Supastition – Chain Letters

Voto: 4 +

ChainLetters500Ho fatto la conoscenza di Supastition attraverso “Orange Moon Over Brooklyn” di Pumpkinhead, poi è arrivata la recensione di “Chain Letters” firmata Luca Riccioli (primo numero di Superfly, gennaio/febbraio 2006, l’immenso Mode 2 in copertina), il quale diceva: l’ennesima prova che non c’è bisogno di essere cresciuti nelle case popolari per fare del buon boom bap; assunto puntuale nel descrivere in una riga i due pregi più significativi dell’album, da un lato la capacità dell’mc di allontanarsi dai soliti cliché, pur confermando una personalità al microfono di tutto rispetto, dall’altro il ricorso a sonorità parecchio tradizionali, peraltro con performance molto convincenti.

Originario di Greenville (North Carolina), Supastition approda alla Soulspazm dopo “7 Years Of Bad Luck” (2002), pubblicando prima “The Deadline” (2004) e, l’anno seguente, “Chain Letters”, vertice qualitativo di una carriera mai sbocciata nella notorietà vera e propria e che ha vissuto una breve pausa di riflessione interrottasi grazie a “The Blackboard EP”. A parte la strofa dell’intro (<<bangs better than anything on your label roster/consider this the day that I prosper>>) e la bonus track conclusiva, abbiamo quindici tracce tonde per un totale di circa settanta minuti di durata nei quali Supa esibisce anzitutto un campionario tecnico di tutto rispetto – flow duttile, lessico ampio, rime interne, voce ferma, delivery pulita.

Quello di “Chain Letters” è un rapper maturo e nel pieno della propria forma, a suo agio nello storytelling (“A Baby Story”, amaro racconto di un padre che dà più attenzioni a una Cadillac DeVille che al figlio), nell’autocelebrazione (“Hate My Face”), nella riflessione sentimentale (“Split Decisions”, “Yesterday Everyday”), nei tributi verso il mondo della musica (“100%”: <<stop tryin’ to label it/it ain’t conscious music/so pardon me if you think I’m too deep and serious/I just write what I feel and speak from experience>>; il refrain coi cut su Jeru The Damaja, CL Smooth e O.C. è da manuale!) e nella rievocazione dei ricordi (“Nickeled Needles V2” ne affianca di vario tipo: <<when your Atari used to come with joysticks and games/when all a rapper used to spit was flames>>).

Di brano in brano e sugellando poche ma selezionate collaborazioni, Supa conduce il disco attraverso episodi convincenti in tutti i loro aspetti, dall’mcing al beatmaking, merito appunto da condividere coi cinque produttori che lo affiancano. Il più impegnato è Illmind, praticamente metà tracklist tra tagli classici (“100%”) e composizioni più calde (“Soul Control”) senza sbagliare un solo beat, seguono l’australiano M-Phazes, altrettanto bravo a trovare la giusta alchimia col protagonista, poi Nicolay (un po’ più melodico, come sua abitudine), Jake One (“Hate My Face” è una mina!) e tale Madwreck. In breve, “Chain Letters” si rivela un progetto lineare e globalmente riuscito, godibile ancora oggi nonostante i quasi dieci anni di anzianità. Da recuperare senza indugi, laddove malauguratamente vi manchi.

Tracklist

Supastition – Chain Letters (Soulspazm Records 2005)

  1. Chain Letters (Intro)
  2. Don’t Stop
  3. Split Decisions
  4. Soul Control [Feat. Phonte and Big Pooh]
  5. Rise
  6. That Ain’t Me
  7. Hate My Face
  8. Special Treatment
  9. Ain’t Goin’ Out (Like That)
  10. A Baby Story [Feat. Noñameko]
  11. 100%
  12. Yesterday Everyday [Feat. Dminor]
  13. Nickeled Needles V2
  14. Appreciation
  15. Blood Brothers [Feat. Seven]
  16. Always [Feat. Can’Tell]
  17. Soul Control (Solo Version – CD Only Bonus Track)

Beatz

  • Illmind: 1, 4, 6, 8, 9, 11, 15, 17
  • M-Phazes: 2, 3, 13, 16
  • Nicolay: 5, 10, 12
  • Jake One: 7
  • Madwreck: 14

Scratch

  • The White Shadow Of Norway: 1, 11
  • Faust and Shortee: 2, 13