PLANET ASIA - CRACK BELT THEATRE

Reviewed by Mistadave
VOTO
(da 1 a 5)
: 3

Planet Asia torna a farsi sentire con un nuovo mixtape, che fa da preludio a quello che sarà il suo prossimo disco ufficiale, "Black Belt Theatre". In questo caso la parola black è stata sostituita da crack, visto che cuciti addosso a questo tema si snodano la maggior parte dei contenuti di questo lavoro, che dà ulteriore conferma delle grandi capacità liriche e metriche del soggetto in questione, pur non azzeccando sempre le produzioni giuste. "Crack Belt Theatre" contiene alcune piccole mine capaci di far saltare dalla sedia, l'esempio che viene in mente per primo è "Boiler Makers", una sassata terrificante di Madlib che combina un basso bello pesante, un minuscolo pezzo di tromba mandato in loop ed uno xilofono per creare una stupenda atmosfera mid-nineties per comporre il singolo utilizzato quale anteprima per il circuito web. Il disco vive di molte atmosfere retrò che ricordano gli anni '70, come indica il titolo stesso di "Black Frost", un chiaro omaggio a Grover Washington Jr., la cui nota canzone viene presa integralmente (assolo di sax compreso) per fare da struttura a complesse rime sul commercio della roba. Sensazione, questa, che viene confermata dalle similari atmosfere proposte da "Mixtape Madness", la quale poggia sull'abbinamento basso/tromba e sugli scratch dello stesso PA, che per l'occasione utilizza la prima strofa per sputare allitterazioni da urlo. Dopo diversi ascolti emerge pure la positività di episodi come "Be Careful", il cui chorus è attentamente incastrato a tempo con il pitch del campione vocale in mezzo a strofe che avvertono sulla pericolosità del business di strada, colpisce invece immediatamente l'atmosfera cupa e tesa di "Hood Shit", ennesima disamina sulla pericolosità delle strade californiane che esalta una volta di più la capacità narrativa del rapper. Nonostante le qualità elencate, il mixtape lascia impressioni molto altalenanti, che fanno emergere le domande di sempre nei confronti del soggetto in questione. L'album è indubbiamente capace di toccare livelli molto alti pensando non solo a quanto già citato, ma pure ad episodi come "Gold Chain Medallions" e "Cofounder", nonché contando sul fatto che il singolo brano viene spesso unito da dialoghi tratti da un film (tema? Il crack!), i quali forniscono un interessante senso di continuità all'insieme. Come suo solito, Planet Asia scopre però il fianco a nuovi picchi di alti e bassi: "Air Balloon" è interrotta troppo spesso da un cantato inefficace e fastidioso, "Pussy Pedestal" ed il suo loop simil Star Trek sarebbero un'ottima idea senza quella drum machine davvero bruttina, "GCM Intl" e "Nothin On Me" restano nel pieno anonimato perciò vengono presto scremate e via discorrendo. Planet Asia è capace di bombe assurde, continua a spararle nel 50% della durata dei propri lavori solisti facendoli continuamente passare per opere incompiute (se togliete 7 tracce da questo mixtape diventa un capolavoro istantaneo) e sembra che continui a complicarsi da solo una strada già spianata verso il top. La consacrazione definitiva che "Pain Language" aveva fatto intuire di poter ottenere ancora non arriva, ma Planet Asia si conferma comunque capace di rompere le barriere della West Coast, fortemente ancorata ai suoi suoni puliti ed ai gangsterismi. Per questo motivo, la speranza è sempre quella che presto lo stimato Jason Green ci regali ciò di cui da anni ci è debitore. Aspettiamo "Black Belt Theatre" e vediamo.


TRACK LIST

Planet Asia - Crack Belt Theatre (RBC Records/Gold Chain Military 2010)
  1. Air Balloon
  2. Be Careful
  3. Cofounder
  4. Pussy Pedestal
  5. Nothin On Me
  6. GCM Intl
  7. Inspiration
  8. Black Frost
  9. Gold Chain Medallions
  10. Mixtape Madness
  11. Boiler Makers
  12. Hood Shit
  13. Roundtable
  14. Last Air Benders
BEATZ
  • Vanderslice: 1
  • Dj Which: 2
  • Akt One: 3, 7
  • A.Sha: 4
  • Washeyi: 5
  • Twiz: 6, 12, 13
  • Planet Asia: 8
  • Dirty Diggs: 10
  • Madlib: 11
  • Soundwise: 14
SCRATCH
  • Planet Asia: 10