Jangy Leeon – L’era della bestia

Per chi, come il sottoscritto, ascolta Hip-Hop italiano da oramai oltre vent’anni, è diventato frustrante orientarsi all’interno di una scena che, presa nella sua generalità, manifesta spesso una piattezza identitaria inversamente proporzionale alle abilità raggiunte sia al microfono che alle macchine; in altre parole, fatte le dovute eccezioni, ciò che tanti (anche bravi) artisti sembrano non possedere – o non alimentare con la necessaria accortezza – è una personalità ben definita, quel quid che consente loro di essere identificati con assoluta precisione in mezzo a un vasto oceano di cloni, imitatori, doppioni e controfigure. “L’era della bestia”, possiamo dirlo fin dalla premessa, dimostra che Jangy Leeon non difetta affatto in quanto a carattere, qui sviluppato attorno a un insieme di elementi subito riconoscibili: il timbro cavernoso, enfatizzato da una pronuncia che accentua tutte le vocali; la capacità di adattarsi a sonorità sia classiche che moderne; il ricorso insistito (e per nulla casuale) a mood abbastanza latini, i quali danno un vago filo conduttore a un disco che alterna nove produttori in cabina di regia.

Pubblicato in seguito a una fortunata campagna su Musicraiser e accompagnato dal lancio di una pioggia di video ufficiali, “L’era della bestia” è un progetto dai contenuti leggeri (nel senso positivo del termine), strutturato attraverso un lungo elenco di featuring e una breve coda conclusiva riservata al solo Leeon: non aspettatevi fitte introspezioni né profonde riflessioni sull’attualità, l’mc si affida soprattutto all’ironia, all’autocelebrazione e all’ego trippin’, lanciando sovente rimandi al cinema e alle serie TV. Da questo punto di vista, gli esempi si sprecano: “Don papa”, “La plata” e “Hijo de puta” (le prime due arricchite dalla voce del dominicano Francikario) giocano con diversi cliché (sesso, soldi, alcool, spacconate assortite) e un frasario che qua e là utilizza un pizzico di spagnolo; “Twin Peaks” è un riuscito intermezzo dall’atmosfera horrorcore che in quanto a immaginario non si fa mancare niente (da Fulci e Gakutei fino alla spoilerosa <<demoni nel corpo e piangi il male/Leland Palmer>>); “Ibrido” e “Who we are” aprono possibili spiragli di dialogo con la Trap, risparmiandoci però quelle noiose cantilene in rima che mi rifiuto di considerare Rap; “Dirty game” è l’ultra-esplicita posse cut coi compagni di crew Roksico, Lanz Khan e Silla; “Roba nostra”, su un beat di St. Luca Spenish che sembra omaggiare Dj Lethal e Dj Muggs, è già pronta a scatenare ondate di pogo durante i live (sennò che ci fai con un refrain che dice <<tira su il volume, tira su le mani>>?); “Playa pimps” è l’ennesima festa, questa volta in spiaggia.

Ripeto, il fine ultimo è l’intrattenimento e in ciò Jangy Leeon si conferma un interprete in ottima forma, assistito peraltro da beatmaker parecchio ispirati e pronti ad assecondare in maniera adeguata le rime dell’mc milanese. Weirdo è il più coinvolto e se ne intuisce presto il motivo: sgancia mine da far invidia pure a Kim Jong-un. “Welcome to my hell”, per dire, è una gran legnata che ingolosirebbe tanti rapper statunitensi (e il canadese Merkules ringrazia), idem per una “Playa pimps” che fa un po’ Terror Squad dei bei tempi. Kanesh, Low Kidd, Yazee e Mack Beats si muovono invece in territori più meticci, dando corpo all’anima meno tradizionale dell’album. Quale che sia la scelta dei suoni, il cerchio è chiuso dagli scratch di Lil Cut, sempre impeccabile sulle ruote d’acciaio.

L’ultimo tratto, come anticipato, vede il nostro Jangy agire in solitaria, ingrossando il canovaccio con minime variazioni tematiche comprendenti lo spleen di “These days”, il racconto sulle potenziali conseguenze di un amore venefico in “Elettroshock” e lo smarrimento emotivo di “44”. Bonus a parte, è così che termina “L’era della bestia”, titolo che non millanta qualità e finezze di fatto assenti né ambisce a scardinare gli equilibri piuttosto rigidi in cui ristagna l’Hip-Hop italiano. Si tratta, viceversa, di un’uscita trasparente nel suo prendersi poco sul serio e capace di cogliere il meglio da tutti i partecipanti; a mio avviso, è quindi tra le proposte più interessanti del collettivo Mad Soul Legacy.

Tracklist

Jangy Leeon – L’era della bestia (Brioche Edizioni Musicali/Mad Soul Legacy 2017)

  1. Welcome to my hell [Feat. Merkules]
  2. Don papa [Feat. Roksico e Francikario]
  3. Ibrido [Feat. Dani Faiv]
  4. Twin Peaks [Feat. Lanz Khan e Axos]
  5. La plata [Feat. Francikario]
  6. Roba nostra [Feat. Nex Cassel]
  7. Dirty game [Feat. Mad Soul Legacy]
  8. Hijo de puta [Feat. Axos]
  9. E’ meglio di no [Feat. Mistaman e Lexotan]
  10. Who we are [Feat. Nerone]
  11. Bodas de oro [Feat. Lanz Khan]
  12. Playa pimps [Feat. Asher Kuno e Jack The Smoker]
  13. These days [Feat. David Oku]
  14. Elettroshock
  15. 44
  16. Flash Gordon (bonus track)

Beatz

  • Weirdo: 1, 2, 5, 7, 8, 11, 12
  • Kanesh: 3, 14
  • Low Kidd: 4
  • St. Luca Spenish: 6
  • Jazzy Bubblez: 9
  • Yazee: 10
  • Jack The Smoker: 13
  • Mack Beats: 15
  • Wego FTS: 16

Scratch

Tutti gli scratch di Dj Lil Cut aka Dj Taglierino

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