Dilated Peoples # Expansion Team

L'attesa è durata appena un anno e mezzo, i Dilated Peoples sono tornati e la nuova missione è espandere al globo intero la piattaforma gettata con il primo storico album. Ultimamente sembrava che qualsiasi cosa provenisse dalla left coast dovesse avere il marchio di Evidence, sempre più in auge nelle vesti di produttore oltre che di mc sopraffino. Ma con tutto il lavoro extra che avrà dovuto svolgere, sarà riuscito a concentrarsi sul nuovo album? "Expansion Team" sarà all'altezza di "The Platform"? Le voci che giravano al riguardo prima dell'uscita parlavano di un lavoro più omogeneo e più completo rispetto al primo, perché nato da un progetto unitario e non frammentario come era accaduto per l'ottimo "The Platform", che ricordiamo era stato realizzato nell'arco di due anni (il primo singolo uscì nel '98, si trattava di "Work The Angles", mentre l'album uscì ben due anni dopo, nel 2000). Ma tutto sommato non credo che sia questo il parametro da usare per confrontare i due prodotti, per un semplice motivo: nonostante tutto "The Platform" si è rivelato un classico, i pezzi sono legati tra di loro alla perfezione pur essendo nati in momenti diversi e paradossalmente non si può dire lo stesso di "Expansion Team", nel quale purtroppo c'è qualche episodio che sembra stonare con il resto. Ma andiamo con ordine. Partiamo con gli episodi migliori: il primo è proprio la traccia iniziale, "Live On Stage", breve intro live e poi mazzate alla cecata su un beat grandioso di Alchemist, capolavoro. Grandiosi anche "Clockwork", base stellare di Premier che smentisce clamorosamente quanti lo facevano in crisi, e "Proper Propaganda", il mio pezzo preferito, opera di un Babu ai massimi livelli nei panni di produttore. Sopra la media anche "Self Defense", "Panic" e "Night Life" prodotte rispettivamente da Juju dei Beatnuts, The Alchemist e Joey Chavez. Rientrano invece perfettamente nella media le due tracce prodotte da Evidence (su "The Platform" aveva fatto di più), ovvero "Heavy Rotation" coi Liks (occhio a Tash che spacca) e l'interludio di Defari, una delle migliori produzioni dell'album dalla quale sarebbe potuto nascere un capolavoro se solo ci avessero fatto un pezzo vero e proprio... peccato. Da segnalare anche l'altro interludio, quello con Phil Da Agony, nel quale ritorna quel rumore tanto caro ai writers che Joey Chavez aveva già usato in "Years In The Making". Ma la prima stonatura dell'album arriva, a mio avviso, con il primo singolo estratto, "Worst Comes To Worst", in cui Alchemist utilizza lo stesso campione usato per metà da True Master in "One Step" di Killah Priest ("Heavy Mental", 1998), e senza alcun dubbio lo valorizza - sia chiaro, niente da dire sul risultato finale - , ma la sensazione di già-visto-già-sentito non è per niente piacevole. Poco riuscito secondo me anche il pezzo con i Beat Junkies, in cui le pur ottime evoluzioni dei quattro turntablers (Babu, J-Rocc, Rhettmatic e Melo-D) si sposano male con un campione non eccezionale, niente più che un fastidioso lamento. Deludenti anche le due tracce che vedono impegnati ?uestlove e Black Thought dei Roots, il primo nelle vesti di beatmaker in "War" (riprende una marcetta militare con un beat estremamente minimale - scusate il gioco di parole), e il secondo a rimare in "Hard Hitters", traccia piuttosto anonima. Tutto sommato "Expansion Team" è un buon album che credo venderà un buon numero di copie spinto da quelle cinque/sei tracce indimenticabili che contiene, e che fanno ben sperare per gli album solisti di prossima uscita annunciati nel libretto. Evidence, Iriscience e Babu sono riusciti a dare un seguito dignitoso a quello che rimane il loro capolavoro, "The Platform", e la cosa non è così semplice come potrebbe sembrare; in più hanno mancato per un pelo l'obiettivo di sfornare un nuovo classico a meno di due anni di distanza dal primo... occhio a questi tre.