Common – Nobody’s Smiling

Voto: 3

Common2014500Come valutare un disco Hip-Hop pregno di contenuti ma deludente sotto il profilo musicale? Quesito annoso, appropriato se l’argomento è “Nobody’s Smiling”; procediamo quindi con ordine. Nato il tredici marzo del settantadue, Lonnie Rashid Lynn Jr., in arte Common, è al decimo album di una carriera solista costellata da uscite di grande pregio (“One Day It’ll All Make Sense”, “Like Water For Chocolate” e “Be” mi sembrano sufficienti per dimostrarlo), un discreto successo co-alimentato da cinema e TV (non ultimo il ruolo di Elam Ferguson in tre stagioni di “Hell On Wheels”) e pochi passi falsi a macchiare un percorso privo di clamorose deviazioni (viene subito in mente l’incomprensibile “Universal Mind Control”); bene, coniugare il tutto con un progetto che, appunto, appare fin da subito in controtendenza rispetto a quanto ci si aspettava, non è semplice. Diciamo che, nel riproporre la preziosa intesa tra l’mc e No I.D., “The Dreamer/The Believer” riportava il Nostro alle sue prove iniziali, quando di cognome faceva Sense, di conseguenza era lecito immaginare che “Nobody’s Smiling” proseguisse lungo la medesima traiettoria o, comunque, non ne divergesse molto.

No, non è così. Quantomeno se ci riferiamo al contributo del beatmaker, un No I.D. a tratti irriconoscibile, che guarda troppo spesso al Kanye West di “Yeezus” (un gruppo come gli Anti-Pop Consortium ha proposto soluzioni non così differenti oltre una decina d’anni prima – tutti bravi a scoprire l’acqua calda): loop cupi e ossessivi (“No Fear”, “Blak Majik”), citazioni old school (“Speak My Piece”), composizioni minimali e dissonanti (la titletrack) e voci in assenza di sample strumentali (“Kingdom”). Piaccia o meno il risultato complessivo, a mio giudizio la scelta non si addice granché al timbro e al flow preciso di Common, tant’è che il miglior beat del lotto arriva solo alla decima traccia, “Rewind That”, l’unica ad allontanarsi dal topic dell’album, omaggiando sia No I.D. (<<did “Like Water For Choc”, that album changed a lot/but my man who I started with, wasn’t a part of it/and his presence I didn’t even acknowledge it/knew I was wrong, he shoulda at least had a song>>) che J Dilla (<<in Q-Tip’s basement, I first met Jay Dee/I still remember the first beat he played me/he came to the Chi laid three that was crazy/didn’t even know me and gave ‘em to me for free>>). Né, in verità, capisco come mai “Nobody’s Smiling” duri quarantuno minuti ma arrivi a cinquantadue con le tre bonus track della versione deluxe, che hanno sì un registro musicale meno spigoloso, tuttavia rientrano a pieno titolo nel concept che vede quale protagonista assoluta Chicago: un’unica edizione proprio non bastava? Chissà.

Tornando a noi, si accennava al fatto che il tema sia grosso modo uno, ovvero la degenerazione di una città dedita alla criminalità, alla corruzione e alla violenza, spunti che permettono a Common di riprendere discorsi emersi diverse volte nella sua discografia e di fronte ai quali appare, come sempre, a suo agio. Non si ravvisa, tuttavia, una vera e propria trama, a ogni traccia corrisponde un racconto autoconclusivo il cui valore aggiunto, più che nella tecnica (sempre impeccabile), risiede nella qualità delle liriche, nel lessico curato, nella capacità descrittiva, nell’intensità dell’interpretazione; da questo punto di vista, “Nobody’s Smiling” si dimostra un’opera matura e brani come “Kingdom” (<<second row of the church with my hood on/my homie used to Rap, he was about to get put on/at his funeral, listening to this church song/his family yelling and screaming, I hurt for ‘em>>), “Hustle Harder” (<<living life with no fear/putting that truth in my baby girl’s ear/told her that dudes gon’ want some ass/and whatever you do, do it with class>>) e “Diamonds” sono degli storytelling efficaci nel descrivere vite al margine e successi effimeri. Non a caso, tra i featuring saltano all’occhio i nomi di Lil Herb, Big Sean e Vince Staples, spalle giovani e adeguate al mood proposto (soprattutto l’ultimo del gruppo in “Kingdom”: <<I get high, but still ain’t seen Chicago skyline/in my prime, stakes is high cause it’s beef/out here in these streets/everybody tryna eat off the same plate>>), indizi ulteriori di un approccio che abbandona consapevolmente il sound caldo e musicale che ha accompagnato l’mc in numerosissime occasioni, ispirando quel sorriso raggiante sul fronte copertina di “Be”.

Il succo, però, non cambia: nonostante recuperi un po’ di terreno giusto in coda con “Out On Bond” e “7 Deadly Sins”, “Nobody’s Smiling” fatica a trovare una dimensione complessiva convincente, se non a sprazzi; invece che sposare sonorità altrui, forse era sufficiente affidarsi alle proprie.

Tracklist

Common – Nobody’s Smiling (Def Jam Recordings/ARTium Records 2014)

  1. The Neighborhood [Feat. Lil Herb and Cocaine 80s]
  2. No Fear
  3. Diamonds [Feat. Big Sean]
  4. Blak Majik [Feat. Jhené Aiko]
  5. Speak My Piece
  6. Hustle Harder [Feat. Snoh Aalegra and Dreezy]
  7. Nobody’s Smiling [Feat. Malik Yusef]
  8. Real [Feat. Elijah Blake]
  9. Kingdom [Feat. Vince Staples]
  10. Rewind That
  11. Out On Bond (Bonus Track Deluxe Edition) [Feat. Vince Staples]
  12. 7 Deadly Sins (Bonus Track Deluxe Edition)
  13. Young Hearts Run Free (Bonus Track Deluxe Edition) [Feat. Cocaine 80s]

Beatz

All tracks produced by No I.D. except track #9 co-produced by James Poyser