Sonic Sum # The Sanity Annex

Non saprei come interpretare un secondo posto nella classifica de I Migliori Dischi Del 2000 Che Nessuno Ha Sentito. E' più per questa strana graduatoria di SPIN Magazine che otto anni fa i Sonic Sum erano conosciuti, che per il gran valore del loro primo disco, "The Sanity Annex". Ed è solo un male che questo disco sia stato considerato da poche persone musicalmente e liricamente interessantissimo, "The Sanity Annex" è una di quelle piccole perle nascoste nel sottosuolo newyorkese, un disco che ha messo in luce Rob Smith aka Rob Sonic, oggi intoccabile di casa Def Jux, e, seppur minormente, Fred Ones, autore di un disco ("Phobia Of Doors") e vari singoli, nonché Dj di Mike Ladd. Mettiamo in chiaro una cosa, se siete amanti delle liriche iperboliche ultramegastratificate di mc's che si ostinano a mettere in metrica parole come sternocleidomastoideo o antidisestablishmentarianism, forse le semplici poesiole di Rob Smith non fanno per voi; a volte sballa un po' la metrica, a volte non chiude i versi, ma non è affatto un disastro, scrive buoni testi, ha una bella voce e non cerca di strafare: insomma, non infastidisce affatto. Se poi mettete che tutte le strumentali sono bellissime, ricche di corpose linee di basso (Erik M.O. è l'addetto alle corde), allora le povere skillz dell'mc possono anche passare in secondo piano in favore di quello che è il risultato musicale complessivo, senza l'mc che copre i beat o viceversa. Basterebbe citare tre canzoni che da sole giustificherebbero l'acquisto del disco: "Downtown Maze", atmosfera soft, leggermente Jazz, basso profondo e i bei versi di Rob Smith (<<...See I'm sharp but yet so dull, 'cause I'm just another link/missing points were all so fond off, as my teeth fall in the sink...>>), "Flatlands", più aggressiva, costituita da un alternarsi di atmosfere orientali e musica aleatoria su un break violentissimo e "Himbro St.", malinconica e liberatoria allo stesso tempo (<<...I felt the same before the fact of torment/see me is him life exist here/awake but numbing comma might be my coma...>>). Tutto ciò però sarebbe un torto verso l'iniziale "Velour 80 Grit" (chitarre di Don DiLego e Steve Hamilton) e "Sara-Inge", o ancora la melanconica "It's An Ashtray" (Rob se la canta pure) nonché la malattia di "Skypirate". Quindi, per una volta, lasciate perdere quei dischi che hanno già sentito tutti, quello che vi propongo è il secondo miglior disco del 2000 che nessuno ha sentito; e, se guardate bene, non è affatto un demerito.