GUILTY SIMPSON - ODE TO THE GHETTO
Reviewed by
Al-X
VOTO (da 1 a 5)
:
4
Come lo vedreste un album di Gangsta Rap su Stones Throw? Niente paura, Peanut Butter Wolf non è impazzito del tutto e la linea editoriale della sua etichetta non cambia di una virgola, almeno riguardo allo stile. I contenuti gangsta stavolta li fornisce Guilty Simpson, pupillo di Jay Dee già apparso su svariate pubblicazioni della label californiana (come "Champion Sound" e "The Shining") e non solo. Detroit, si sa, come ogni grosso centro urbano ha la sua buona fetta di problemi legati alla criminalità, ma col tempo abbiamo avuto modo di conoscere questa città anche per un altro aspetto: musicalmente parlando, infatti, la Motor City è un vero e proprio vivaio di talenti. Mr. Simpson non sarà proprio uno stinco di santo, a giudicare dalle argomentazioni dei suoi testi, ma nemmeno sembra essere estraneo a quel vivaio (e poi, se James Yancey a suo tempo ha scelto di prenderlo sotto la sua ala protettrice, avrà anche avuto dei validi motivi). Dopo la prematura scomparsa di Dilla, Guilty ha faticato non poco per vedere i suoi sforzi concretizzarsi in un album tutto suo, ma finalmente nella prima metà del 2008 vede la luce "Ode To The Ghetto", un concentrato di contenuti forti, ma affrontati in modo maturo e con uno stile molto particolare, specie se ad accompagnarlo con le strumentali troviamo gente come Madlib, Oh No, Black Milk e Mr. Porter. <<Concrete jungle, the hood, the blocks/late night shootouts, the weed, the rocks/the evil cops, the pimps, the whores/drug wars, blood-shed galore>>: dalla solida titletrack emerge il succo di tutto il disco, una serie di eventi e situazioni che Guilty vede e vive ogni giorno nella sua città, ma di cui non si gloria e che, soprattutto, non utilizza come espediente per vendere di più il suo prodotto. Un thug-rapper autentico e illuminato, assolutamente sui generis, che sceglie tra l'altro di interpretare i suoi pezzi in maniera insolitamente rilassata e tranquilla (i detrattori direbbero pigra, a tratti addirittura noiosa), ma dal piglio confidenziale e naturale, come se stesse conversando con l'ascoltatore, che viene ancor più coinvolto da ritornelli assurdi (come quelli di "Robbery" o "I Must Love You") e da beat assai ben realizzati. A chi verrebbe mai in mente, ad un primo ascolto, che tracce come "Footwork" (dove Oh No, a botte di synth e theremin, monta un suono che brucerebbe qualunque dancefloor) o "Pigs" (qui Madlib è in preda a un delirio tribale che nessun altro avrebbe mai concepito per un disco Hip-Hop) parlano di spacciatori e di poliziotti corrotti e razzisti? C'è anche spazio per l'universo femminile in "Ode To The Ghetto" e le tracce più rappresentative in tal senso sono proprio "I Must Love You" (l'unica traccia prodotta da Dilla, peccato che "Man's World" non sia stata inclusa) e "Kinda Live" (i falsetti di Mr. Porter sono da riprodurre pari pari sotto la doccia!). Tra i rari featuring, da segnalare la presenza di un inarrestabile ed inconfondibile Sean P in "Run". Il debutto di Guilty Simpson è in definitiva un altro colpo messo a segno dalla Stones Throw, ma soprattutto un ottimo biglietto da visita per l'mc di Detroit: un disco asciutto, senza fronzoli, che si ascolta piacevolmente dall'inizio alla fine senza stancare mai e che fa molto ben sperare per le future imprese del suo autore (in ambito musicale, possibilmente...). |
TRACK LIST |
Guilty Simpson - Ode To The Ghetto
(Stones Throw Records 2008)
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BEATZ |
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SCRATCH |
All cuts by Madlib except tracks #1 and #2 by J.Rocc |