AA.VV. – Rawkus Presents Soundbombing II

Voto: 5

316715SBIl 18 maggio del 1999, cioè venti anni fa, Rawkus Records pubblicava “Soundbombing II”, capitolo mediano della serie che raccoglieva le hit della label indipendente, di volta in volta affidate all’estro di alcuni tra i migliori dj/selecta sulla piazza – prima Evil Dee, poi J-Rocc e Babu, infine Cipha Sounds e Mr. Choc. E’ però proprio il volume due, ovvero quello che fotografava la piena maturità di una realtà che stava scommettendo su outsider come Company Flow, Black Star e The High & Mighty, che assurse presto a pietra miliare dell’underground, potendo contare da un lato su una selezione di brani semplicemente micidiale e dall’altro su una doppia prova ai piatti da applausi a scena aperta. Ci sarebbe, insomma, molto da dire sulla straordinaria tracklist composta a mani nude dai due Beat Junkies, magari entrando nel dettaglio di una sequenza che nei suoi settantuno minuti di durata ha l’arroganza di non sprecare né un beat, né una rima; tuttavia non è ciò che faremo. “Soundbombing II”, come altri capolavori indiscutibili dell’Hip-Hop, è infatti un disco che non ha bisogno di essere raccontato, spiegato o presentato, perché parla già da sé attraverso la propria musica. Per questa ragione, volendo celebrare un’uscita cui ciascuno di noi si sente molto legato, abbiamo deciso di affidarci al ricordo personale, condividendolo con voi che siete i nostri abituali compagni di viaggio.

Bra

Era un’estate di molti anni fa. Tornavo a casa in autobus da Salerno, dove avevo trascorso la giornata col mio amico Lino (Fuso); come d’abitudine, l’uno aveva copiato su cassetta qualche disco all’altro, perciò in viaggio cominciai subito ad ascoltare uno dei nastri che avevo appena infilato nello zainetto. Si trattava di “Soundbombing II”, titolo che, grazie alle sue produzioni robuste, al flow ipnotico di alcuni tra i più forti liricisti di sempre e all’altissima perizia tecnica dei due turntablist di casa Beat Junkies, mi proiettò con violenza nelle migliori avanguardie dell’underground statunitense – e newyorkese in particolare. Un mixtape, nel senso letterale del termine: la pila di vinili, i piatti, i mix acrobatici, gli scratch, il beat juggling con le doppie copie… Dunque l’Hip-Hop, nella sua essenza più genuina. Quel che mi colpì allora, ma riesce a colpirmi ancora oggi, era il complessivo stato di grazia di un elenco in realtà abbastanza eterogeneo di partecipanti, tra matricole e veterani, eroi della scena hardcore e future star. “Any Man” condensava l’enorme potenziale di Eminem su un beat che nessuno gli avrebbe più fornito, The High & Mighty anticipavano una bomba dal loro “Home Field Advantage”, Shabaam Sahdeeq affiancava Pharoahe Monch, Talib Kweli e Hi-Tek affinavano l’intesa prima di “Train Of Thought”, Evidence, Tash e i Dilated Peoples giocavano la mano col tocco grezzo e minimale che avremmo presto adorato in “The Platform”, i Company Flow (o meglio: El-P e Mr. Len) con “Patriotism” confermavano di essere la migliore intuizione della Rawkus, “Next Universe” imponeva Mos Def tra le voci più interessanti del periodo. Tutto ciò, ripeto, all’interno di un meccanismo privo di sbavature, vertiginoso come i muri di Phase 2, Vulcan e Case2 che corredavano l’interno delle grafiche. “SB II” si faceva così portavoce di un momento storico – e di una visione, di un’attitudine – oggettivamente irripetibile, che ereditava l’energia inesauribile dei primordi e ricollocava l’Hip-Hop nella sua dimensione naturale: la jam, i rapper che si alternano al microfono, il pubblico sbalordito sotto il palco. E questa volta sì, lo dico con grande nostalgia.

