Jam Baxter – …So We Ate Them Whole

Voto: 4,5

Sarà forse colpa dell’abitudine a un’inflessione tipicamente americana, che non mi ha mai permesso di apprezzare a dovere una quartina recitata nel più classico oxford english, o delle eccessive contaminazioni di chiara matrice Elettronica (che, per la verità, non sono assenti neppure qua); fatto sta che il mio rapporto con l’Hip-Hop d’oltremanica (una definizione che mi pare non raccolga numerosi consensi fra i confini del Regno Unito) non è mai stato dei migliori. Nonostante questo limite, però, ho dalla mia anche il pregio/difetto di essere piuttosto testardo e quindi, periodicamente, ci riprovo; e sapete una cosa? A ‘sto giro credo proprio che ci siamo e per questo devo ringraziare Jam Baxter, soldato d’elite tra le fila della scuderia High Focus, una sorta di Definitive Jux britannica che ha preso forma durante lo scorso decennio sulle umide sponde del Tamigi.

Una mente affetta da evidenti turbe e variopinte devianze, capace di veicolare immagini distorte che si materializzano alla chiusura di ogni incastro. E’ sufficiente ascoltare, anche distrattamente, “28 Staples”, un inquietante giro turistico in prima persona nella fragilità dell’essere umano (<<and just when you think you’ve surpassed mortality/master of all in cardboard galaxy/the last black hole threw my passport back at me/at border control, handcuffed to reality>>), o lo scenario da incubo a occhi aperti narrato nel singolo “Leash” (del quale vi invito caldamente a dare un’occhiata al video), per farsi un’idea dell’uomo che definisce se stesso come un pesce cui sono cresciute le gambe.

Al pari di un qualsiasi dipinto, anche gli scenari evocati da Jam Baxter potranno incontrare o meno il gusto di ogni ascoltatore; alcuni li riterranno geniali, per altri saranno disgustosi (e la copertina in questo senso è un buon antipasto di ciò che l’ascolto ci riserva), ma la qualità della pennellata rimane fuori discussione. Se, infatti, l’estetica delle sue strofe si affida a suggestioni di stampo grottesco, che hanno nella follia il loro denominatore comune, la tecnica si presenta invece pulita ed estremamente lineare, adoperata in un inarrestabile tetris verbale ad alta velocità (“Caravan”, “28 Staples”, “Clockwork”) che si insinua alla perfezione tra le pieghe dei maestosi beat di Chemo (non ce n’è uno che non funzioni!), riempiendone ogni spazio libero. Il risultato è una saldissima lega musicale dai riflessi cripto-lisergici, in cui i due mostrano di possedere un’alchimia che, volendo proseguire nel parallelo tracciato in precedenza, ricorda da vicino quella espressa, quasi una quindicina di anni fa (!), da Aesop Rock e Blockhead tra i solchi di “Labor Days”.

Se dovessi descrivere “…So We Ate Them Whole” attraverso un solo aggettivo, questo sarebbe oppiaceo, perché più lo ascolti e più vuoi/devi riascoltarlo. Quindi forse mancherò di una certa lucidità nel parlarne e, se volete chiamarla dipendenza, siete liberi di farlo, ma nel frattempo io torno ad ascoltarmi il disco…e consiglio a tutti di fare lo stesso!

Tracklist

Jam Baxter – …So We Ate Them Whole (High Focus Records 2014)

  1. Wings Cost Extra
  2. Caravan
  3. Incoming
  4. Leash
  5. Leash (Cont.)
  6. Eulogy
  7. 28 Staples
  8. Husk
  9. Everything [Feat. Jareth]
  10. Vines
  11. Clockwork
  12. Menu [Feat. Dirty Dike]
  13. Fantastic Man
  14. Breakfast

Beatz

All tracks produced by Chemo

Scratch

  • Dj Sammy B-Side: 12
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