Eminem – Encore
Personalmente, starei a parlare di Eminem per venti ore filate. La prima cosa a colpirmi è che Eminem ha per base il nulla assoluto: non può comunicare le storie e il linguaggio del ghetto, perché non viene dal ghetto – per lo meno non da quello afroamericano; non parla certo delle tradizioni e dell’essenza occidentale, perché non è un conservatore o un WASP; Eminem è un nichilista white trash come solo la miglior periferia americana può mettere al mondo. Guardare le sue foto mi fa venir voglia di tornare a giocare a pallone in qualche sperduto campetto della periferia vestito Nike o Adidas, in mezzo a storie di comitive e prime ragazzate, circondati dai palazzi o dalle ville sempre uguali. Si può crescere in mezzo al nulla ed essere lo stesso, o forse proprio per quello, sicuri di sé e determinati, come dice il suo sguardo. Eppure anche lui ha sbagliato qualcosa: non si va a San Remo dalla Carrà vestito da gelataio e, cosa molto più importante, non si fa un film per parlare di se stesso e non dell’Hip-Hop.
Di considerazioni su Eminem potremmo quindi spenderne all’infinito e si andrebbero solo a sommare alle non poche già espresse. Parliamo piuttosto del disco, che è il suo quinto e il quarto di successo mondiale. Intitolare un album “Encore” è un gesto commercialmente suicida, tanto più che la copertina richiama quella di “The Eminem Show”, come a dire che lo show c’è già stato e ora se c’interessa ci ciucciamo il bis. Se l’obiettivo era vendere un po’ meno rispetto allo “…Show”, c’è riuscito – anche se ha venduto ugualmente tanto. “Encore” parte come un treno: ritmato e dalla rapida cadenza, prima sfodera le atmosfere tese di “Evil Deeds”, poi la più positiva ma altrettanto sostenuta “Never Enough”. Si scorre abbastanza bene tra soldatini giocattolo e uomini della pioggia, con beat bumpable e rilassanti che si alternano in modo equilibrato.
Si arriva così al singolo di punta, “Just Lose It”, che nel modo di porsi ironico e sbracato ricorda un bel po’ “Without Me”; pezzo gradevole ma oramai decisamente inflazionato, quando un singolo passa troppo in radio, andarlo a riascoltare anni dopo fa strano. Addirittura una base dalle influenze etniche per “Ass Like That”, ma Marshall non prende tanto sul serio il discorso e comincia a sproloquiare in un’inglese ruvido da immigrato mediorientale… “Mockingbird” è l’ennesimo pezzo tra il rilassante e il pacato, che segue la linea “Cleaning Up My Closet”. Non posso non notare che siamo già al secondo pezzo che ha un brano gemello – sia per ritmo che atmosfere – nel disco precedente; in effetti, comporre con lo stampo e cioè tirar fuori dei brani che si somiglino molto a cadenza bi- o tri-ennale è tipico di autori che vendono veramente tanto, pensiamo a Ligabue e Vasco Rossi o, per fare esempi internazionali, gli U2 e Lenny Kravitz: triste dirlo, ma anche Eminem a quanto pare non fa eccezione.
Questa praticamente unica critica vera che mi viene in mente è spazzata via da “Crazy In Love”, una delle poche canzoni Hip-Hop che meriterebbe il premio per il miglior arrangiamento: il sample è pescato da “Crazy On You” degli Heart (1976), ma il tutto ha un’atmosfera molto attuale – geniale! Si arriva così senza scandali alla discreta titletrack, che chiude il disco senza scossoni – il treno era un alta velocità e ha fatto poche fermate. Ora, so che esiste una scuola di pensiero che sostiene che Eminem sia il beatmaker più scarso sulla Terra e che il suo Rap non si differenzi da un metronomo per neutralità e freddezza, effettivamente mi riesce difficile contraddire chi la pensi così e ribadisco che queste caratteristiche alla lunga pesino sul risultato d’insieme. Eppure, riguardo Marshall Mathers, all’analisi tecnica andrebbe affiancata anche l’analisi di un carisma e di uno stile che hanno pochi termini di paragone all’interno della scena; se poi il disco suona bene, vuol dire che comunque anche stavolta grosso modo ci siamo.
Tracklist
Eminem – Encore (Interscope Records/Shady Records 2004)
- Curtains Up (Encore Version)
- Evil Deeds
- Never Enough [Feat. 50 Cent and Nate Dogg]
- Yellow Brick Road
- Like Toy Soldiers
- Mosh
- Puke
- My 1st Single
- Paul (Skit)
- Rain Man
- Big Weenie
- Em Calls Paul (Skit)
- Just Lose It
- Ass Like That
- Spend Some Time [Feat. Obie Trice, Stat Quo and 50 Cent]
- Mockingbird
- Crazy In Love
- One Shot 2 Shot [Feat. D12]
- Final Thought (Skit)
- Encore/Curtains Down [Feat. Dr. Dre and 50 Cent]
Beatz
- Dr. Dre: 2, 10, 11
- Dr. Dre and Mike Elizondo: 3, 13, 14
- Eminem with the co-production by Luis Resto: 4, 5, 7, 8, 15, 16, 17, 18
- Dr. Dre and Mark Batson: 6
- Dr. Dre with the co-production by Mark Batson: 20
Bra
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