Trina – Da Baddest Bitch

Voto: 1,5

Ecco l’album d’esordio della bella mc che abbiamo già conosciuto in “Nann Nigga” (“www.thug.com”, l’album di Trick Daddy del 1998): qui Trina ci ricorda (o riconferma) che attualmente non sembra così indispensabile avere delle capacità, più sei sexy, più parli di sesso, più fai scandalo e più hai possibilità di vendere. Dicono sex sells, no? Del CD in questione è possibile trovare due versioni, quella clean (quindi censurata) e l’altra col parental advisory, le rispettive copertine passano dalla ragazza ammiccante seduta sulla scrivania alla più esplicita baddest bitch seduta su un nigga in abiti succinti e in procinto di attuare tutto ciò che ci narrerà nelle sue canzoni.

L’omonimo singolo di “Da Baddest Bitch” è già tutto un programma, chi ha visto il video o anche solo ascoltato il pezzo potrebbe tranquillamente mentire raccontando di aver sentito tutto l’album perché le altre sedici tracce, fatte rare eccezioni, mirano a esaltare il personaggio di Katrina Taylor, la quale ci spiega in cosa consiste essere la baddest e non, a differenza delle sue colleghe, la queen bitch. E funziona, a quanto pare: questo suo primo disco venderà più di ottocentomila copie.

L’album non si apre con un vero e proprio intro ma con “The Big Lick”, un pezzo tecnicamente simile a uno storytelling in cui Trina e alcuni amici (la Lost Tribe) organizzano un furto ai danni di un suo partner. E’ un pezzo divertente perché pieno di ping pong tra Trina e amici, voci al telefono e dal vivo: l’intento è di aprire il tutto dando un’idea di ciò che verrà, di quanto cattiva sia questa signorina debuttante e di cosa è capace… Peccato, però, sia più capace a recitare che non a rimare: nella sua strofa più lunga canta sei versi di fila che terminano in –ya.

Di tipicamente Hip-Hop c’è “If U”, dal beat tranquillo e non particolarmente curato, ma con un ritornello di quelli sulla fraternità e via a seguire: ovviamente tutto al femminile. Inutile soffermarsi sulla descrizione di ogni singolo brano perché si diventerebbe ripetitivi fino all’inverosimile, Trina continuerà a urlarci con la sua voce acuta, quasi in falsetto, che è lei la peggio stronza/puttana e tutti gli uomini che la accompagnano concorderanno con lei, ad esempio “I Don’t Need You” doveva essere una sorta di litigio fra i due sessi e Trina non usa mezzi termini (<<your dick too small for me>>), mentre Trick Daddy si guarda bene dallo sbilanciarsi troppo. Anche nel “Club Skit” la nostra bella non rinuncia a fornire una dimostrazione pratica del suo caratterino (<<first of all I’m not your baby, so get your tired cell rag…>>).

Uno dei grossi problemi di “Da Baddest Bitch” sta però, come dicevo, nelle rime di Trina: sono già sentite e tutte uguali (-in-uh-ya…). Chi, poi, non ha perso le speranze e arriva alle ultime tre tracce senza aver skippato le altre, si ritrova ad ascoltare una Trina che pare rinneghi tutto ciò che ha detto prima: un tributo a un amante, uno alla madre e un sogno. E’ “I’ll Always” a presentarci una Trina non più solo mono-orientata verso il sesso bensì aperta anche ai sentimenti, parla di un solo uomo e non del mondo maschile in generale, una specie di tributo a qualcuno di cui non viene detto il nome (C-Murder?). Immediatamente dopo, un altro tributo, questa volta alla madre: non so quante altre, dopo quindici tracce a sfondo esplicitamente sessuale, avrebbero il coraggio di dedicare una canzone a quella donna che mi ha fatto diventare la lady che volevo diventare (?) e parlarci dolcemente di questa “Mama” che lei stima tanto.

Come l’intro era un pezzo interessante, è giusto che lo sia anche l’outro: in “Take Me” Trina, con la partecipazione di Pam delle Total, ci mostra l’altro lato della medaglia, chiedendosi se esiste un mondo dov’è tutto al contrario, dove non è più quella che fermano per strada e che conoscono tutti, dove non dev’essere per forza sexy e chiede insistentemente di essere condotta dove può essere se stessa, non una sex-symbol né una bitch (Trina, fammi sapere se poi hai trovato questo mondo…).

Concludendo, abbiamo ascoltato diciassette tracce per un totale di quasi sessanta minuti di musica, su queste diciassette, di cui tre skit, in undici compaiono dei featuring e la maggior parte sono senza particolari utilità (come sprecare Twista in “Watch Yo Back”), salvo quella di far esaltare al massimo la protagonista, i beat sono quelli che vengono destinati ai cosiddetti Miami ass-shakers e forse il giudizio più simpatico e meno cattivo con cui concludere è quello che nel 2000 lessi su The Source: …a version of the Spice Girl’s girl-power concept (…) powerful, rude and raw. But baby, we like it raw…

Tracklist

Trina – Da Baddest Bitch (Atlantic Records/Slip-N-Slide 2000)

  1. The Big Lick [Feat. The Lost Tribe]
  2. Da Baddest Bitch
  3. If U [Feat. Mystic]
  4. Hair Dresser Skit
  5. Ain’t Shit [Feat. Loise Lane]
  6. Off The Chain With It [Feat. Trick Daddy]
  7. 69 Ways [Feat. J-Shin]
  8. Club Skit
  9. Ball Wit Me [Feat. 24 Karatz]
  10. Watch Yo Back [Feat. Twista]
  11. Off Glass [Feat. Deuce Poppito]
  12. Answering Machine Skit
  13. I Don’t Need You [Feat. Trick Daddy]
  14. I Need [Feat. Tre+6]
  15. I’ll Always
  16. Mama [Feat. J.A.B.A.N. and J-Shin]
  17. Take Me [Feat. Pamela Lang]

Beatz

  • Hugo Boss: 1
  • Black Mob Group: 2, 13
  • Charles Harrison and Leland Robinson: 3
  • Righteous Funk Boogie: 5, 6, 10, 11, 14, 16
  • Dwayne ‘Spiderweb’ Webb: 7
  • The Committee: 9
  • Derrick Baker: 15
  • Red Spyda: 17
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