Black Eyed Peas – Behind The Front

Voto: 3,5/4 –

Prima che il trio si tramutasse in un quartetto acquisendo al proprio interno Fergie, prima del successo planetario di un tormentone come “Where Is The Love?”, prima della palese transizione verso il Pop tout court, che ci crediate o no i Black Eyed Peas hanno pubblicato due dischi per nulla privi di dignità, il primo dei quali s’intitola “Behind The Front” e durante l’estate appena trascorsa ha spento ben venti candeline.

Il gruppo di Los Angeles, nato sulle ceneri del collettivo Atban Klann legato alla Ruthless Records di Eazy-E, nei suoi progetti iniziali sembra ispirarsi – pur vagamente – alla positività della Native Tongues, con tutto ciò che ne può conseguire (e forse non a caso ritroveremo i De La Soul nel successivo “Bridging The Gap”, accanto a Dj Premier, Chali 2na e Mos Def). Lontano dalle asprezze dell’underground più intransigente e caratterizzato da suoni abbastanza asciutti, l’album si allinea a una visione molto genuina dell’Hip-Hop e ne richiama spesso i valori lungo gli oltre settanta minuti di durata; non aspettatevi quindi i singoloni sguaiati e danzerecci estratti dai vari “Elephunk”, “Monkey Business” e “The E•N•D”, neppure quando a Will.I.Am, Apl.De.Ap e Taboo si affianca una morbida voce femminile nel refrain – esempio: il bel timbro Soul di “The Way U Make Me Feel”. Viceversa, tanto la produzione (quasi per intero sulle spalle dello stesso Will Adams) è garbata, quanto il Rap è sgombro di eccessi e facilonerie.

<<We don’t use dollars to represent/we just use our inner sense and talent>> è d’altronde uno slogan (piazzato nell’introduttiva “Fallin’ Up”) col quale simpatizziamo subito – fermo restando che il concetto verrà presto disatteso nel giro di qualche anno… Medesimo discorso per il piglio aggregativo di “Movement” (<<takin’ over land, and we takin’ over nation/family reunite, cause for celebration/gotta find us on your channel, find us on your station/we bring the movement of Black Eyed Peas-ilation>>), i moniti sinistri di “Say Goodbye” (<<we could all try now but just look up in the sky/we ain’t got no ozone left, we are gonna die/crime and corruption, is the only season/is it cause the reason is that we out of time>>), che campiona l’immortale “Heaven And Hell Is On Earth”, l’atteggiamento costruttivo di “Duet” e la celebrazione dell’mcing (<<rhyming is my art for my heart and soul>>) che possiamo apprezzare in uno degli episodi migliori dei sedici presenti, ovvero “Communication” – i più attenti noteranno anche un omaggio a “Superappin’” di Grandmaster Flash And The Furious Five.

Il tutto senza l’episodica pedanteria e le ambizioni alte del conscious Rap, bensì con una leggerezza amplificata dai diversi momenti di puro intrattenimento che ritroviamo nella folta tracklist: dalla già citata “The Way U Make Me Feel” all’altro brano su temi sentimentali, “Love Won’t Wait” con Macy Gray, passando per il morbido Funk di “What It Is” e l’allegra autocelebrazione di “¿Que Dices?”. E se invece qualcosa non funziona a dovere (vedi “Joints & Jam”, inserita nella soundtrack di “Bulworth”, “Karma” e “Be Free”), qualcos’altro rischia addirittura di sorprenderci, penso alle rassicuranti esortazioni della conclusiva “Positivity” (<<unable to see reality too unreal/I’m sealed with mind, body and soul/connected together, we tougher than leather/we much more than you think we are>>) e l’interessante outro strumentale su cui cala il sipario.

Gusti e commenti a parte, da “Behind The Front” emerge una solida intesa sul fronte lirico, con tre voci e stili ben intrecciati tra loro (lo aggiungo a scanso di equivoci: il tasso tecnico non è da primatisti, ma le singole competenze in materia non sono affatto in discussione), e un approccio musicale coerente, adatto a un pubblico non per forza esperto e tuttavia posto al cospetto di soluzioni che traggono spunto principalmente dal Soul e dal Funk, combinando sovente sample e strumenti. Una prova magari non perfetta e mancante di quel guizzo necessario a farsi ricordare tra le più importanti del periodo, però onesta e che dimostra, laddove sorgesse il lecito dubbio, che in effetti sì, i BEP facevano davvero Hip-Hop.

Tracklist

Black Eyed Peas – Behind The Front (Interscope Records 1998)

  1. Fallin’ Up [Feat. Sierra Swan & Planet Swan]/Skit 1
  2. Clap Your Hands [Feat. Dawn Beckman]
  3. Joints & Jam [Feat. Ingrid Dupree]
  4. The Way U Make Me Feel [Feat. Kim Hill]
  5. Movement/Skit II
  6. Karma [Feat. Einstein Brown]
  7. Be Free [Feat. Kim Hill]
  8. Say Goodbye [Feat. Dawn Beckman]
  9. Duet [Feat. Redfoo]
  10. Communication/Skit III
  11. What It Is [Feat. Kim Hill]
  12. ¿Que Dices?
  13. A8
  14. Love Won’t Wait [Feat. Macy Gray]
  15. Head Bobs
  16. Positivity

Beatz

  • Will Adams: 1, 2, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 16
  • Paul Poli with the co-production by Will Adams: 3
  • C-Los with the co-production by Will Adams: 4
  • Will Adams with the co-production by Brian Lapin: 9
  • Brian Lapin with the co-production by Will Adams: 15

Scratch

  • Motive8 and Paul Poli: 3
  • Paul Poli: 7
  • Motive8: 8
  • Dj Drez: 15