Triflusso (Caleb, Jhona e Zoro) – Triflusso

calebjhonazorotriflussoEra tantissimo che non ascoltavo un disco come questo! Caleb, Jhona e Zoro, componenti di quel collettivo di mostri che è l’On The Move di Bologna, hanno prodotto forse il disco più divertente degli ultimi anni. Divertente nel senso che si fa portatore di un certo tipo di leggerezza che ti trascina e ti porta dove vuole lei. Non è, però, una leggerezza vacua e quindi alla lunga stancante, bensì un colore particolare che i tre rapper hanno dato alle loro interpretazioni e ai loro testi. Pure i momenti più cupi, infatti, poggiano su un sostrato vivo, vitale, che ti fa muovere e ti prende. Merito soprattutto della performance al microfono dei tre: ragazzi, questi sono fortissimi! Flow al-lu-ci-nan-te, tonnellate di stile, carisma. Le tredici tracce di “Triflusso” rappresentano il trionfo della forma, dell’estetica. Attacchi esagerati, rime multisillabiche, incastri da tutte le parti e la cosa assurda è che risulta tutto assolutamente musicale.

Il flow è nella maggior parte dei casi serratissimo e squadrato, nel senso che vive più di connessioni logiche che di frasi vere e proprie – nei momenti migliori (o peggiori, dipende dai gusti) si è costretti a riascoltare più volte le barre per comprenderle come si deve (quando si può). Dal punto di vista dei contenuti, il disco rappresenta più che altro un divertissement in cui Caleb, Jhona e Zoro si preoccupano semplicemente di sputare quante più punchline è possibile con il maggior quantitativo di stile immaginabile – come nell’intro, in “Questione di flussi”, “B-boy fieri”, “Zeta zen”, “Tutto scorre”, “Onde d’urto”, “Spazzatura (buttata lì)” e “Inguardia”. Sia chiaro: se fatto a questi livelli, ci sta tutto. Per dire, non so quante volte nel corso dei giorni ho dovuto riascoltare “Questione di flussi”, perché il cervello iniziava a ribollire dietro il beat e le rime, non riuscivo più a liberarmene – una droga, praticamente. Ripeto, è quasi solo forma, per me quasi una bestemmia, e ovviamente non tutte le tracce sono così (tanto) belle, ma ciò basta per abbattere le (pseudo) regole che pensiamo debbano funzionare quando si parla di Hip-Hop. A onor del vero, tracce dotate di (un minimo di) spessore tematico se ne contano diverse e anche queste hanno qualcosa da offrire: “Check in” e “Frattura” ti incollano all’ascolto col loro ermetismo emotivo, cioè riuscendo a trasmettere qualcosa pur rimanendo parzialmente chiuse su loro stesse; “Omega”, viaggione fantastico e spaziale, incuriosisce non poco; “Senti quanto è vivo il suono”, momento solista per Jhona, presenta una prima strofa assolutamente riuscita.

Capitolo basi. Quando sono così belle e varie, mi viene sempre da dire solo: ascoltate e basta. A prescindere dalla solita prova meravigliosa dei Kintsugi, aspettatevi produzioni classiche, batterie, bassi, campioni e grasso come se piovesse – un godimento continuo… Quindi sì, ascoltate e basta! In definitiva, abbiamo di fronte un disco sorprendentemente bello e convincente, prodotto alla grande e rappato anche meglio. D’altro canto, credo sinceramente che un progetto strutturato in questo modo possa funzionare una volta sola. La prova del nove sarà, di conseguenza, il prossimo disco (se ci sarà); per il momento, i <<complessi compressi in versi>> (“Mirna”) di Zoro, Caleb e Jhona vanno molto più che bene.

Tracklist

Triflusso (Caleb, Jhona e Zoro) – Triflusso (Distribuzioni Dal Basso 2016)

  1. Intro master
  2. Questione di flussi
  3. Check in
  4. B-boy fieri
  5. Frattura
  6. Zeta zen
  7. Tutto scorre (skit)
  8. Omega
  9. Onde d’urto
  10. Spazzatura (buttata lì)
  11. Senti quanto è vivo il suono
  12. Inguardia
  13. Mirna

Beatz

  • Fato W: 1, 3, 6, 7, 10, 11, 12
  • Kintsugi: 2
  • Big Lox: 4, 5
  • Demi T.: 8
  • Gutenberg: 9

Scratch

  • Dj Dima: 1
  • Dj Django: 8
  • Dj Lugi: 12
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