Royce Da 5’9” – Book Of Ryan

Voto: 4,5

In momenti di particolare difficoltà è capitato a chiunque: voler vivere l’esistenza di un’altra persona, osservare il confinante e notare il verde sgargiante del suo prato, chiedersi perché la nostra vita sia governata da ore di lavoro e costanti preoccupazioni dimenticandoci di chi sta peggio di noi. Si vola con la fantasia immaginando una vita senza difficoltà, come quella delle celebrità, senza riflettere sul fatto che al di là del conto in banca i problemi esistono per tutti e che la felicità non è un bene che si può acquistare e ricevere il giorno successivo attraverso Amazon Prime. La fama, i soldi, bisogna saper gestire tutto con accortezza; lo sa bene chi ha visto aumentare esponenzialmente le proprie disponibilità economiche dopo aver vissuto una precedente povertà, chi non è riuscito a orientarsi in un mondo lontano da quello di chi fatica quotidianamente, chi non si è reso conto di godere un paradiso terreno accessibile a pochi mentre la discesa verso gl’inferi era già cominciata da un pezzo.

In quei momenti diventa urgente la necessità di fermare tutto e riconsiderare le priorità.

Book Of Ryan” è un volume scritto da un autore alla ricerca di se stesso e pronto ad affrontarsi con grande coraggio, ben conoscendo il costo del riesame emozionale di tutte le parti che hanno composto la propria esistenza fino a questo momento, evocando i ricordi di un bambino cresciuto tra dipendenza e violenza, di un ragazzo uscito dal quartiere grazie alla sua grande capacità di fare Rap, di un uomo semi-distrutto dalle sue stesse radici, dalle sue decisioni discutibili, dalla mancanza di maturità e senso di responsabilità, svuotando i rimpianti assieme alle ultime gocce di quella che per lungo tempo è stata l’amica più fedele, la bottiglia. Grazie alla sua fervente attività artistica, Royce Da 5’9” si è senza dubbio guadagnato la possibilità di vivere in maniera più agiata, di poter guidare le auto che gli occhi sognanti del ragazzino che è stato immaginavano così frequentemente, di essere costantemente accondiscendente verso l’altro sesso senza badare al saldo del conto che si sarebbe presentato poi, dei peccati da espiare, delle ciclicità degenerative da cancellare.

A volte il male si può sradicare ripartendo da lontano, scavando in cerca delle spiegazioni necessarie. Ryan Montgomery sceglie la veste del terapeuta di sé, tenendo in perfetto equilibrio le emozioni, rintracciando una causa, una giustificazione, evitando di puntare dita e assegnare colpe troppo frettolose. L’evocazione dei ricordi esige risposte senza svelare inutili vittimismi, il dolore è indubbiamente presente ma viene ripreso con straordinaria maturità, senza mai tralasciare significativi dettagli che fanno emergere il lato positivo di ogni questione qui affrontata. E’ proprio questo il campo in cui Ryan dimostra di eccellere in tale contesto, incrociando le grandi qualità di mc alla creatività immaginativa con storytelling sorretti da una recitazione metrica forte e profonda, opportunamente alternati a skit che fungono da libretto d’istruzioni per interpretare nella maniera corretta i significati dei pezzi, sospendendo momentaneamente la grande intensità dei racconti per concedere una boccata d’aria a chi è all’ascolto.

E’ proprio questo settore tematico a far emergere i capolavori del disco, tanto per le vibrazioni che trasmettono quanto per il loro rappresentare un film tradotto in piogge torrenziali di rime polisillabiche espresse con una varietà di flow che si adatta con facilità a tutti i brillanti territori sonori chiamati ad affrontare. Le campane solo apparentemente a festa di “Power” delineano una magistrale ricreazione di istantanee estratte dall’album dei ricordi delle festività di casa Montgomery, suddividendo le strofe tra Natale e Giorno del Ringraziamento, quindi unendo tali occasioni attraverso la figura violenta di un padre colpevole di abusi verso se stesso e soprattutto verso gli altri membri della famiglia, senza perdere di vista il fatto di possedere due figure genitoriali presenti. “Cocaine” è intrisa di dolore e rimpianto, sentimenti emergenti pure nella forte espressività dell’enunciazione del testo, letteralmente sorprendente nel ribaltare una prospettiva di denuncia dei vizi del padre in inatteso ringraziamento per la riabilitazione dallo stesso conseguita. “Protecting Ryan”, tra gli intermezzi più significativi, è in grado di far apparire nella mente dell’ascoltatore delle autentiche scene in movimento, evidenziando una situazione di complicità nei riguardi del fratello maggiore, emotivamente però non ancora del tutto risolta.

