ARMY OF THE PHARAOHS - RITUAL OF BATTLE

Reviewed by Dr. What?
VOTO
(da 1 a 5)
: 3,5

Armature ben allacciate, un'ultima lucidata alle spade, un veloce ripasso delle strategie di combattimento e l'armata faraonica è nuovamente pronta ad assaltare l'intero mercato con la violenza che l'ha resa indiscussa padrona dell'underground. I rituali di battaglia di questi guerrieri sono ampiamente noti, ma, caricata dai recenti successi, la squadra del generale Vinnie Paz compie il banale errore di sottovalutare le esigenze di evoluzione tipiche dell'era contemporanea. Scopriamo da subito le carte dicendo che "Ritual Of Battle" non è un brutto disco, ogni traccia presa singolarmente è una bella secchiata di suoni grezzi però, in tutta sincerità, non si possono nascondere le lacune che emergono dopo averlo ascoltato per intero. Cominciamo dalle note salienti. Azzeccatissima la copertina con i due microfoni che, incrociandosi, indirizzano lo sguardo alla spaventosa sfinge cadavere che ci porge un macabro benvenuto e ci prepara a furiosi scontri lirici tra le insidie del deserto. La formazione presenta ancora una volta delle novità: da buona famiglia gli AOTP lanciano nel gioco diverse giovani leve come Doap Nixon, King Magnetic, il promettente Demoz e riportano a casa il figliol prodigo Jus Allah; paradossalmente, alcuni tra i veterani come Celph Titled ed Esoteric si prendono l'onorevole compito di passare dal lato delle produzioni. Mossa davvero coraggiosa, specie se si pensa che è proprio di Eso la base migliore, "Dump The Clip", nella quale dipinge magistralmente la cavalcata trionfante dell'armata di questi ultimi anni. Altri fattori positivi li riscontriamo in Vinnie e Reef The Lost Cauze: il primo non è più fastidiosamente onnipresente come in "The Torture Papers" ma lascia il compito di orchestrare il team all'irriverente Celph Titled; il secondo ha il merito di spezzare la serialità dei testi con spunti originali ogni qual volta tocca il microfono. Appurato ciò, passiamo a cosa inceppa il corretto funzionamento di "Ritual Of Battle" e cioè la monotonia dell'accoppiata testi-produzioni che vien fuori prepotentemente col passare delle tracce. Come se non fosse già abbastanza visibile, ad accentuare il problema ha contribuito la misteriosa esclusione dell'ingegnoso Apathy (egli stesso ammetterà che non se lo sarebbe mai aspettato) e la presenza di un Jus Allah in pessimo stato: i suoi costanti richiami satanici, oltre che ad esser espressi male, risultano fuori luogo e ripetitivi. In pratica "Ritual Of Battle" si mostra come un'ode alle punchline che fanno sì parte del repertorio dell'armata, ma che onestamente dopo un po' rendono l'ascolto pesante e scontato. Bisogna aspettare solo la fine per sentire l'ottima e diversa "Don't Cry". Come per i testi, molta similitudine si riscontra anche nelle produzioni, tra le quali, a prova di quanto detto, ne trovate un plateale esempio in "Seven" e "Drama Theme" ingenuamente collocate una dopo l'altra nella tracklist. In sostanza "Ritual Of Battle" conferma le potenzialità degli AOTP, resta sempre e comunque un apprezzabile punto di riferimento per quanto riguarda l'hardcore dei giorni nostri, ma per approdare al tanto agognato livello successivo c'è bisogno di ben altro.


TRACK LIST

Army Of The Pharaohs - Ritual Of Battle (Babygrande 2007)
  1. Swords Drawn
  2. Time To Rock
  3. Dump The Clip
  4. Black Christmas
  5. Blue Steel
  6. Gun Ballad
  7. Strike Back
  8. Frontline
  9. Through Blood By Thunder
  10. Murda Murda
  11. Bloody Tears
  12. Seven
  13. Drama Theme
  14. Pages In Blood
  15. D & D
  16. Don't Cry
BEATZ
  • Esoteric: 1, 3, 10
  • Celph Titled: 2
  • Aktone: 4, 8, 13, 15
  • Vanderslice: 5
  • Ill Bill: 6
  • Dj Kwestion: 7, 11
  • Skammadix: 9
  • Ill Bill and Sicknature: 12
  • Beyonder: 14
  • JBL The Titan: 16