Sadistik – Altars

Voto: 4 +

altarsUna fetta delle reazioni che Altars”, l’ultima fatica solista di Sadistik, ha scatenato nel pubblico online è particolarmente emblematica di cosa ci sia oggi che non funziona nell’audience della doppia acca, in particolare di quella spiccatamente underground, concetto che col passare degli anni ho iniziato a detestare in quanto, con ogni probabilità, non ha più senso di esistere in un mondo in cui anche la più sconosciuta delle autoproduzioni finisce per essere disponibile su qualche piattaforma di streaming. Questi personaggi, che rappresentano una sorta di deformazione in chiave hipster del classico b-boy appassionato di una o più sottocorrenti alternative dell’Hip-Hop, sono un piccolo cancro dell’evoluzione artistica, specie oggi, perché chiunque nel giro di due clic matura la convinzione di essere un sofisticato opinionista. Sono quelli che rigettano ogni cambiamento. Quelli che ah, ma negli anni ‘90 era tutto meglio, non perché amano la tradizione, ma perché amano il vecchio. Quelli che quando il missaggio suona pulito e cristallino sbuffano, perché non si sente il fruscio del vinile. Fondamentalmente quelli che l’unica cosa che hanno under the ground è la testa, inevitabilmente zeppa di terra.

Come mai questa insolita lenzuolata al retrogusto di polemica? Perché Sadistik, alla faccia della fazione dei prima era meglio, ha deciso di fare un passo avanti, accantonando i crismi esoterici e lisergici di Ultraviolet” – che in parte avevamo potuto ascoltare anche in Phantom Limbs” assieme a Kno – in favore di uno sterrato sonoro e di strutture compositive più conformi a canalizzare e reggere l’urto della sua catarsi. Un nichilismo concentrato e diretto che prende forma, amplificato dall’infusione caustica orchestrata da Graham O’Brien, in “God Complex“, dove lo sentiamo ergersi al livello di quelle divinità (<<I don’t vie for dumb, I become divine/will I sacrifice my sun to shine?>>) che considera – quanto se stesso – al pari del nulla.

<<Sacrifice your Gods, before your Gods sacrifice you/no Gods, I know no Gods>>, prosegue Sadistik nel ritornello di Sacrifice”, altro tassello della sua personale crociata deicida, incastonando la cupa poetica con incastri puntuali tra le pieghe atmosferiche di un beat algido e dalle venature malinconiche. “Free Spirits” e la piroclastica Salem Witches” viaggiano invece su binari decisamente più roventi, l’ultima in particolare figurata con efficacia attraverso un liricismo dai tratti grotteschi (<<when our religions is art and sin/artisan of darkness, a heart with pins/pick apart our symptoms chart the difference/char who’s different and charge admission/I’m necromancer, high as fuck watching Nekromantik/cut the lights for the Devil’s magic/blood of Christ, let’s get romantic>>). In Cotard’s Syndrome”, ancora, una delle tracce di spicco dell’intero progetto, la condizione illusoria è utilizzata come pretesto per incarnare la sensazione di morte interiore causata dalla perdita prematura dei propri cari, nel caso specifico del padre e dell’amico nonché collega Eyedea, scomparso nel 2010. Sull’evoluzione pulsante della strumentale, che si eleva di strofa in strofa a un piano di consapevolezza superiore, Sadistik plasma uno scenario spettrale (<<first daddy died, then Mikey died/why am I so dead inside?/Maggots filled this head of mine/my tongue’s fly paper to catch the flies/I spit ‘em out towards a wretched sky/water tastes like insecticide/watch it take out my sense of pride/it’s a genocide of my gentle side>>) traducendo in rima gli squarci che affliggono il suo animo.

Iconoclasta e oscuro, “Altars” è la redenzione di uomo che ha sacrificato ogni entità spirituale estranea (<<burning the altars/watch ‘em all perch with the vultures/eating away, one day they’ll all turn into sulfur>>), ponendo unicamente le proprie istanze intrapsichiche al centro dell’orbita vitale. Il tutto dipinto su quella che è, obiettivamente, la miglior fornitura di tele musicali gli sia mai capitata nel corso della carriera.

E’ il mio cuore, ha detto Sadistik descrivendo il disco; certo, per riuscire ad auscultarne bene il battito forse conviene prima tirare fuori la testa e levarsi il terriccio dalle orecchie. Intelligenti pauca.

Tracklist

Sadistik – Altars (Equal Vision Records 2017)

  1. Voodoo Dali
  2. God Complex
  3. Free Spirits
  4. Roaches
  5. Honeycomb
  6. Cotard’s Syndrome
  7. Salem Witches
  8. Sacrifice
  9. Water [Feat. Kristoff Krane]
  10. Molecules [Feat. P.O.S. and Terra Lopez]
  11. Kaleidoscope
  12. Silhouettes [Feat. Lige Newton]

Beatz

  • Madeaux and Graham O’Brien: 1
  • Ryu Alexy, Jimmy Kelso and Graham O’Brien: 2, 3, 8
  • Fameless and Graham O’Brien: 4
  • Fameless, Graham O’Brien and Ryu Alexy: 5, 6
  • Andy McMann and Graham O’Brien: 7
  • S.A.T. and Graham O’Brien: 9
  • Eric G. and Graham O’Brien: 10
  • Myst, Azalah and Graham O’Brien: 11
  • Furnace Of Stars and Graham O’Brien: 12
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