TRANSPLANTS - TRANSPLANTS

Reviewed by Ghigo Freeman
VOTO
(da 1 a 5)
: 3,5

Perché recensire l'album dei Transplants che, apparentemente, non ha niente a che fare con RapManiacZ? Per vari motivi. Anzitutto perché è un prodotto originale, che prende le distanze dai gruppi di origine dei vari membri del terzetto californiano: quello dei Transplants non è un disco Punk, anzi, questa è la definizione più errata con la quale liquidare le dodici tracce del disco. Poi perché si tratta di un perfetto esempio di come il termine Crossover abbia ormai un significato molto, molto ampio: sissignori, i Transplants fanno Crossover, nel senso che mischiano diversi generi musicali e, tra questi, alcuni di matrice nera come Reggae, Ska e, se vogliamo, anche il Rap. Certo, non vi aspettate dei Gorillaz più rozzi, però diciamo che l'ardito accostamento può già darvi una vaga idea. Veniamo ai dettagli. Dietro il progetto Transplants si cela uno dei personaggi più importanti della scena Punk made in USA, ovvero Tim Armstrong, chitarra e voce degli Operation Ivy prima e, oggi, dei Rancid. Nati alla fine del 1999, i Transplants erano inizialmente una one-man band, un esperimento di Armstrong nel suo studio durante un momento di inattività del suo gruppo vero e che, invece, grazie al vocalist Rob Aston e Travis Barker, batterista dei Blink182, ha preso la forma di un gruppo in carne ed ossa e questo primo album omonimo ne rappresenta il debutto. Difficile dare una definizione precisa alla musica dei Transplants: nelle dodici tracce del disco si rincorrono e si mescolano riferimenti a svariati generi, dal Punk Rock clashiano al Reggae fino all'Elettronica, tutti però con un unico filo conduttore, un suono sporco che alterna momenti aspri e passaggi più rilassati, con melodie gradevoli e orecchiabili. Il risultato è un disco da ascoltare, specie se si è alla ricerca di qualcosa che rompa con gli standard abituali e, mi sembra scontato, con quello che radio e TV continuano a propinarci. Per quanto riguarda i singoli pezzi, posso segnalarvene qualcuno cercando di essere il più obiettivo possibile, dato che quest'album mi piace davvero tanto. Partiamo dall'inizio ovviamente, si comincia alla grande con "Romper Stomper", chitarra e batteria a scandire un ritmo sul quale la voce di Aston si inserisce alla perfezione: il suo Rap è elementare, magari ingenuo o, ad esser buoni, molto old school, però, checché ne pensiate, è efficace e sinceramente lo trovo davvero azzeccato, anzi proprio non riuscirei ad immaginare i Transplants con una voce differente. A seguire c'è "Tall Cans In The Air", un altro gioiellino: il ritmo è accattivante e il ritornello (<<Tall cans in the air, let me see 'em, fuck you!>>) è un pericoloso tormentone che non si può non cantare: per quanto le urla di Aston siano poco melodiose sfido chiunque a star fermi (da segnalare, inoltre, la presenza ai cori di Brody Armstrong, moglie di Tim e cantante/chitarrista dei The Distillers). Degno di nota anche il lento dell'album, "Sad But True", di cui il titolo già dice tutto: una canzone d'amore (sì, anche i Punk più brutti e cattivi hanno un cuore). Ancora, "California Babylon", ritmo in levare e titolo emblematico, "D.R.E.A.M.", l'episodio più vicino al Rap, infine "Diamonds And Guns", con il pianoforte iniziale che si fisserà nella vostra testa assieme a tutti gli uhu uhu, forse la traccia più riuscita di tutto l'album. Per tornare al discorso sulla tecnica di Rob Aston, c'è da dire che in questo pezzo il microfono è anche tra le mani di Son Doobie e la differenza si sente tutta: non c'è confronto, è ovvio, però i Transplants non fanno Hip-Hop, quindi è inutile star qui a discutere sulle capacità e sul modo di rimare dell'uno o dell'altro. Altra annotazione, al basso di "Diamonds And Guns" troviamo Matt Freeman, bassista dei Rancid che qui timbra il cartellino di presenza e che accompagna i Transplants in tour, ai cori di "We Trusted You" invece abbiamo Lars Frederiksen, chitarra e voce nei Rancid, dulcis in fundo, guai a scordarcelo, tra gli ospiti figura anche Davey Havok degli AFI. Non è il disco del secolo ma, ripeto, "Transplants" è un prodotto originale, raccomandato a chi è aperto a tutta la musica ed apprezza esperimenti e contaminazioni. Io già aspetto con impazienza il loro prossimo disco.


TRACK LIST

Transplants - Transplants (Hellcat Records 2002)
  1. Romper Stomper
  2. Tall Cans In The Air
  3. D.J. D.J.
  4. Diamonds And Guns
  5. Quick Death
  6. Sad But True
  7. Weigh On My Mind
  8. One Seventeen
  9. California Babylon
  10. We Trusted You
  11. D.R.E.A.M.
  12. Down In Oakland