Tone Lōc - Lōc'ed After Dark

Reviewed by Mistadave
VOTO
(da 1 a 5)
: 4

I primi momenti in cui qualcosa ti fa battere forte il cuore sono certamente indimenticabili. Sei un adolescente di fine anni ottanta alla ricerca dei tuoi gusti, ti capita di sentire un pezzo particolare, ti infatui, ripeti l'esperienza fino a capire che hai trovato la tua strada. Hai una direzione, hai qualcosa che motiva la tua presenza qui, su questa terra. Tone Lōc, pur non avendo aperto la breccia tutt'oggi presente nel cuore di chi scrive, è stato un pezzo importante di quel puzzle a discapito del suo status di meteora Hip-Hop. Quando ancora esisteva l'emittente Videomusic, ogni tanto passava qualcosa d'interessante, ad attirare l'attenzione fu una clip di "I Got It Goin' On", neanche il suo singolo più famoso, il che mi mise sulle tracce di "Lōc'ed After Dark", reperito tramite una conoscenza comune e immortalato in una cassetta vergine di sessanta minuti per accompagnare i futuri viaggi a scuola in compagnia del fido walkman. E' passato un quarto di secolo e ci sentiamo di sostenere che il fortunato esordio di Anthony Smith non ha perso il fascino che possedeva, anche se talvolta ricordato per essere stato un gran successo commerciale della piccola Delicious Vinyl di Matt Dyke e Michael Ross, sminuendo ingiustamente l'effettiva qualità del suo contenuto. E' fuori di dubbio che l'impatto mediatico di singoli come "Wild Thing" e "Funky Cold Medina" sia stato massiccio, spinto dall'astuzia di campionare rispettivamente Van Halen e Kiss creando un'involontaria risposta West Coast a Run-DMC e Beastie Boys, tuttavia siamo francamente distanti da un album creato ad hoc a traino dei suoi pezzi di maggior spicco e privo di qualsiasi intento se non quello di eseguirne perfette copie carbone (per fare un paragone consono all'epoca, viene a mente Mc Hammer), per cui giudicandolo nella sua interezza ne resta in ogni caso impresso un duplice profilo qualitativo, il primo dato dall'indubbio talento di Tone, il secondo determinato dall'abile produzione curata da Dyke e Ross in persona, coadiuvati da quei Dust Brothers che stavano contemporaneamente firmando quel colossale trattato di sampling chiamato "Paul's Boutique". Undici pezzi comprensivi di una strumentale, un lavoro molto coeso e godibile, determinato a far risaltare le intenzioni con cui il rapper si era fatto largo alla ricerca di un contratto discografico, ovvero il trascurare completamente il suo passato da gangster (nativo di Compton, fu parte dei Crips) e proporsi esclusivamente quale intrattenitore in grado di comandare il party, facendo preferibilmente notare la sua superiorità alla concorrenza in varie maniere. E' una vena che pulsa forte per tutta la durata del disco e sebbene gli argomenti non escano di un millimetro dal divertimento, citazioni al sesso libero, omaggi al fumo e il primo piano riservato alla propria cricca, non c'è mai il rischio di stancarsi. Graziato da una voce graffiante, rauca e quindi originalissima (un dono della mamma, leggenda racconta, che gli diede un tè bollente lesionandogli una parte delle corde vocali), Tone mette in mostra tutta la sua carismatica espansività mettendo sul piatto un flow molto sciolto, disinvolti allacci di rime interne ed esterne, enfasi nell'occasionale sillaba da allungare in coincidenza della battuta, strutturando una buona parte dei suoi testi su divertenti storytelling che fanno trasparire una costante voglia di non prendersi troppo sul serio. Se nelle due hit sopra citate ciò è limitato all'interpretazione della scrittura di altri (furono ambedue opera del collega di etichetta Young Mc), nel resto del disco la farina è tutta proveniente dal sacco di Lōc, che mette a disposizione tutto il suo humour e savoir faire. Nascono così altri pezzi memorabili come "Cheeba Cheeba", accompagnata dal piacevole cantato di N'Dea Davenport e dall'irresistibile groove di una chitarra presa da Stevie Wonder, la già menzionata "I Got It Goin' On", dove i bpm accelerano e il Rap tiene perfettamente il passo, e la granitica "On Fire" qui presente in versione remixata, che mantiene l'accattivante giro di chitarra dell'originale (molto più grezza) ed esemplificazione della carismatica padronanza del microfono del Signor Smith, che si beve quattro strofe di puro braggadocio trovando sempre qualcosa di nuovo da dire. Dal lato produttivo, "Lōc'ed After Dark" è un tributo al Funk, seppure i suoi singoli di spicco sostengano il contrario. Ma il cuore dell'operazione è proprio lì, costruito sui breakbeat mixati da Matt Dyke nelle sue nottate da dj in quel di Los Angeles, e pescano a piene mani da sample conosciutissimi ma assemblati con efficacia e miscelati con competenza. Pezzi che hanno fatto la storia della musica nera sono qui rievocati tutti assieme, dalla storica batteria della "Breakthrough" di Isaac Hayes a quella di Barry White e la sua "I'm Gonna Love You Just A Little More Baby", dalla tromba di Tom Browne in "Funkin' For Jamaica" al collage di ritmi che compone "Next Episode", fino ad arrivare alle sovrapposizioni vincenti di "Cutting Rhythms". L'aura dorata di Tone Lōc in ambito Hip-Hop si sarebbe esaurita ben prima del previsto, sarebbe seguito un album poco significante come "Cool Hand Lōc" e la carriera da attore/doppiatore (lo si ricorda in "Ace Ventura") avrebbe poi fatto virare le priorità dell'artista, ma la veste di "Lōc'ed After Dark" quale album di prominenza della vecchia West Coast non può essere sottovalutata, neppure a ventisei anni dalla sua pubblicazione.


TRACK LIST

Tone Lōc - Lōc'ed After Dark (Delicious Vinyl 1989)
  1. On Fire (Remix)
  2. Wild Thing
  3. Lōc'ed After Dark
  4. I Got It Goin' On
  5. Cutting Rhythms
  6. Funky Cold Medina
  7. Next Episode
  8. Cheeba Cheeba [Feat. N'Dea Davenport]
  9. Don't Get Close
  10. Lōc'in On The Shaw
  11. The Homies
BEATZ
  • Matt Dyke and Michael Ross with co-production by The Dust Brothers: 1, 2, 3, 8
  • Matt Dyke and Michael Ross: 4, 6, 10, 11
  • The Dust Brothers: 5, 7, 9
SCRATCH
All scratches by Dj M. Walk