Intervista a M-Dot (03/05/2017)

Michael Januario – aka M-Dot – è loquace proprio come lo è nei suoi infiniti sillabismi metrici, quando parla è un fiume in piena, proprio come il suo flow. Ci fa particolarmente piacere avere l’opportunità di parlargli per un’ora abbondante, perché comprendiamo da subito di avere davanti una persona molto felice del fatto che siamo interessati a ciò che fa, trasmettendo un entusiasmo e un’energia tangibili, proprio le stesse caratteristiche notate nel suo ultimo disco, “egO anD The eneMy“. Essendo il Nostro di origini italiane, la conversazione non può che partire da lì, con il dolce sottofondo della figlioletta di appena tre mesi che farfuglia facendoci compagnia e che ci regala un bel sorriso privo di denti non appena ci vede sullo schermo.

Mistadave: anzitutto congratulazioni per il tuo ultimo album, mi ha davvero impressionato positivamente!
M-Dot: grazie a voi e al vostro sito, rispetto molto quello che fate e sono felice per la bella recensione che avete scritto. Mi sarebbe piaciuto capirla, l’ho tradotta online ma non mi ha dato il senso vero di ciò che c’era scritto, l’unico aiuto l’ho avuto da mia madre, che essendo italiana parla benissimo la vostra lingua e mi ha dato una mano a capire i concetti fondamentali dell’articolo. Purtroppo il mio italiano è piccolo. Sono davvero entusiasta del fatto che ogni recensione che ho ricevuto abbia accennato al fatto che questo potrebbe essere l’album dell’anno, mi spinge a fare ancora meglio. A proposito, conosci Fabio Musta, vero?
M: sì, certo, ma non di persona.
MD: ecco, lui è un mio amico, gli ho promesso che prima o poi verrò nel suo studio per fare qualcosa assieme. In passato sono stato in Italia, diverse volte a Venezia, ma mai per fare dei live. Ancora non mi conoscete bene (ride sonoramente – ndMista), in Germania invece vado forte. A parte questo, ho un approccio molto umile, non sono così presuntuoso da pensare di essere conosciuto dappertutto, non è il mio stile. Chiaro che voglio essere più conosciuto di ora, ma so che devo lavorare molto duramente per riuscirci. Spero che quest’intervista mi aiuti ad essere più conosciuto anche dal pubblico italiano.

M: ci parli un pò delle tue origini italiane?
MD: certo. I miei genitori sono entrambi di sangue italiano, i miei nonni sono nati in Italia. Le origini della mia famiglia si trovano ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino, un piccolo paesino che si trova a circa un’ora di auto da Napoli. Io invece sono nato a Revere, Massachusets, una città dove risiedono moltissimi italiani; sono molto orgoglioso delle mie origini e una delle mie passioni è seguire le partite della nazionale di calcio – Gigi Buffon è il miglior portiere di ogni epoca ed amo letteralmente Del Piero! In Italia c’è una grande tradizione musicale, il cibo è ottimo, la gente è grandiosa. Quando mi hanno intervistato allo show di Dj Eclipse su Sirius XM ho indossato una giacca dell’Italia e sulla mia pagina Wikipedia c’è scritto che sono italo-americano, ne vado orgoglioso!

M: a che età hai cominciato a rappare?
MD: quattordici o quindici anni; intendo come prime registrazioni fatte in casa, perché scrivevo rime già da prima. All’epoca, era il ’96 o il ’97, rappare era ancora qualcosa di molto cool, perché non tutti lo facevano – al contrario di oggi, dove pare che tutto il mondo sappia farlo…

M: e chi era il tuo artista preferito?
MD: i Gang Starr! Adoravo Guru, che possa sempre riposare in pace. La cosa più grandiosa è che molta gente non sa che Guru è di Boston, tanti pensano ancora che sia di New York, ma lì è solo esploso a livello di notorietà. Lui viene da Dorchester, il cuore di Boston. Altri artisti che ho amato e che amo ancora sono Tupac e Big Pun, purtroppo tutti i miei idoli oggi non sono più con noi…ad ogni modo sono cresciuto ascoltando vari tipi di musica, quindi tra i miei preferiti di sempre ci sono anche James Brown, Teddy Pendergrass, Al Green, Frank Sinatra e i Nirvana. Kurt Cobain aveva un talento tutto suo nel catturare la gente, non era il migliore dei cantanti, ma aveva qualcosa di enigmatico e speciale dentro di sé. Sono inoltre un fan di Michael Jackson, sin dai tempi di “Dangerous”. La musica di una volta era migliore, perché chi la faceva aveva del talento vero, al contrario dei giorni nostri.

