Talib Kweli - Fuck The Money

Reviewed by li9uidsnake
VOTO
(da 1 a 5)
: 4

"Gutter Rainbows", primissima pubblicazione a nome dell'allora neonata Javotti Media, sorta dalle ceneri della Blacksmith Records, fu rilasciato il 25 gennaio del 2011. Quel giorno prese ufficialmente il via la seconda incarnazione indie di Talib Kweli, determinato a liberarsi una volta per tutte dalle grinfie del sistema major. Una nuova filosofia di vita, una provocazione (perché alla fine del mese le bollette si pagano anche a casa Kweli...), un mantra; "Fuck The Money" si erge a crocevia concettuale ideale per un artista che vuol riportare la passione per l'arte al centro del proprio sistema tolemaico di valori. Dopo aver ascoltato più volte il disco, la sensazione è che il processo d'assestamento inizialmente percepito in "Gravitas" sia giunto alla piena maturazione, riportando Talib Kweli a solcare il proprio feudo con quello stesso spirito di militanza conscious che ne permeava le opere edite dalla defunta Rawkus Records. E qui mi fermo per una breve precisazione, prima che qualche lettore mi tacci d'eresia: no, "Fuck The Money" non equivale a farsi un secondo giro su quello storico "Train Of Thought"! E' altresi giusto notare, a scanso di ulteriori equivoci, che la penna di Kweli non ha mai smarrito del tutto la propria scintilla nel corso degli anni (non c'è alcun "Nastradamus" nella sua discografia), e pure nelle giornate musicalmente meno brillanti ha sempre saputo donare prove di grande tempra. L'incognita, alla fine, è sempre la stessa: come sono i beat stavolta? Beh, nel complesso il comparto strumentale si presenta compatto ed omogeneo; con la scelta di affidarsi a pochi nomi fidati che ha sicuramente pagato. Il tratto predominante delle composizioni è quello di essere estremamente stringate e ridotte all'osso, come nei casi di "Fall Back", "Leslie Nope" e la super-baked "The Venetian". Una direzione artistica che pare voler ribadire a un secondo livello il tema portante condensato nel titolo (<<Fuck the money, that's my new fuckin' attitude/this is the Earth, Wind and Fire, this gratitude/whether in paradise or ghetto avenues/I stay inspired by my longitude and latitude>>). In termini di influenze, invece, "Gratitude", a mio avviso il punto più alto del disco, "He Said She Said" e, ovviamente, "Butterfly", traggono buona parte del proprio corredo genetico da quel "To Pimp A Butterfly" che, a breve, potrebbe scrivere un'altra pagina di storia (per quanto oramai poco rilevante in termini qualitativi) fra le mura dello Staples Center durante l'imminente cerimonia di consegna dei Grammy Awards. Tre brani da cui emerge inoltre l'innata percezione dell'ambiente musicale circostante di Kweli, che incastra sillabe sfruttando ogni singolo ornamento dei beat. Piuttosto stucchevole, al contrario, l'alto tenore glicemico di "Echoes", che fatica a trovare la giusta collocazione all'interno di una tracklist altrimenti molto compatta e bilanciata. Se in sostituzione di essa, ammettendo pure una variazione delle sonorità, avesse trovato alloggio una "Move Something" o una "Get By", avrei di certo arrotondato all'insù il voto finale. In conclusione: se davvero, citando le parole dello stesso CEO, il nuovo orizzonte di Javotti Media si identifica con la ricerca di un metodo per monetizzare la propria rilevanza culturale, allora "Fuck The Money" rappresenta un business plan di partenza ideale.


TRACK LIST

Talib Kweli - Fuck The Money (Javotti Media 2015)
  1. Gratitude
  2. Leslie Nope
  3. Nice Things
  4. Echoes [Feat. Miguel and Patrick Stump]
  5. Fuck The Money [Feat. Cassper Nyovest]
  6. Fall Back [Feat. Styles P and Nire]
  7. He Said She Said
  8. Butterfly [Feat. Steffanie Christi'an]
  9. Baby Girl [Feat. Kendra Ross]
  10. The Venetian [Feat. NIKO IS and Ab-Soul]
  11. Money Good
BEATZ
  • Thanks Joey: 1
  • Amadeus: 2, 3, 6, 11
  • Farhot: 4, 5, 7
  • Kaytranada: 8
  • Abhi//Dijon: 9
  • Alchemist: 10