GIL SCOTT-HERON - GHETTO STYLE

Reviewed by Lord 216
VOTO
(da 1 a 5)
: n.g.

Neanche ricordo da quanto tempo non scrivo una recensione per allietare le vostre visite al sito con il mio inimitabile gusto vintage (parolaccia di costume che uso sempre e comunque con ironia). Non so quanto al lettore medio possa fregare delle vicissitudini che mi hanno tenuto lontano dalla tastiera del PC e soprattutto da questo incredibile genere musicale di cui parliamo. Però ricordo che quando iniziai a scrivere per il sito lo feci ripromettendomi di portare alla luce l'aspetto culturale dell'Hip-Hop, evitando di mettermi a fare il missionario (troppi ce ne sono...) o a cercare adepti per la mia personale crociata (pure di quelle troppe ce ne sono...) verso la depurazione della nostra amata cultura dalle merdate che la soffocano. Semplicemente fornendo un soggettivo ed opinabile punto di vista su dischi che possano essere cibo per l'anima (Soul), e lasciare che fosse la curiosità del lettore a fargli approfondire il suo personale rapporto con questi. Va da sé che con queste premesse ringrazio la possibilità offertami, ancora una volta dall'Hip-Hop, di conoscere persone che vibrano sulla mia stessa frequenza d'onda e che, nonostante ci vediamo pochissimo, posso considerare amici. Il mio DNA ligure infatti tollera male la vicinanza eccessiva...comunque sia, in un momento di instabilità pazzesca, in cui le certezze geografiche, lavorative ed affettive subiscono modificazioni radicali, ancora una volta l'Hip-Hop risponde: attività live con il mio gruppo (a proposito, suoniamo ovunque a due condizioni: che non ci diano una lira bucata e che si suoni in un centro sociale da antitetanica), evoluzione del writing in astrattismo su tela o pannello, ed evoluzione nella musica. Cioè? Cioè recensire "Ghetto Style" di Gil Scott-Heron. Perché, mi chiedo, un diciassettenne che ascolta Kanye West dovrebbe leggersi la recensione di GSH e magari andarsi a scoprire i suoi dischi? Per nessun motivo. O meglio, per risparmiare strada. Io l'ho scoperto su consiglio di Common ("The Sixt Sense", ricordate? ...the revolution will not be televised, the revolution is here!) e tramite un amico psichiatra, appassionato di musica, che vedendomi sbarellare alla grande invece di darmi una benzo, come professionalmente sarebbe stato più logico, mi ha regalato il suddetto disco. E dopo una giornata in cui mi sono sparato quattro ore di Ser.T., due ore di treno, un colloquio di lavoro che mi ha frustrato come dieci, altre due ore di treno e una buona mezz'ora a piedi in una Parma più umida e fredda del solito, infilo il suddetto CD nel lettore. Dopo trenta secondi apro un foglio word e comincio la quipresente recensione. Proseguo sul filo delle emozioni; fingo di non sapere l'inglese e di non capire che cosa dice; non leggo le note di produzione, non spulcio internet per trovare notizie sull'artista, mi concentro sulla voce, sulle vibrazioni, sul Soul che esce dalle casse. Sento rabbia, orgoglio, maturità. Sento determinazione, sento la stessa determinazione di un writer che notte dopo notte taglia pellicole e cesella i 4-6-4 con il prodotto della sua anima; sento la stessa determinazione di un b-boy che neanche sente che il marmo è freddo e duro, ma che sente solo la musica e il sangue che pulsa nelle tempie. Sento la fame che rende i dischi così spessi. Sento la voglia di essere positivo dove c'è solo negatività, sento la capacità che hanno solo i grandi scrittori di emozionarti con quattro parole. Quattro parole che possono emozionarti, farti andare in guerra o farti innamorare. E sento la Musica, la grande Musica che se ne fotte delle cifre, delle tendenze, dei generi e del tempo stesso. Che esca da un 950, da un SP1200, da un MPC2000 o da batteria, basso, chitarra e piano, la musica fatta per toccare il cuore e l'anima, non per galleggiare in classifica. Credo che questo disco sia un gran disco di musica Hip-Hop, nella misura in cui voi siete l'Hip-Hop, nell'accezione che ne ha dato KRS One. E perdonatemi se non ci sono le liriche gangsta, le metriche acrobatiche e gli scratch assassini, se l'autore probabilmente non ha mai indossato le tute da playa o le Cat da playa hater. L'Hip-Hop è prima di tutto una forza, puro impatto sull'anima prima ancora che sui sensi. L'Hip-Hop è potenziale, potenziale per una rivoluzione. Potenziale per una rivoluzione che ognuno di noi deve fare, prima di tutto dentro sé stesso. Una rivoluzione che non sarà trasmessa in televisione. Ma che cambierà il mondo. (Ok, non resisto...chicca per appassionati: "Sweet Premium Wine" dei KMD feat. MF Grimm ha campionato il ritornello da "Pieces Of A Man", la traccia numero undici. Voi appassionati di underground che avete consumato "Madvillainy" dovreste sapere chi sono i KMD...).


TRACK LIST

Gil Scott-Heron - Ghetto Style (Camden 1998)
  1. The Revolution Will Not Be Televised
  2. Or Down You Fall
  3. The Needle's Eye
  4. I Think I'll Call It Morning
  5. When You Are Who You Are
  6. Save The Children
  7. Did You Hear What They Said?
  8. Free Will
  9. Speed Kills
  10. Middle Of Your Day
  11. Pieces Of A Man
  12. A Sign Of The Ages
  13. The Get Out Of The Ghetto Blues
  14. Lady Day & John Coltrane
  15. Home Is Where Hatred Is
  16. No Knock
  17. The Revolution Will Not Be Televised (Early Version)
  18. Sex Education: Ghetto Style
  19. Small Talk At 125th & Lenox
  20. King Alfred Plan
  21. Billy Green Is Dead
BEATZ
All tracks produced by Bob Thiele