M: come hai sviluppato il tuo modo di fare Rap?
MD: è servito tantissimo tempo perché ho sempre pensato alla vecchia maniera, ovvero di non suonare come nessun altro. Mi sono ispirato a Big Pun, al suo wordplay, al suo flow pazzesco, alla velocità con cui metteva assieme sillabe incredibili, quando ho cominciato era necessario avere una propria originalità per avere del successo, oggi invece il mondo è fatto di copioni. Io mi ritengo un meticoloso, tutto dev’essere a posto nel mio flow, il tempo dev’essere perfetto, sono fissatissimo con queste cose e ne puoi sentire degli esempi su “Foreign” e “Gleamin” per capire esattamente di cosa sto parlando. E sto ancora imparando.

M: quando hai goduto dei primi momenti di fama?
MD: non mi sento così famoso. I primi sprazzi di notorietà sono arrivati alla fine degli anni duemila, quando avrei dovuto affiancare Krumbsnatcha per dei live in Svizzera, solo che all’ultimo momento lui non è potuto partire e mi ha chiesto di poter mantenere l’impegno da solo. Penso di essere andato bene, perché la reazione del pubblico europeo è stata molto positiva. Sarò in Europa in agosto molto probabilmente per l’Hip Hop Kemp, quindi per favore fatemi esibire in Italia!

M: “egO anD The eneMy” sarà diviso in due parti. Qual è l’idea di fondo?
MD: l’ego è il nemico, così come l’orgoglio. Il nemico non è mai rappresentato da un’altra persona, non c’è competizione, non ci sono terze parti che ti bramano contro. Però arrivi sempre a un punto dove guardi ciò che fanno gli altri, nel nostro caso magari ti trovi ad analizzare cos’ha fatto un altro rapper e pensi che non si è meritato il successo che ha avuto, oppure ti fissi sul fatto che un’altra persona secondo te dovrebbe chiamarti, farsi avanti lei, e il tuo ego ti suggerisce di non fare il primo passo innescando tutti quei meccanismi secondo i quali credi di aver subito dei torti. Tutti questi sentimenti di rivalsa mi hanno motivato a creare parte del mio percorso, ma provengono dall’ego e dall’orgoglio, che si tramutano in nemici perché ti rendono rancoroso verso gli altri, ti spediscono in un mondo cupo creato da te stesso, nel quale pensi a tutte le cose che meriteresti in quantità maggiore rispetto agli altri, che magari le ottengono con meno impegno. Con questo disco rappresento quindi il mio ego side, col prossimo sarà il turno dell’enemy side. A proposito di ciò a cui sto già lavorando (gira la telecamera verso una lavagna che riporta una sorta di tabella di marcia per il nuovo album – ndMista) questo è il programma del disco, qui ci sono i nuovi pezzi, i featuring e le produzioni. Stiamo lavorando a “Shine 2” e ci sarà di nuovo Method Man, ci saranno beat di Large Professor, Marco Polo, 7L, Lil Fame, !llmind, M-Phazes e Snowgoons – stiamo andando forte! E queste sono solo le opzioni, non le scelte definitive…

M: tornando al disco attuale, per tutte le tracce è stata realizzato un disegno a tema. Com’è nata quest’idea?
MD: in pratica sono tutti i luoghi più oscuri che costituiscono il mondo di “egO anD The eneMy”, la cui copertina rappresenta un lato dello specchio. Nel nuovo disco verrà raccontato il passaggio della ragazza raffigurata nella cover dall’altra parte, per scoprire il mondo vero. E’ un concept che abbiamo studiato per tantissimo tempo, sono contrario a tutti quei dischi di merda che ti portano successo immediato senza che ci sia un’idea sotto, quello che desidero è un successo che venga ricordato nel tempo, di lunga durata.

M: “Days Are All The Same” è uno dei pezzi che mi sono piaciuti maggiormente. Pensi che i social network stiano condizionando troppo la nostra vita?
MD: proprio ieri la mia ragazza mi diceva che a sua opinione i social network rappresenteranno in futuro la caduta del genere umano. C’è troppa tecnologia in giro, non siamo nemmeno più umani. Non guardiamo più i nostri figli perché siamo impegnati a smanettare col cellulare. Non parliamo più con le persone, mandiamo loro solo dei messaggi e quando comunichiamo la nostra testa non è su, guarda solo verso il basso – capisci che voglio dire? Una linea significativa del pezzo dice <<they wanna se us separated til the bullet parts our brain>>, il nostro cervello ha differenti funzioni tra parte destra e sinistra, vogliono tagliarcelo a metà impedendoci di pensare cognitivamente, non voglio incolpare troppo chi sta in alto perché alla fine chi recita il ruolo delle pecore siamo proprio noi, la gente continua a pensare di non sopravvivere senza i social e questo porterà a una scorretta educazione dei nostri figli, gli occhi della gente sono chiusi e non cercano più la luce naturale, tutti sono concentratissimi sui loro videogiochi, sui telefoni, su Facebook. In un’altra barra parlo di una madre triste perché nessuno le dà retta su Tinder e il suo profilo Facebook non riceve abbastanza mi piace, allo stesso tempo ha un figlio che necessita disperatamente di aiuto ma lei non è presente, perché è sempre al computer o al cellulare. Molte donne adulte pensano che si debba per forza essere come Kim Kardashian o quelle di “Sex And The City”, magari lasciando il marito e spaccando una famiglia con figli solo per sentirsi di nuovo ragazzine e far festa.

