Mecna – Lungomare paranoia

Quando un percorso discografico supera i confini del breve periodo e comincia a comporsi di un discreto quantitativo di titoli è inevitabile piegare l’angolo d’osservazione dalla singola uscita alla totalità di una carriera che palesa evidenti punti di svolta e momenti evolutivi. Applicando il discorso ai quasi quindici anni di attività di Corrado Grilli, meglio conosciuto come Mecna (e in un passato oramai remoto Mec Namara), gli snodi più importanti che conducono da “No problem” del suo vecchio gruppo Microphones Killarz al recentissimo “Lungomare paranoia” si sostanziano anzitutto nell’incontro (artistico) con Ghemon, il quale figurava nell’ultima fatica del trio foggiano (“No sense”) e restituiva il favore all’mc in “E poi, all’improvviso, impazzire”, prove d’intesa che avrebbero contribuito alla successiva nascita (in pieno duemilanove) del collettivo Blue Nox, quindi nel ribaltamento di paradigma (così lo definiva il nostro Lord 216) che segnava l’avvicendamento tra “Disco Inverno” e “Laska”, laddove il secondo sparigliava buona parte delle certezze presenti nel primo (featuring, produttori, estetica globale) per introdurre diverse ibridazioni riconducibili alla scena Elettronica.

“Lungomare paranoia” mutua da “Laska” sia umori che contributi (ritroviamo Iamseife, LVNAR, Fid Mella e The Night Skinny), ma alza la posta in gioco scommettendo su un progetto estremamente personale, che non teme di agire a ridosso delle principali correnti sbocciate a metà strada tra Pop e Hip-Hop pur non rientrando in nessuna di queste. Che si tratti di una scelta coraggiosa e dal marcato profilo identitario è fuori discussione, argomenti tuttavia secondari all’interno di una valutazione che tenga conto della riuscita complessiva di un’operazione non priva di soluzioni che potrebbero far storcere tanti nasi. Ovvero: casse dritte (“Acque profonde”, “Non serve”), abbondanza di auto-tune e vocoder (“Vieni via”, “Il tempo non ci basterà”), interi intermezzi cantati, anche in assenza di una voce degna di nota (“Malibu”, “71100”, “Superman”). Come affrontare tutto ciò? Senza preconcetti e paraocchi, verificando se e quanto “Lungomare paranoia” sia in grado di far breccia nella soggettività di ciascun gusto; nel mio caso, per dirla con assoluta sincerità, i numerosi ascolti si sono rivelati faticosi e per lo più improduttivi.

Intendiamoci, negare l’accurato lavoro compiuto da Mecna e i suoi compagni d’avventura in fase realizzativa significa essere in completa malafede, al tempo stesso immedesimarsi o ritrovarsi nei piccoli episodi quotidiani che vanno a comporre l’album (sfiorando la pura emozione nel drammatico finale di “Nonostante sia”) non richiede particolari sforzi da parte dell’ascoltatore, indotto a empatizzare con le liriche ad alto tasso introspettivo firmate da Corrado. Non è quindi mia intenzione sminuire i pregi – oggettivi – di “Lungomare paranoia”: la scrittura articolata e il vocabolario elaborato, il rifiuto dei soliti cliché che ritroviamo nel Rap (di oggi come di ieri), il timbro unitario delle strumentali, sia che virino verso il boom bap (“Vieni via”, “Soldi per me”) o abbraccino direzioni meno canoniche (dal synth Pop di “Malibu” alla chitarra acustica di “Superman”); mi chiedo, però, se abbia senso ricondurre l’insieme all’interno di un genere preciso quale l’Hip-Hop – piaccia o meno – è.

La risposta potrebbe essere rintracciata tra le parole dello stesso Mecna, che in “Vieni via” chiarisce senza mezze misure la propria estraneità a determinati meccanismi (<<gli ascoltatori ormai si aggrappano al primo disco che hai fatto/le tue prime sedici/come se fossero l’oro che gli hai colato addosso>>) e la fine di un’esperienza viva solo nei ricordi (<<distratto dalle foto/di quando un paio d’anni fa Blue Nox era un legame e non soltanto un logo>>). Ne consegue un’emancipazione piena, consapevole e prossima all’isolamento, declinata nelle distanze umane di “Infinito”, nei paesaggi mentali di “Malibu”, nei sentimenti contrastanti di “71100” e nel <<tempo [che] passa come se stesse volando>> di “Buon compleanno”, oltre che in una sfera relazionale descritta spesso in maniera tormentata.

A quali risultati potesse ambire Mecna se fosse rimasto con entrambi i piedi nel medesimo perimetro musicale, cioè sperimentando alternative riconducibili in primis al lessico Hip-Hop, è un dubbio impossibile da sciogliere; uscendo invece dal campo delle ipotesi – e al netto dei meriti di cui sopra – la conclusione è che “Lungomare paranoia” sia il disco brutto di un autore di talento, giunto all’epilogo di una transizione forse irreversibile.

Tracklist

Mecna – Lungomare paranoia (Macro Beats Records 2017)

  1. Acque profonde
  2. Vieni via
  3. Infinito
  4. Malibu
  5. 71100
  6. Soldi per me
  7. Labirinto
  8. Nonostante sia
  9. Superman
  10. Non serve
  11. Il tempo non ci basterà
  12. Buon compleanno

Beatz

  • Iamseife: 1, 3
  • Nude: 2
  • Godblesscomputers: 4, 11
  • Drum Machine Drama: 5
  • Fid Mella: 6
  • The Night Skinny: 7
  • LVNAR: 8, 12
  • Alessandro Cianci: 9
  • 24SVN: 10
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