k [Feat. Tony Sunshine]
  8. Leather Face
  9. Air Pun (Skit)
  10. 100% [Feat. Tony Sunshine]
  11. Wrong Ones [Feat. SunKiss]
  12. Laughing At You [Feat. Tony Sunshine]
  13. N***a S**t
  14. Ms. Martin [Feat. Remi Martin]
  15. My Turn
  16. You Was Wrong [Feat. Drag On, Fat Joe and Remi Martin]

Beatz

  • Knobody: 2
  • Just Blaze: 3, 11
  • Young Lord: 4, 5
  • Mahogany and Minnesota: 6
  • Guy Boogie and KNS: 7
  • Jugrnaut and Mike Trauma D: 8
  • Sean Cane: 10
  • Ogee: 12
  • Buckwild: 13
  • Dj Shok: 14, 16
  • L.E.S.: 15

Scratch

  • Dj LV: 8
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