M: uno dei temi ricorrenti è la pazzia psicotica di pezzi come “Dreamscape“, “Death To Raquel” e “911”. Cosa li ha ispirati?
MD: sono pezzi che definisco horrorcore. In particolare gli ultimi due, che riguardano una dolorosa separazione che per me è esperienza personale e un fatto che mi ha incasinato molto la vita (ci confessa di avere avuto tre figli con tre donne differenti – ndMista), quindi ho pensato che l’unica maniera di far cessare un po’ il dolore fosse quella di scrivere dei pezzi su questi temi. Nulla che volesse ricordare Eminem, piuttosto volevo esprimere quella sensazione di un mondo scuro e demoniaco, in particolare il testo di “911” è un messaggio d’addio prima di un suicidio. Ci sono tutti gli stati emotivi di una separazione, nel loro specifico ordine: prima la tristezza, poi la rabbia, quindi la falsa sensazione di spavalderia. Parlo di questo anche in altri brani, dove ho raccolto le emozioni di quando perdi qualcuno a causa del tuo lavoro, del tuo continuo viaggiare, del tuo continuo dedicarti alla musica facendo intuire all’altra persona di non avere abbastanza tempo per lei. E sto parlando di una ragazza che ha il mio nome tatuato addosso e con cui ho una figlia, pensavamo che il nostro rapporto non sarebbe mai finito, invece… Proprio a me sono successe queste cose, ironia della sorte, io che ho l’esempio di due genitori che si amano da sempre!

M: parliamo un momento della produzione del disco. Come hai raccolto in un solo colpo i servizi di Large Pro, Buckwild e Marley Marl?
MD: anzitutto vorrei sottolineare che il progetto è nato praticamente senza fondi, per cui ogni contributo è stato possibile grazie al mantenimento di alcune relazioni. Sono stato introdotto a Marley Marl dal mio amico B.A.M., che è presente nella traccia in questione (“Gleamin” – ndMista), gli ha mandato una versione grezza del pezzo, gli è piaciuto e ne ha rispedito la versione definitiva. Persone come lui sono ancora genuine, non si accontentano di lavorare con te solo perché ci guadagnano del denaro, devi veramente piacergli per avere un beat da loro. L’ultima produzione che Marley aveva fatto risale al 2013, per LL Cool J, dopo quella ci siamo noi! Penso che significhi qualcosa. Riguardo Large Pro, ti assicuro che è una persona fantastica e disponibilissima, l’ho conosciuto allo show condotto da Dj Eclipse su Sirius XM Radio, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto moltissimo lavorare con lui e mi ha lasciato i suoi contatti, poi ci siamo rivisti a un altro show della radio WNYU dove io rappavo e lui metteva i beat, dopodiché abbiamo deciso che avremmo presto fatto qualcosa in collaborazione. Poi è passato un anno, ma intanto ho coltivato queste relazioni con lui, con Hi-Tek, con Marco Polo, con gli Snowgoons, e le ho conservate per farle convergere su quest’album, per farlo venire fuori della massima qualità possibile, niente bullshit singles. Khrysis invece l’ho conosciuto tramite Krumbsnatcha, una nostra leggenda locale che viene dalla Gang Starr Foundation. Il segreto per tutte queste connessioni è molto semplice: devi manifestare positività nei confronti di tutti, non lamentarti mai di nulla, io ad esempio non faccio proclamazioni esagerate sui social network, non parlo di altri artisti in modo subliminale, mantengo un profilo basso e lavoro duro.