Quanto appena esposto vuol essere un metodo di ricerca di una giustificazione quasi genetica dei propri fallimenti, tuttavia non è certo l’unica motivazione per cui la famiglia e le generazioni a lei precedenti vengono così costantemente tirate in ballo. C’è difatti da tenere conto di passi nostalgici, cromaticamente sbiaditi ma ancora ben impressi nella mente, che ritagliano piacevoli parti di passato: “Boblo Boat”, spettacolarmente interpretata assieme a J. Cole su un pertinente tappeto musicale, vede Royce intento a ricordare la gioia della gita al parco dei divertimenti zoomando specificatamente nel tragitto per arrivarvi, condividendone le immagini più felici (<<nothing compared to our family trips/…/and as a family, we was just so happy/when him and mama got along on the Bob-Lo boat>>), mentre la trionfale “Amazing” (per l’occasione si campionano i Tears For Fears) utilizza un simbolismo ben preciso per rappresentare il ritorno nel quartiere di un ragazzino oggi adulto, riuscito a creare molti dei presupposti ai quali le liriche a fuoco rapido di “Legendary” fanno esplicitamente riferimento.

Ventuno tracce – pur comprensive di skit e di un remix – non sono un quantitativo certo leggero da gestire in un periodo discografico i cui ritmi sono dettati dalla frenesia nelle pubblicazioni di EP inferiori alla mezz’ora, eppure l’asso di Detroit governa la sua nave come meglio non si potrebbe, centrando sistematicamente dosaggio tematico e direzioni musicali. Quando gli otto millimetri di pellicola necessitano di essere arrotolati e riposti per un attimo nel cassetto emerge il dissacrante battle rhymer che sa colpire forte e duro, qualità ideali da spartire con un vecchio amico un tempo ossigenato e tutt’oggi pazzesco per acrobazie metriche e dizione (la favolosa “Caterpillar”) così come prominenti al punto da permettere al protagonista di citofonare a gente del calibro di King Push, Jada e Fab per organizzare indulgenti hit spaccacervicali cui è impossibile resistere (“Summer On Lock”).

La selezione dei beat, procurati da una decina abbondante di spacciatori che tengono sistematicamente alta la qualità senza particolari distinzioni di nominativi, prevede sonorità spiccatamente votate a melodie di pianoforti e archi perfettamente sintonici verso le numerose parti cantate – molto bene – sia dagli ospiti che dal protagonista stesso; che si tratti di sample o di porzioni suonate non manca mai la percezione della direzione emotiva espressa nell’adeguato accompagnamento del testo, una qualità riflessa anche dal più semplice degli intermezzi, nello specifico interamente curati da un Mr. Porter autore della maggior parte dei brani e corresponsabile dell’imprinting esecutivo di tutto il lavoro. E’ una produzione moderna, pulita, che non ha certo timore di sconfinare nella musica da club senza marcare troppo la mano (con la sola eccezione della discutibile presenza di T-Pain nella pomposa “First Of The Month”), dotando il disco della necessaria scorrevolezza, di evidente versatilità e di un senso di coesione determinante per il sostegno del concetto di fondo che racchiude i circa sessanta minuti di durata.

What comes up must come down, dicevano; ma in questo cammino così travagliato è giunta l’ora di puntare nuovamente verso l’alto e farvi presenza fissa, intenzione già proposta dall’ottimo “PRhyme 2” e confermata da “Book Of Ryan”, il progetto più ambizioso del cammino artistico di un Royce Da 5’9” maturo al punto da capitalizzare i propri fallimenti ricavandone un prezioso arricchimento della sua già spessa dimensione di mc, oggi meritevole protagonista di un duemiladiciotto che lo sta finalmente vedendo in un ruolo dominante.

Tracklist

Royce Da 5’9” – Book Of Ryan (eOne/Heaven Studios 2018)

  1. Intro
  2. Woke
  3. My Parallel (Skit)
  4. Caterpillar [Feat. King Green and Eminem]
  5. God Speed [Feat. Ashley Sorrell]
  6. Dumb [Feat. Boogie]
  7. Who Are You (Skit)
  8. Cocaine
  9. Life Is Fair
  10. Boblo Boat [Feat. J. Cole]
  11. Legendary
  12. Summer On Lock [Feat. Pusha T, Jadakiss, Fabolous and Agent Sasco]
  13. Amazing [Feat. Melanie Rutherford]
  14. Outside [Feat. Marsha Ambrosius and Robert Glasper]
  15. Power
  16. Protecting Ryan (Skit)
  17. Strong Friend
  18. Anything/Everything
  19. Stay Woke [Feat. Ashley Sorrell]
  20. First Of The Month [Feat. T-Pain and Chavis Chandler]
  21. Caterpillar (Remix) [feat. King Pain and Logic]

Beatz

  • AntMan Wonder: 1
  • Key Wane: 2, 20
  • Mr. Porter: 3, 5, 7, 11, 14, 16, 17, 18
  • S1 and Epikh Pro: 4, 6, 13
  • Dj Khalil: 8
  • Fuse and Dj Khalil: 9
  • 808-Ray and Cool & Dre: 10
  • StreetRunner and Tarik Azzouz: 12
  • Boi-1da and The Maven Boys: 15
  • Illmind and Frank Dukes: 19
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