THA ALKAHOLIKS - FIREWATER

Reviewed by Mistadave
VOTO
(da 1 a 5)
: 3,5

Gli Alkaholiks sono uno dei gruppi undergound della scena West Coast che più ci hanno fatto divertire con la loro perenne voglia di fare festa, trasformata in musica dalle grandiose rime di J-Ro e Tash, supportate dalle sempre ottime basi di E-Swift. "Firewater" è la loro ultima fatica nel vero senso della parola, in quanto i tre hanno dichiarato che sarà questo l'ultimo capitolo per i Liks, al quale seguiranno le carriere soliste dei tre, cosa che tra l'altro lo stesso Tash aveva cominciato qualche anno fa. E' inutile nasconderlo, gli Alkaholiks non sono più quelli di "Make Room" o di "Daaaam", dove ad inizio carriera spaccavano davvero di brutto con il loro particolare flow incessante e rapido, ma questo disco, dopo il deludente "X.O. Experience", contiene tuttavia dei buonissimi spunti e qualche ben accolto richiamo al vecchio modo di intendere l'Hip-Hop. Si parte con "Turn It Up", una base tutta SP1200 e bassi in omaggio alla "Jack The Ripper" di LL Cool J, si prosegue con "The Flute Song", il singolo, che come intuibile dal titolo campiona un giro di flauto abbinato ad un cantato femminile, risultando il pezzo più adatto alle radio dell'intero progetto nonché uno dei meno efficaci. Il resto del disco è un alternarsi di momenti pieni di freschezza e di vigore con strizzate d'occhio ai vecchi tempi ed ai temi alcolici che hanno sempre contraddistinto i tre, con altri momenti meno intensi, a volte passabili. La migliore traccia del disco affronta una tematica un po' inusuale per Tash e J-Ro, ma è bellissima: "Poverty's Paradise" riflette sulla durezza della vita di strada e sulle difficoltà di crescere senza un soldo, il tutto su una base molto coinvolgente intramezzata dal chorus di una voce maschile cantata, ed offre spunti per fermare un momento il party e pensare ai fratelli in difficoltà. "Popular Demand" vede i due mc's scambiarsi rime su una base che suona molto come un inno al ritorno del gruppo e non sfigurerebbe affatto se scelto come secondo singolo, "Chaos" usufruisce di una base old school, con un campionamento scarno e rime a fiumi che sembra uscire direttamente dagli anni '80, mentre da segnalare ci sono anche "Hangover" con un featuring potente di Styliztik Jones, "Party Ya Ass Off" (che potrebbe star bene in uno dei due primi lavori del gruppo) e "On The Floor", che suona in maniera più moderna con claps e tastiere e che si rivela una delle tracce più riuscite del lavoro. Passabili dicevamo sono momenti come "The Get Down", "Handle It" e la conclusiva "Over There", che gode del featuring di King Tee ma che non propone assolutamente nulla di nuovo. In definitiva "Firewater" è un lavoro abbastanza variegato e ben prodotto (E-Swift aveva dichiarato di volere sonorità più ruvide ed ha mantenuto la promessa), che si propone come un giusto mix di ambientazioni alla "Two Mc's & One Dj" e di sonorità più alla moda, che funzionano solo in alcuni momenti dell'album senza però fargli perdere quell'indiscutibile appeal che solo gli Alkaholiks, un gruppo senza eguali, hanno saputo dare.


TRACK LIST

Tha Alkaholiks - Firewater (Koch Records 2006)
  1. Intro
  2. Turn It Up
  3. The Flute Song (lalala)
  4. Popular Demand
  5. The Get Down
  6. Get Into It
  7. Faded
  8. Chaos
  9. Hangover [Feat. Bishop Lamont and Styliztik Jones]
  10. Party Ya Ass Off
  11. Handle It
  12. On The Floor
  13. Poverty's Paradise
  14. Drink Wit Us
  15. Do It
  16. Over Here [Feat. King Tee]
BEATZ
  • E-Swift: 1, 3, 5, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16
  • J-Ro and Breakmekanikz: 2
  • Keezo Kane: 4
  • The Rural: 6
  • Danger Mouse: 8
  • Evidence: 11
SCRATCH
All cuts by E-Swift