Mistadave

“Soundbombing II” fa parte di quel novero di opere essenziali di quello che, personalmente, mi piace definire il periodo rinascimentale dell’Hip-Hop, indelebilmente marchiato da una fitta serie di dischi in grado di far respirare a pieni polmoni la vera essenza di una Cultura oramai non più correttamente interpretata, ma solo spremuta per generare profitti. Sequenziato come un vero e proprio mixtape che chiunque avrebbe potuto vendere nei vicoli del Bronx e curato dai leggendari Beat Junkies a colpi di mixer e abili graffi ai vinili, nonché pubblicato da un’etichetta ideologicamente indipendente come la Rawkus, “Soundbombing II” andava sostanzialmente a restituire all’Hip-Hop quanto gli era stato sottratto, promuovendo le vere capacità artistiche e la piena libertà creativa, proponendo un sound roccioso ed essenziale; in concreto: una sberla in faccia allo strato patinato con cui l’Industria aveva camuffato una Cultura di cui si era indebitamente appropriata. Nel corso di questi vent’anni le promesse di ieri sono diventate le leggende di oggi, grazie agli indimenticabili contributi di veri e propri assi dell’incastro sillabico: da un Pharoahe Monch se possibile ancor più imponente di quanto già non fosse con gli Organized Konfusion, a talenti cristallini firmatari di attuali pietre miliari come i Company Flow, Mos Def e Talib Kweli, passando per un Eminem liricamente già straordinario ma non ancora rapito dall’onda mainstream e l’estrema attitudine east di una crew californiana nel sangue, quei Dilated Peoples che furono appunto tra i principali contribuenti di quell’abbattimento ideologico dei vecchi attriti tra le due coste. Non ultimo, il messaggio lasciato da chi all’epoca era già considerato un veterano, ovvero Grand Puba, Sadat X e Diamond D, una presenza forte la loro, un segnale dato da chi sapeva di non essersi estinto con la fine della golden age. Oggi ci piace pensare a “Soundbombing II” come a una grande jam che si svolge immaginariamente in un differente parco di New York a ogni nuovo ascolto, coi dj che mixano la musica e il palcoscenico a disposizione solo per chi è davvero capace di interpretare adeguatamente quest’arte, offrendo una purezza lirica senza eguali sopra un’incessante quantità di boom bap ruvido come dev’essere, che mai ci ha stancati e mai ci stancherà.

li9uidsnake

Classico. Capolavoro. Di questi tempi, quelle parole si rincorrono nelle discussioni con una frequenza tale da averne prosciugato il significato. Sono un’etichetta oramai vuota, priva di qualsiasi rilevanza, che viene appiccicata sulla confezione dello stramaledetto disco di turno prima ancora che questo possa essere ascoltato, per pompare a dismisura ogni genere di hype e vendere il prodotto perfetto del momento. Capolavori annunciati alla vigilia. Dischi dell’anno dopo il primo ascolto. Classici il giorno dopo. Tutti (o quasi) pronti a evaporare dalle memorie collettive nel giro di una manciata di settimane, per lasciare spazio alla successiva infornata. E’ l’Industria del tutto e subito, la qualità (se è il caso) viene sempre dopo. E anche quando questa è manifesta, non si concede più alcun margine di manovra al tempo, una volta chiamato invece a ratificare medaglie e onori della prima ora. Quel tempo che è il solo in grado di fissare i potenziali classici nella storia, senza intaccarli con la sua ruggine. La perfezione ti lascia qualcosa dentro che rimane intatto giorni, mesi e anni dopo… Ricordo infatti come se fosse ieri (ma sono passati quasi vent’anni!) quando camminavo da casa al liceo nelle fredde mattine di dicembre, col cappuccio della felpa in testa e il gelo di “Patriotism” che rimbombava nelle cuffie. Ricordo quando tutti parlavano sempre e solo di “The Real Slim Shady” e “My Name Is”, mentre tu tiravi fuori a sorpresa le acrobazie verbali di “Any Man”; slogando poi definitivamente le mandibole con l’entrata improvvisa di “B-Boy Document 99”. Ricordo il grasso che colava da “Crosstown Beef”, la suspense al cardiopalma di “Mayor” e le metriche serrate di “WWIII”; e di quanto fosse figo condividerne l’ascolto, una cuffietta a testa, con gli amici che non conoscevano il disco o non erano mai riusciti a trovarne una copia (troppo facile, oggi, con lo streaming…). Ricordo quanto “1-9-9-9” girasse in repeat nei pomeriggi soleggiati. Ricordo l’insopportabile attesa per un album di R.A. The Rugged Man dopo aver sentito la prima volta “Stanley Kubrick”. E ricordo quando cercai di creare i primi, rudimentali mixtape con i pezzi del momento, imitando quello che avevano fatto J-Rocc e Babu tra un brano e il successivo (una su tutte quella magia tra l’assolo di Pharoahe Monch e i Company Flow). Per mesi il secondo “Soundbombing” fu una presenza fissa nei miei ascolti. Era già uscito da un po’ di tempo, ma non importava. A nessuno importava che avesse una settimana, un mese o un anno d’età. Perché alcuni dischi sono letteralmente in grado di fermare il tempo. Per altri invece (e torniamo così nel 2019) il tempo non inizia mai neppure a scorrere.

