Brand Nubian - In God We Trust
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Reviewed by
Blond Dee
VOTO (da 1 a 5)
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4 +
L'Hip-Hop è senza ombra di dubbio la musica delle minoranze. Non è necessario saper suonare e neppure possedere una gran voce; talento e creatività sono i due ingredienti necessari e sufficienti per potersi esprimere a qualsiasi livello. E non è un caso che sia un genere germogliato all'interno della comunità afroamericana, la minoranza per antonomasia negli Stati Uniti che, nel corso della storia, ha dato prova di avere a disposizione talento e classe in abbondanza quando c'era da fare un po' di musica (e non solo). Anche i Brand Nubian, nella versione priva di Gran Puba e Alamo ma con Dj Sincere ad affiancare i sempre presenti Sadat X e Lord Jamar, hanno voluto apportare il loro contributo, facendosi portavoce dei black muslims d'America. Se avere la pelle nera negli Stati Uniti è ancora motivo di discriminazione (l'apartheid è finito, Obama è presidente, ma credete che ciò abbia risolto tutto?), il fatto di aver abbracciato l'Islam aggiunge un'altra componente che può risultare scomoda agli occhi di molti. "In God We Trust" non è dunque un elogio al dollarone, bensì un vero e proprio tributo all'Islam, così com'è inteso dalla Nation Of Gods And Earths, corrente di pensiero nata negli anni '60 da una costola della Nation Of Islam e nella quale militarono a lungo personaggi del calibro di Malcom X e Muhammad Ali. Giusto per fugare sin da subito ogni dubbio su quale sia l'orientamento della crew, la traccia d'apertura, "Allah U Akbar", comincia col tradizionale richiamo alla preghiera del muezzin. Per qualche secondo sembra di essere in una strada di qualche città del Medio Oriente, ma dal primo giro di rullante e dal netto colpo di cassa veniamo subito trascinati in tutt'altro luogo. L'oriente centra sempre, ma il punto di vista geografico è totalmente diverso. Il suono che si diffonde è inconfondibilmente quello dell'East Coast d'inizio anni '90 e, sebbene i nostri vengano da New Rochelle, nome certo meno evocativo di NYC, l'atmosfera che si respira è quella della Grande Mela, grazie a dei beat belli grassi farciti a destra e manca da campionamenti sopraffini. La dose massiccia di sample Funk fa sì che il sound risulti allegro e fresco, mentre i giri di basso incalzanti danno sempre il giusto brio al sottofondo musicale, seguendo la linea già tracciata dal precedente "One For All", con Lord Jamar e Sadat X che riescono, ancora una volta, ad esprimersi al meglio. Le liriche, come già detto, sono ricche di riferimenti all'interpretazione dell'Islam di Clarence 13X (fondatore della Nation Of Gods...) e dei suoi discepoli, al Supreme Alphabet, alla Supreme Mathematic, alla teoria dei Five Percenters e all'orgoglio della razza nera. Scorrendo la tracklist, si trovano titoli come la già citata "Allah U Akbar", "Meaning Of The 5%", "The Godz..." ed "Allah And Justice", che francamente non lasciano spazio a tante interpretazioni su ciò che troveremo all'interno del disco. Quest'attitudine, profondamente influenzata da un movimento religioso e culturale molto radicale, va da sé che non fu esente da critiche. "Punks Jump Up To Get Beat Down", ai più conosciuta per il ritornello tormentone e per la stupenda produzione di Diamond D (impossibile non associare il campione d'apertura col personaggio di Rocky Balboa), subì ad esempio moltissime accuse a causa dei contenuti omofobici presenti nella strofa di Sadat (<<though I can freak, fly, flow, fuck up a faggot/I don't understand their ways, I ain't down with gays>>). Critiche a parte, se di Rap vogliamo parlare, questo è un signor disco, splendidamente realizzato e riuscito; forse troppo fondamentalista per tanti e carico d'astio, a tratti esageratamente sfrontato e politicamente scorretto, ma sicuramente un gran bell'esempio di Hip-Hop dei primi anni novanta. |
TRACK LIST |
Brand Nubian - In God We Trust
(Elektra Entertainment 1992)
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BEATZ |
All tracks produced by Brand Nubian except tracks #5 produced by Brand Nubian, Rafeal and Sting International and #14 by Diamond |