M: hai avuto tutte queste leggende su un disco solo, con quale produttore desideri lavorare ora?
MD: di sicuro con Black Milk, il mio amico Daru Jones è il suo batterista e prima o poi spero nasca questa collaborazione. I tempi sono oramai maturi anche per lavorare con Dj Premier, ci conosciamo da molto e mi ha fatto partecipare a parecchi dischi – tipo quello di Big Shug – e sono stato ospite del suo show in radio, ma sai com’è, lui è una leggenda e io davvero non me la sento di pressarlo. Tra gli altri nomino senz’altro Erick Sermon ed Alchemist.

M: un altro pezzo vincente è “Shine“. Come sei entrato in contatto con Method Man?
MD: questa è una storia davvero particolare. Avevo quest’amico californiano che faceva il produttore, ci siamo conosciuti una decina d’anni fa su MySpace, una volta sono andato a trovarlo per partecipare a un suo video e lui mi è stato molto riconoscente, siamo rimasti amici. Poi abbiamo realizzato un altro pezzo a cui ho lavorato tantissimo, l’ho spedito a tutti i siti che conoscevo e lui mi ha dimostrato altra gratitudine per come lo stavo aiutando. In seguito è riuscito a farsi strada fino a collaborare con Method Man e un giorno mi ha spedito un beat che aveva proposto anche a lui, chiedendomi se avessi voluto rapparci assieme – e non me lo sono fatto ripetere due volte! Registrate le parti abbiamo atteso per sei mesi l’approvazione del pezzo, se lui condivide una traccia con te come minimo devi avere il suo benestare, ho sudato freddo per tutta la durata dell’attesa (ride – ndMista) pensando che semplicemente non gli ero piaciuto. Dalla sua approvazione sono passati altri due anni prima della pubblicazione, quindi anche “Shine” è molto più vecchia di quanto sembra. E ricorda a tutti che a breve ci sarà la seconda parte, ancora con Meth…

M: sei soddisfatto di come rappresenti Boston nella cerchia Hip-Hop?
MD: certamente sì, anche se l’obiettivo rimane quello di diventare sempre più grande. Essere conosciuti a Boston è ovviamente eccezionale, ma nella mia visione lo ritengo restrittivo. Sono felice di come vengo accolto in Europa e del fatto che mi viene riconosciuta tutta la diligenza lavorativa che ho manifestato negli anni, una cosa che mi ha aiutato a farmi un nome anche in una piazza importante come New York.
M: e che sensazioni si hanno a vincere dei premi importanti per la propria città (M-Dot è stato nominato artista Hip-Hop dell’anno per la città di Boston nel 2010 in due differenti manifestazioni – ndMista)?
MD: belle, ma come ti dicevo l’obiettivo è più alto, voglio vincere i premi degli show che i miei genitori guardano in televisione. A Boston abbiamo vinto tutto ciò che c’era a disposizione…

M: hai girato molto l’Europa. Pensi che i fan supportino maggiormente l’underground rispetto agli States?
MD: amo letteralmente l’Europa! Adoro il cibo, l’atmosfera, le persone, il modo di vivere – specialmente l’Italia! Penso che il pubblico europeo apprezzi così tanto il vero Hip-Hop perché sa riconoscere la vera arte di fare Rap, l’artista vero che dimostra un ottimo lyricism, l’originalità. In Europa il vero Hip-Hop interessa ancora a molte persone.

M: sei un artista molto tecnico e competente a livello lirico, su questo ci sono pochi dubbi. Perchè, a tua opinione, sei così sottovalutato e poco conosciuto?
MD: mi manca il mezzo per arrivare a tanta gente, con gli strumenti che ho posso raggiungere solo un determinato numero di persone per ora. Poi c’è da dire che a tanta gente piace la roba semplice, pensare è passato di moda… Credo che più persone ascolteranno i miei dischi e mi vedranno dal vivo, più la situazione migliorerà, perché lavoriamo sodo per offrire musica di alta qualità. Ogni cosa che immettiamo sul mercato deve avere un certo livello – o non deve uscire. Mi sono tolto un pò di soddisfazioni intanto: in Francia c’è un graffito che mi raffigura, in Slovacchia un fan si è tatuato il mio nome. Però voglio di più…
M: io ho sempre pensato che più un disco mi fa pensare e più è un prodotto adatto a me.
MD: sono dello stesso avviso e ritengo che “egO anD The eneMy” abbia una longevità particolare, perché lo puoi ascoltare tantissime volte e ci puoi attribuire significati sempre diversi. Ci sono tanti livelli di sofferenza, di stati mentali diversi, di sogni. E’ un album di sogni, ecco. Inizia in maniera molto ombrosa, la parte centrale si rischiara, poi finisce tutto di nuovo nell’oscurità: è un ottovolante. Quando avremo terminato di girare tutti i video che abbiamo pensato di estrarre dal disco – alla fine saranno sette, dei quali cinque sono già fuori – ci si accorgerà di come ogni clip abbia una sua storia con uno stile diverso, non vogliamo far nulla che possa essere classificato come semplice.
M: quali video intendi ancora pubblicare?
MD: “Foreign”, prodotta dal bravo Jon Glass, e “No Excuses”, per il quale ho approfittato della presenza a Boston degli Snowgoons per girare il video assieme a loro. Nel mucchio metterei anche “Chrissy”, “Empathy” e “Days Are All The Same”. Potrebbero essere ben più di sette.