Lord 216

Su “Soundbombing II” posso metterci del personale. Mentre guardavo la inner con quel pezzo galattico di Phase 2, un dettaglio ha attirato la mia attenzione. Dentro al pezzo sembra che ci sia scritto senso unico. Senso unico?! Phase 2?!?! Poi vado a una serata al Link di Bologna (quello dietro la stazione, per chi si ricorda…) e nel parcheggio mi vedo ‘sta murata orgasmica di Phase 2 e Vulcan. E sì, Phase 2 ha coperto un cartello stradale, un senso unico! Non posso prescindere da quest’aspetto emotivo (sono un vecchio che parla di un disco di vent’anni fa, il pippone è il minimo…), per me quella roba lì parla di allora, di quella gente e di quella fotta, di quel periodo in cui la Rawkus, independent as fuck, cacciava dischi incredibili, metteva i rookies accanto alle leggende al Lyricist Lounge, portava i quattro elementi nell’estetica e nell’intenzione, creava quel fermento che era (e nelle mie convinzioni è tutt’ora) il modo corretto di rappresentare l’Hip-Hop. Musica bellissima, non solo di valore ma di valori. Categoria: imprescindibili. P.S. mentre contemplavo flashato la suddetta murata è passato di lì Phase 2 in persona, ma questa è un’altra storia…

Cazza

Per me, e sono certo per molti altri maniaci che scrivono sulle pagine di RapManiacZ, parlare di “Soundbombing II” e più in generale della mitica Rawkus non equivale solo ad argomentare nel merito alcune tracce, un album o una delle etichette di maggiore spessore degli anni novanta, di certo significa parlare di un’epoca storica e soprattutto della propria storia legata alla Cultura Hip-Hop e a quanto gli graviti attorno. Ricordo come fosse ieri quel giorno: il 18 maggio 1999 avevo da poco compiuto quattordici anni e il mio amore per l’Hip-Hop, così come la voglia di esplorarlo nelle sue più lontane profondità, erano alle stelle; io e pochi altri soci vivevamo nella trepidante attesa di comprare qualche nuova uscita – o, ancora meglio, masterizzare qua e là qualche album da amici più grandi e con le tasche decisamente più imbottite. Per noi, folgorati sulla via di Damasco da qualche strofa carpita qua e là di R.A. The Rugged Man, “Stanley Kubrick” era il pezzo che si stagliava quale Sacro Graal e poterlo finalmente ascoltare era la nostra massima aspettativa. Confesso: il mio primo ascolto è stato su un CD copiato, ma ricordo come oggi il lettore che si apre, la fretta di inserire il disco, lo skip fino alla traccia numero sette (perdendo colpevolmente il missaggio di J-Rocc e Babu!), il beat di Capital The Crimelord, arrogante e aggressivo quanto basta. E quindi il vocione <<be-ba-doom, yo, feel that bassline Cap/…/the track bouncy, nobody get more rowdy than Suffolk County, peace to Crackhead Crowley Honky Thomas, Cat McGlaughling, the whole crew Cab Morada, what you gonna do, we roll through?>>. Poi solo estasi. Non solo per la traccia, ma per il disco in sé, che episodio dopo episodio svelava un mondo di hit paurose; e, soprattutto, perché da quel giorno comprendemmo il significato di Rap underground. Che per me è il momento in cui diventammo grandi, musicalmente parlando.

Tracklist

AA.VV. – Rawkus Presents Soundbombing II (Rawkus Records 1999)

  1. Intro
  2. (Any Man Intro) (The Beat Junkies)
  3. Any Man (Eminem)
  4. B-Boy Document 99 (The High & Mighty feat. Mos Def and Mad Skillz)
  5. (WWIII Intro) (The Beat Junkies)
  6. WWIII (Pharoahe Monch and Shabaam Sahdeeq)
  7. Stanley Kubrick (R.A. The Rugged Man)
  8. A Message From J-Live & Prince Paul
  9. (Crosstown Beef Intro) (Kid Capri and The Beat Junkies)
  10. Crosstown Beef (Medina Green)
  11. (7X L Intro) (Marley Marl, Pete Rock and The Beat Junkies)
  12. 7XL (Sir Menelik feat. Grand Puba and Sadat X)
  13. Chaos (Reflection Eternal feat. Bahamadia)
  14. Soundbombing (Dilated Peoples and Tash)
  15. Brooklyn Hard Rock (Thirstin Howl III)
  16. Mayor (Pharoahe Monch)
  17. (Patriotism Intro) (The Beat Junkies)
  18. Patriotism (Company Flow)
  19. (1-9-9-9 Intro) (Q-Tip and The Beat Junkies)
  20. 1-9-9-9 (Common feat. Sadat X)
  21. When It Pours It Rains (Diamond)
  22. A Message From Mos Def & The Beat Junkies
  23. Next Universe (Mos Def)
  24. (Every Rhyme I Write Intro) (The Beat Junkies)
  25. Every Rhyme I Write (Shabaam Sahdeeq feat. The Cocoa Brovaz)
  26. On Mission (Reflection Eternal)
  27. Outro

Beatz

  • Da Beatminerz: 3
  • Dj Mighty Mi: 4
  • Lee Stone: 6, 16
  • Capital The Crimelord: 7
  • Pos Plug Won: 10
  • Dj Spinna: 12
  • Hi-Tek: 13, 20, 23, 26
  • Evidence: 14
  • Smitty and Thirstin Howl III: 15
  • El-P: 18
  • Diamond: 21
  • Nick Wiz: 25

Scratch

  • Dj Sebb: 4
  • Dj Mr. Len: 18
  • Hi-Tek: 20, 26
  • Etch-A-Sketch: 23
  • Dj Massey: 25