M: quant’è importante la tua indipendenza?
MD: fondamentale, al punto che la nostra etichetta si chiama Own Lane Music (segue risata sonora – ndMista). Abbiamo sempre avuto successo perseverando nel nostro stile personale, nelle nostre idee, voglio fare la musica che mi piace e mantenere intatta la mia integrità, niente bustarelle e paraculismi vari, alla fine è questo che dà i maggiori frutti.

M: il seguito di “egO anD The eneMy” ha una data d’uscita prevista?
MD: aaaahhhh, spero per la fine dell’anno ma sarà dura man! C’è ancora un sacco di lavoro da completare. Una delle intenzioni è quella di recuperare dei featuring che non sono stati inclusi nella prima parte, come quelli di Skyzoo, Big Shug e Rapper Big Pooh, oltre a produzioni di J. Rawls e Lil Fame. Non li abbiamo messi perchè…te lo dico ma non trascriverlo – anzi no, chi se ne frega, tanto la scrivi in italiano l’intervista, giusto (altra grassa risata – ndMista) – non li abbiamo messi non perché i pezzi fossero brutti, ma perché non si adattavano al concept dell’album. Sono grandi pezzi, te lo garantisco. Inoltre non volevo avere milioni di featuring come negli album che vanno adesso, tipo diciassette tracce e diciassette featuring. Come fai a dimostrare la tua bravura così?

M: chi sono i migliori mc’s di oggi?
MD: domanda ardua… Mi viene in mente Elzhi, poi… (lunga pausa – ndMista) Skyzoo. Ah ecco, Celph Titled!
M: è una vita che aspetto un nuovo album solista di Celph Titled!
MD: vero, è passato un botto di tempo! Rispetto molto anche Kendrick Lamar, ho sentito il suo nuovo album e non mi piace come i suoi precedenti, però ci sa davvero fare. Amo “good kid, m.A.A.d city”, invece di “DAMN.” non mi piacciono i beat. Devo ancora ascoltare il nuovo di Joey Bada$$, ma ho sentito dire che è più soft del precedente. Dovrò verificare (chiede un parere a me, ma neppure nel mio caso c’è stato il tempo materiale per ascoltarlo – ndMista).

M: altri nuovi progetti?
MD: se ci riusciamo ce n’è uno a cui tengo molto, sto tentando di lavorare con un produttore molto conosciuto ma non voglio dire di più per scaramanzia. Oltre alla seconda parte di “egO anD The eneMy” c’è in lavorazione un disco con la EMS, la mia crew, i ragazzi con cui sono cresciuto. Abbiamo già dodici pezzi pronti.

M: sei un fan dello sport? Dimmi di sì…
MD: certo, oltre al vostro calcio sono un tifoso dei New England Patriots.
M: Jaysaun ha dato loro un grande shout-out in “Fugazzi”.
MD: sìììì, è stato grande, massimo rispetto per un altro veterano di Boston! Poi, tenuto conto della città dalla quale provengo, amo Bruins e Celtics!
M: sei triste per il ritiro di Paul Pierce?
MD: Pierce per me è il migliore di sempre. L’ho anche incontrato un paio di volte, è un grandissimo!
M: quanto giocherà Tom Brady, il quarterback dei Patriots?
MD: fino a sessant’anni! Comunque credo nel sistema dei Patriots e di Bill Belichick, un grandissimo allenatore. A parte questo, Buffon è grande! Il titolo dell’articolo dovrebbe essere M-Dot sostiene che Buffon è il più grande portiere di sempre.

L’intervista finisce qui, anche se passeranno altri venti minuti prima della chiusura della telefonata, nei quali ci siamo dilettati a discutere di chi sia meglio tra Pirlo e Del Piero, a cercare di capire chi fosse il pazzo centrocampista della nazionale che tanto piace a M-Dot (alla fine l’abbiamo scoperto: Gattuso!), a ricordare la formazione dei Mondiali 2006, a chiederci perché Balotelli sia una testa di cazzo insuperabile e a scommettere su quali giovani poggia il futuro azzurro, lasciando un ricordo molto simpatico di un personaggio davvero unico.

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